Leggo in questi giorni (su segnalazione di Dario Sammartino) quanto Franco Cordero ha scritto su Repubblica del 10 febbraio scorso.
«L’attuale incantatore non ha mondo psichico: ammesso che esista un’anima, misteriosamente combinata alla macchina corporea, l’Ingegnere cosmico s’era dimenticato d’infondergliela; sotto l’aspetto d’un giulivo imbonitore (quale appariva nella fase rampante) appartiene alla famiglia dei caimani, il cui modello Yahweh vanta allo sgomento Giobbe. O meglio, delle tre anime che san Tommaso mutua dallo scibile aristotelico, gli manca l’intellettiva: non pensa, nel senso complesso del fenomeno; al segnale percettivo rispondono riflessi infallibili e questa struttura assicura dei vantaggi sugli animali pensanti, perché il pensiero induce dubbi, stasi contemplative, conclusioni perplesse. Altrettanto utile è il vacuum morale: gli manca l’organo ossia i sentimenti definibili vergogna e colpa; quando mai gli alligatori soffrono nel ricordo delle prede divorate (…). Tale configurazione anomala spiega tante cose: vedi la sicumera con cui nega quel che ha appena detto (è caso raro scoprirlo veridico); o l’urlo belluino con cui assale chiunque pretenda d’applicargli le regole consuete. Insomma, è una macchina: accumula soldi, istupidisce l’audience, divora i concorrenti, tresca imbrogli, falsifica i conti, affattura le norme con l’automatismo delle ruote dentate; non avere coscienza, che risorsa. (…) Se non vanta exploits intellettuali, è solo perché li considera roba da poco (…); e passa quasi incolume nel ridicolo. Trent’anni fa conniventi e profittatori gli aprivano le porte ritenendolo innocuo, divertente, utile: rampava; è arrivato; chi lo sloggia più? (…) Dominus Berlusco assolda quante barbute vuole: fischia e corrono; comanda un apparato letale dell’omicidio bianco e l’adopera; i suoi giornali rodono teschi, affinché ognuno sappia d’essere vulnerabile dai sicari».
Riconoscere la disumanità di questa cosa è la prima condizione per comprenderla.