Is the Man who is Tall Happy? An Animated Conversation With Noam Chomsky
di Michel Gondry
Francia 2013
Con: Noam Chomsky, Michel Gondry
Trailer del film
La bella e profonda voce di Noam Chomsky, probabilmente il maggior filosofo vivente, dispiega concetti che la matita di Michel Gondry anima rendendoli ancora più trasparenti. Rispondendo alle domande del regista, Chomsky parla delle proprie infanzia, formazione, cultura, famiglia. Accenna all’impegno politico – il filosofo è un anarchico – e fa emergere la saggezza alla quale ogni mente sensata perviene: «Polvere siamo e ritorneremo e la vita non ha senso alcuno. Ma gli esseri umani hanno bisogno di credere che non sia così».
Soprattutto, Chomsky spiega in modo semplice la sua ipotesi di Grammatica Generativa, vale a dire l’infinità semantica della mente umana che permette di combinare pochi segni – lettere, fonemi, parole – in modi potenzialmente illimitati in tutte le lingue conosciute. Una struttura che il filosofo ritiene dunque e giustamente innata, contro le ipotesi comportamentistiche e cognitivistiche della tabula rasa. È quanto in un suo testo Chomsky esprime in questo modo: «Grammatiche generative che “fanno un uso infinito di mezzi finiti” e che esprimono la ‘forma organica’ del linguaggio umano, “questa meravigliosa invenzione – secondo le parole della Grammaire di Port-Royal – di comporre con venticinque o trenta suoni questa infinita varietà di parole, che, pur non avendo in se stesse niente di simile a ciò che accade nel nostro spirito, tuttavia non mancano di svelarne agli altri ogni segreto e di far capire a quelli che non possono penetrarlo tutto ciò che concepiamo e tutti i diversi moti della nostra anima”» (Il linguaggio e la mente [Language and Mind. Third Edition], trad. di A. De Palma, Bollati Boringhieri 2010, p. 50).
La persona che ha la padronanza di una lingua, infatti, è capace non soltanto di comprendere ogni nuova combinazione di lettere, sillabe e termini ma anche di generarne a sua volta un numero indefinito. E questo accade nonostante non si dia alcun legame prefissato e rigido tra i suoni delle parole e il loro significato. Non si tratta infatti semplicemente di associare dei suoni a dei significati, di possedere una corretta competence sintattico-semantica; la performance di una lingua nei parlanti comporta la relazione costante con l’intero mondo nel quale colui che parla è immerso.
Ho apprezzato molto la pacatezza e la forza con le quali vengono enunciate e argomentate altre tesi assai importanti come il rifiuto di ogni riduzionismo – «Il mondo fisico è solo una componente tra gli altri» – e la conseguente spiegazione del rompicapo platonico della ‘nave di Teseo’ (Fedone 58A), questione che mostra come il mondo non sia fatto soltanto di elementi materici (i dati) ma di elementi materici più il significato che il linguaggio umano loro attribuisce (la semantica). In gergo tecnico: gli enti sono senso e non soltanto riferimento, connotazione e non solo denotazione. La «continuità cognitiva» della quale parla Chomsky nel film è ciò che in Temporalità e Differenza ho cercato di riassumere in questo modo: «Navi, carri, mattoncini sono entità temporali, sono quark, atomi, molecole, macrostrutture in continuo dinamismo, sono entità/eventi ai quali è l’osservatore a conferire un’identità sempre provvisoria, cangiante e insieme perdurante; temporale, quindi» (§ 3, p. 13).
Le animazioni di Gondry, apparentemente infantili ma assai raffinate, costruiscono un film teoretico, drammatico e divertente.