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Eschermania

Escher
A cura di Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea
Milano – Palazzo Reale
Sino al 29 gennaio 2017

All’inizio fu ottimo disegnatore e incisore, capace di muoversi con estro e abilità tra il liberty e il surrealismo. Poi furono la geometria, le forme, la mente. Fu l’Italia raffigurata con rara potenza grafica: il Tempio di Segesta, il Flusso di lava come lo si vede da Bronte, Castelmola e altre splendide immagini della Sicilia e dell’Italia, soprattutto meridionale. E di Roma, dove Escher si stabilì e visse per quattordici anni. «L’episodio che produsse il cambiamento nel percorso artistico di Escher fu la visita a L’Alhambra e a Cordova nel 1936». In quegli edifici arabi vide la geometria, la serialità, la potenza creatrice della percezione umana, la relazione tra la struttura dei minerali e le costruzioni, vide le immagini ricorsive che si fanno musica degli occhi. «Escher è affascinato dal tema dell’illusione del volume realizzato con i mezzi della grafica» ha scritto Bruno Ernst.
E poi le leggi della Gestalt, gli ‘oggetti impossibili’, le Metamorfosi che mostrano la continuità olistica tra tutte le cose. Insieme a Magritte –soprattutto al Magritte de Les compagnons de la peur, in cui delle foglie si trasformano in inquietanti civette-, Escher ha ancora una volta dato ragione ad Aristotele, per il quale la mente è in qualche modo tutte le cose.
Già mentre Escher era vivo esplose una Eschermania che da allora non si è più fermata. Le forme escheriane si sono diffue ovunque: dalle scienze all’industria culturale (fumetti, copertine di dischi e di riviste, video), dall’arte più raffinata alla pubblicità. Uno degli artisti matematicamente più complessi è diventato anche uno dei più popolari. Questa mostra assai ricca ne spiega con efficacia le ragioni.

Skariphaomai

Milano – Imageware
Valentino Candiani. Skariphaomai
Sino al 24 giugno 2009

Che cos’è il mondo? Un segno. E che cosa sono le parole? La manifestazione più profonda di tale segno. Il fatto che all’espressione grafica e sonora delle parole corrisponda un universo di significati -comprensibile, comunicabile- è l’enigma potente del parlare umano, del linguaggio.
È dunque coerente con la propria identità che l’agenzia Imageware ospiti i segni essenziali di Valentino Candiani, il suo skariphaomai, lo scalfire la superficie della materia traendone forme e, con esse, natura. Le parole di Candiani indicano la radice di ogni divenire -i quattro elementi-, gli strumenti della percezione umana -i cinque sensi-, le passioni che nelle menti nascono dalla percezione della materia –love e hate-, e infine e soprattutto light e time che della materia e degli umani sono sostanza e segreto.
La pulizia assoluta di questi caratteri scalfiti sulle superfici e scolpiti nel ferro riporta i segni alla loro semplicità arcaica, al loro millenario percorso, ma li rinnova anche, li ricrea nelle modalità concettuali e complesse della vita e dell’arte contemporanee.
Un bellissimo segno, questa mostra, della vita del pensiero.

light

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