Fausta Squatriti
La Passeggiata di Buster Keaton 1964 – 1966
Milano – Galleria Bianconi
A cura di Martina Corgnati
Sino al 15 marzo 2019
Il rosa, il verde chiaro, l’azzurro tranquillo e il glauco, il lilla ma anche il nero. Colori che scorrono e che diventano ali, grumi d’essere, intensità di forme, riverbero di luci. Strutture cromatiche e figure materiche con le quali Fausta Squatriti coniuga la potenza di Tiepolo, la scrittura di Garcia Lorca, l’infinita caduta che attraversa e fa il cinema di Buster Keaton.
El paseo de Buster Keaton è infatti un breve testo teatrale di Federico Garcia Lorca, che nel 1964 Squatriti trasformò in un ciclo pittorico dentro il quale -scrive Martina Corgnati- «c’è un’aria di giovinezza, persino un po’ candida e baldanzosa», fondata su una «congiunzione onirica e pittorica e leggera fra una base surrealista e una declinazione Pop in rapido ma ancora inosservato avvicinamento» (Catalogo della mostra, pp. 7 e 13).
La stessa ironia e lo stesso dramma che pervadono i coevi Libri d’artista, da Fausta inventati come veri e propri scrigni della forma e del colore dentro la millenaria struttura di un volume. Il primo di questi libri –Tatane– fu scritto da Alfred Jarry con le serigrafie di Squatriti, ed è esposto anch’esso alla Galleria Bianconi di Milano. Un oggetto raffinatissimo, stampato con il carattere Bodoni che trasforma in eleganza l’allegria.
Le tele sono inframmezzate da sei maschere che raffigurano Paura, Malinconia, Follia, Arroganza, Morte, Lussuria e dunque le passioni, i vizi, il gioco delle esistenze perdute e vissute. Sono opere create nel 2012 per Ora d’aria, un testo messo in scena anche in occasione del vernissage. Gli attori si sono mossi nello spazio come l’inesorabile fa con il tempo, scandendo verità scomode ma evidenti, come questa: «Si ama solo ciò che non si possiede del tutto». Parole con le quali anche Proust si affaccia nel bel quartiere di Milano che ospita la mostra.
Il grande ispiratore è certamente Giambattista Tiepolo, l’Apoteosi della famiglia Pisani -che compare nel catalogo- ma anche e forse soprattutto lo stupefacente ciclo di affreschi della Residenza di Würzburg, nel quale il vortice della prospettiva spinge la densità delle figure verso i margini dell’opera, esattamente come nei quadri di Squatriti.
La giovane artista aveva racchiuso tutto questo dentro bellissime e ironiche cornici barocche che negli anni Sessanta venivano espulse dalle case e dalle gallerie in nome della freddezza del design. Fausta ebbe il coraggio e il divertimento di prendersele e di rinnovare l’illuminismo di Tiepolo in onde che incrociano la materia e la fecondano, nel tempo che va e che viene, diventa nuvola, finge di dissolversi e si trasforma in gaudio.