La corazzata Potëmkin
di Sergej Ejzenštejn
Montaggio di Sergej Ejzenštejn, con l’assistenza di Grigorij Aleksandrov
URSS, 1925
Con l’esecuzione della Fantasia per pianoforte e orchestra di Rossella Spinosa
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Rossella Spinosa – Pianoforte
Alessandro Calcagnile – Direttore
Teatro Dal Verme – Milano – 11 settembre 2013
La musica di Rossella Spinosa ha accompagnato, invisibile e dunque rispettosa, l’esecuzione di questo capolavoro. Esecuzione delle immagini, sì, e non soltanto delle note. La corazzata Potëmkin è infatti musica per gli occhi. La narrazione dell’ammutinamento dei marinai a Odessa nel 1905 è soltanto un pretesto ideologico tramite e al di là del quale Ejzenštejn ha inventato il cinema. Il quale non è costituito da un fluire di immagini ma da un fluire di immagini montate secondo l’intenzione, il criterio e gli obiettivi dell’autore. Il cinema è montaggio. È questo, soprattutto questo, che fa la differenza tra un qualunque filmato che riprende un avvenimento e il cinema. Il quale è dunque idea, forma, invenzione.
Per poter comprendere il significato assoluto dell’opera di Ejzenštejn bisogna pensare a che cosa fosse il cinema nel 1925 e a che cosa sia questo film: chiaroscuri, primi piani improvvisi e contorti, riprese in parallelo, ombre, controcampi, scene di massa rigorose elegantissime e imponenti. Una pura costruzione estetica che non documenta nulla ma è invece intrisa di un vero e proprio furore della sperimentazione, di un desiderio di andare sempre al di là dell’illusione storica e realistica, portando invece alla luce i simboli profondi e le geometrie della mente collettiva. Non a caso, dopo l’iniziale sostegno, il potere sovietico e stalinista pose l’artista sotto stretto controllo, sino a far bruciare parte di una sua opera.
A novant’anni di distanza La corazzata Potëmkin rimane una delle testimonianze più efficaci dell’ammutinamento che la forma rappresenta rispetto a qualunque ordine.