Skip to content


Ultima Sicilia

Ultima Sicilia
Fotografie di Giovanni Chiaramonte
Catania – Castello Ursino
Sino al 23 luglio 2017

Il cuore immobile e pulsante della Sicilia. Sempre uguale e sempre cangiante. Assolato e solitario. Fuorilegge e implacabile. Orgoglioso e morente. La vita. La vita che scorre sempre, che mai si ferma. La vita mirabile e orrenda degli umani. La vita dei bambini. Una calda geometria emerge da questi luoghi: Gela, Licata, Ragusa, Chiaramonte Gulfi, Dirillo, Butera, Modica, Ponte Olivo, Manfria.
Ultima Sicilia perché posta al limitare di una ‘modernità’ che ha tentato di omologarla all’Impero, riuscendoci in alcune esteriori manifestazioni ma fallendo nella sua sostanza, la quale non ammette metamorfosi che non sgorghino dalla propria ironia. La Sicilia è ancora fuori dalla storia, per fortuna. L’Isola è ancora dentro la propria mortale grazia. Le immagini di Giovanni Chiaramonte colgono questo καιρός. Per ciò sono così desolate, per questo sono così belle.

Giallo

E.I.A.E. Et in Arcadia Ego
Fotografie di Giovanni Chiaramonte – Poesie di Umberto Fiori
Cucine del Monastero dei Benedettini – Catania
A cura di Sebastiano Favitta
Sino al 26 marzo 2016

Chiaramonte_Potsdam_1Il giallo di un eterno autunno, luminoso. Le Rovine, le Regge, la Natura tra Potsdam e Berlino. Lo sguardo di Giovanni Chiaramonte su tutto questo è sempre laterale, mai monumentale, straniante. Gli edifici, gli alberi, le architetture, i giardini della Germania del Nord appaiono immersi in un bagliore mediterraneo, nel lucore del meriggio panico, di quell’istante che è la vita nella sua pienezza tragica, nel suo essere qui, ora, senza senso alcuno al di là di se stessa, poiché Pan è l’identità animale di un umano che non è «soltanto occidentale, moderno, laico, civilizzato e ragionevole, ma anche primitivo, arcaico, mitico, magico e pazzo» (James Hillman, Saggio su Pan, Adelphi 2005, p. 32).
Nella pervasività del giallo di Chiaramonte gli spazi teutonici vengono metamorfizzati in un sogno ellenico. Persino la Porta di Brandeburgo è irriconoscibile e tutto è trasformato nella dolcezza della quale parla Qoèlet: «Dolce è la Luce e agli occhi piace vedere il Sole» (11,7).
L’Arcadia del nostro contento è questa, è l’eco della provenienza, perché -scrive Chiaramonte- «l’esistenza di ogni uomo e di ogni donna vive in realtà l’irreparabile divisione tra il luogo del proprio inizio e il luogo dell’origine: la vera dimora, fotografia dopo fotografia, mi è apparsa così l’incessante migrazione che ogni istante, ciascuno di noi deve compiere tra il luogo del proprio inizio e il luogo da sempre perduto dell’origine». La nostra dimora è il Tempo. Colonne, giardini, templi e ogni altro luogo sono le sue stanze.

Nostalgia della luce

L’infinito nel finito
Paolo Zermani, Giovanni Chiaramonte, David Simpson e foto di scena da film di Andrej Tarkovskij
Centro Culturale San Fedele – Milano
A cura di Andrea Dall’Asta SJ
Sino al 2 febbraio 2013

Nostalghia (Andrej Tarkovskij, 1983) fu girato nella luce di alcuni dei luoghi più mistici dell’Italia centrale e la luce è ciò a cui ciascuno dei personaggi tende come alla vera dimora dell’umano. In questa mostra intima ed essenziale, le foto di scena di quel film si coniugano alle calde architetture di Paolo Zermani, alle geometriche fotografie di Giovanni Chiaramonte e ai dipinti monocromatici di David Simpson. Di essi, il curatore Andrea Dall’Asta scrive che «mostrano una particolare capacità di diffondere la luce, in quanto mescolati a un composto particolare di titanio e di cristalli. […] La superficie del quadro sembra scomparire, diventando vibrazione luminosa che non può essere catturata o imprigionata».
Immagini e strutture nelle quali lo spazio mostra di essere il tempo, la forma presente del tempo. In una di esse la luce fende la tenebra come una lama dentro il dolore di esserci. Lo stesso dolore di Nostalghia.

Vai alla barra degli strumenti