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Un lessico economico

Al Lessico già pubblicato aggiungo alcune voci di carattere economico-finanziario, dunque assai importanti.

Banche e media
Il sociologo Luciano Gallino ha scritto un libro dal significativo titolo Il colpo di stato di banche e governi, (Einaudi 2013). Recensendolo, Marco De Troia scrive che «si rimane sconcertati nel constatare come giornalmente i media -quasi tutti in mano a gruppi finanziari- glorifichino le sorti progressive del sistema liberista, che, oltre ad aver accresciuto la povertà, ha sviluppato al suo interno un ceto finanziario che opera in modo delinquenziale procurando danni letali alle attività produttive» Tutte le più importanti vicende politico amministrative italiane degli ultimi anni lo confermano, compreso quanto è accaduto nella capitale, gestita per anni da gruppi mafio-fascisti, con la complicità del Partito Democratico.

Dollaro
«In occasione dell’incontro al vertice di Fortaleza, il 15 e il 16 luglio scorsi, il gruppo dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, America Latina e Sudafrica, ovvero il 42,6% della popolazione mondiale) ha deciso la creazione di una Banca  di sviluppo di un Fondo di stabilizzazione delle risorse monetarie che svolgeranno le stesse funzioni della Banca mondiale e del Fmi, due istituzioni largamente dominate dagli Stati Uniti sin dalla loro creazione. […] Dopo un’egemonia del dollaro che è durata settant’anni (esattamente come l’Unione Sovietica), si tratta di un avvenimento storico di primaria importanza, che autorizza a paragonare la caduta del ‘muro del dollaro’ a quella del muro di Berlino. C’è da scommettere che, ciononostante, passerà inosservato agli occhi di coloro che si interessano esclusivamente degli aneddoti della politica politicante…»

Euro (di Éric Maulin)
«La zona euro non è una zona monetaria ottimale, ossia una zona geografica capace di condividere la stessa moneta. […] La zona euro è infatti una zona economicamente eterogenea, la cui eterogeneità è rafforzata dall’attuale funzionamento dell’euro e non è compensata da trasferimenti fiscali tra Stati che solo una federazione potente potrebbe applicare. Le soluzioni proposte alla crisi dell’euro sono numerose e varie manifestano impotenza e incertezza. Sono state proposte, alle rinfusa, l’uscita dall’euro, la creazione di due zone euro per il Nord e per il Sud, il ritorno alle monete nazionali, l’uscita dalla zona euro della Germania (lo Stato più forte), l’uscita della Grecia e del Portogallo (gli Stati più deboli), la creazione di una comunità politica dell’euro, il ricorso al federalismo. Quasi tutte le soluzioni implicano il ritorno al principio della sovranità monetaria, oggi neutralizzato nel quadro delle istituzioni esistenti. Ma questo ritorno alla sovranità monetaria può avvenire in due modi diametralmente opposti, il ritorno agli Stati o la creazione di una sovranità monetaria europea. In entrambi i casi, esse implicano una rottura con l’ordoliberalismo fondatore»

TTIP – Transatlantic Trade and Investment Partnership (Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti)
Il progetto di abbattimento di qualunque protezione dell’economia europea a favore di quella statunitense è stato condotto a lungo in forme riservate sino al silenzio. Soltanto da poco tempo i media ne parlano e lo fanno per lo più in termini tali da costituire un esempio preclaro di menzogna politica planetaria. Alain de Benoist osserva infatti:
«Seguendo un rituale ben rodato si assicura che l’accordo profitterà a tutti, che avrà un effetto favorevole sull’occupazione, eccetera. Rapportate all’orizzonte 2027, che è quello che si è preso in considerazione, promesse di questo tipo sono in realtà prive di senso. Nel 1988 la Commissione europea aveva già affermato che la messa in opera del grande mercato europeo, prevista per il 1992, avrebbe creato fra i 2 e i 5 milioni di posti di lavoro. Stiamo ancora spettandoli. Quanto agli effetti del mercato transatlantico, gli analisti più ottimisti parlano di alcuni decimi di punto del Pil (fra lo 0,27% e lo 0,48%), o ancora di un ‘surplus di ricchezza’ di 3 centesimi a testa al giorno a partire dal 2029! […] I cittadini non sono stati minimamente informati -non così, invece, i ‘decisori’ appartenenti ai grandi gruppi privati, alle multinazionali e ai vari gruppi di pressione, che sono invece regolarmente coinvolti nelle discussioni. Le multinazionali sono infatti fin dall’inizio nel cuore dei negoziati. […] Per liberalizzare l’accesso ai mercati, si prevede che l’Unione europea e gli Stati Uniti facciano ‘convergere’ le loro regolamentazioni in tutti i settori. Il problema è che gli Stati Uniti si collocano oggi al di fuori del quadro del diritto internazionale in materia ecologica, sociale e culturale, rifiutano di applicare le principali convenzioni sul lavoro, il protocollo filosofia Kyoto sul riscaldamento climatico, la convenzione sulla biodiversità, le convenzioni dell’Unesco sulla diversità culturale e così via. […] I gruppi farmaceutici potrebbero bloccare la distribuzione dei generici. I servizi d’urgenza potrebbero essere costretti a privatizzarsi. […] Gli ospedali, le scuole, le università e la previdenza sociale sono naturalmente anch’essi presi di mira. […] Ma che cosa può significare un accordo di libero scambio i cui termini possono essere costantemente falsati dalla sottovalutazione del dollaro rispetto all’euro? […] La frase [di Obama] è abbastanza azzeccata. È proprio una Nato economica, posta come il suo modello  militare sotto tutela americana, quella che la Ttip cerca di creare, con l’obiettivo di diluire la costruzione europea in un vasto insieme inter-oceanico senza alcun fondamento geopolitico, di fare dell’Europa il cortile posteriore degli Stati Uniti, consacrando così l’Europa-mercato a detrimento dell’Europa-potenza» (2-5).
Su quest’ultimo argomento -assolutamente decisivo e proprio per questo in gran parte ignorato dall’informazione mainstream– segnalo anche un testo dell’economista Paolo Brera, segnalatomi dall’amico Dario Generali e leggibile in pdf.

[Fonte: Diorama letterario 320 e 321, anno XXXV, numeri 3-5/ e 6/8 2014]

Un lessico contemporaneo

La questione democratica, in Italia e in tutto il mondo, coincide con la questione degli strumenti e delle modalità di informazione. Come sapeva Guy Debord, la stampa mainstream e le reti televisive sono sempre e soltanto il potentissimo strumento dell’inganno che i governi esercitano sull’intero corpo sociale. Indispensabili alla democrazia sono pertanto quelle voci critiche e altre che, seppur in netta minoranza, costituiscono il granello che inceppa la grande macchina. A Rivista anarchica e Diorama letterario, per quanto tra loro diverse, sono tra queste voci. Ogni loro numero -non necessariamente da condividere per intero- lo dimostra.
Nei numeri più recenti di Diorama vengono tradotti alcuni interventi che Alain de Benoist dedica a una varietà di tematiche, tutte accomunate dal costituire l’orizzonte del presente e del futuro. Da questi interventi traggo le affermazioni che mi sembrano più consone a comprendere ciò che accade.

Animali
«I maltrattamenti inflitti agli animali mi scandalizzano ancora di più dei maltrattamenti inflitti agli umani»

Europa
«Per me, tuttavia, la parola d’ordine non è ‘Per la Francia contro l’Europa’, ma piuttosto ‘Per l’Europa, contro Bruxelles’»; «Così come gli Stati Uniti sono nati da un rifiuto dell’Europa, l’Europa non potrà farsi se non contro gli Stati Uniti»

Eutanasia
«Come gli antichi romani, io rispetto ed ammetto assolutamente il suicidio, includendovi il suicidio assistito. […] Penso che mettere fine in condizioni pacifiche a una vita che sta terminando in forma vegetativa o con sofferenze indescrivibili abbia a che fare con la semplice umanità»

Paganesimo
«Il monoteismo non ha certamente il monopolio dell’intolleranza, ma ne ha creato una forma nuova: l’intolleranza religiosa. Essa va di pari passo con l’avvento di un nuovo regime di verità. Nel politeismo, si considera assolutamente normale che ciascun popolo celebri un culto ai propri dèi. […] Nel monoteismo, gli altri dèi sono necessariamente considerati idoli, demoni o illusioni da dissipare. Per estensione, sono i loro seguaci a dover essere sradicati. […] Questo tipo di intolleranza è stato in tutte le epoche estraneo al paganesimo. Esso infatti non si fonda su dogmi ma su riti. Ignora quindi le eresie, le guerre sante, gli scismi, le scomuniche, le crociate e le inquisizioni»

Pubblicità
«La pubblicità è diventata la forma dominante della comunicazione (inclusa, naturalmente, la comunicazione politica), nella misura in cui tende ad affermarsi come la forma paradigmatica di ogni linguaggio sociale. […] La pubblicità ci addestra a ricalcare il nostro desiderio sul desiderio degli altri, in modo tale che in fin dei conti il consumo è sempre consumo del desiderio altrui».

Russia
Per gli USA «la Russia è sempre una potenza da ‘contenere’ con tutti i mezzi e la intera loro politica estera mira ad accerchiarla, a spingere la Nato fino alle sue frontiere e ad impedire agli europei di allearsi con i russi, come sarebbe del tutto naturale che facessero se avessero coscienza della necessità di pensare in termini continentali». Quando sono state annunciate le sanzioni contro la Russia «il ministro degli Esteri russo si è limitato a dichiarare: ‘Proviamo vergogna per l’Unione europea che, dopo aver lungamente cercato la propria via, ha adottato quella di Washington, respingendo così i valori europei fondamentali’. Purtroppo, le cose stanno esattamente così. L’Unione europea si è allineata all’America perché sia l’una che l’altra condividono la stessa ideologia liberale»

Sinistra
«La verità è che la sinistra ha perso il popolo [Lo conferma la clamorosa percentuale di astenuti nelle recenti elezioni in Emilia Romagna]. E che dopo aver perso il popolo sta perdendo anche l’egemonia culturale. È questo il vero fondamento della rivoluzione silenziosa alla quale stiamo assistendo. Tutto il resto discende da questo»

Stati Uniti d’America
«La ‘democrazia in America’ non è che il regno di un’oligarchia finanziaria. […] Le ‘relazioni internazionali’, allora, non significano nient’altro che la diffusione su scala planetaria del modo di vita americano. Rappresentando il modello alla perfezione, gli americani non hanno bisogno di conoscere gli altri. Spetta agli altri adottare il loro modo di fare. Data la situazione, non ci si può stupire che le difficoltà incontrate negli Stati Uniti in politica estera siano così spesso il risultato della loro incapacità di immaginare che altri popoli possano pensare diversamente da loro. Di fatto, per molti americani, il mondo esterno semplicemente non esiste, o piuttosto esiste solo nella misura in cui si americanizza, condizione necessaria perché diventi comprensibile».

Vicino Oriente
Che le autorità francesi si preoccupino dell’Isis può essere comprensibile «ma sarebbero più autorizzate a farlo se il presidente Hollande non avesse dichiarato esplicitamente, sin dall’incontro del G20 del giugno 2012, che era opportuno riconoscere la ribellione armata jihadista come l’unica rappresentante della legittima autorità siriana».

[Fonte: Diorama letterario 320, anno XXXV, numeri 3-5/2014]

La guerra

torneranno i prati
di Ermanno Olmi
Italia, 2014
Con: Claudio Santamaria (l’ufficiale), Francesco Formichetti (il capitano), Domenico Benetti (il sergente), Alessandro Sperduti (il tenente)
Trailer del film

torneranno i pratiAncora la maledetta, ancora quella guerra 1914-1918 che fu il suicidio dell’Europa, che pesa sul nostro presente, che costituisce uno degli esempi più chiari -forse il più chiaro di tutti in epoca contemporanea- di dove possano condurre le classi dirigenti quando nulla le può più schiodare dalle loro convinzioni politico-economiche diventate dogma.
Di quella tragedia infinita Ermanno Olmi ha saputo dipingere la miseria, l’angoscia, la rassegnazione, lo schifo, lo sporco, la paura, l’insensatezza. Ha saputo descrivere la trincea. Uomini rinchiusi sotto metri di neve nel gelido inverno del fronte di nord-est. Davanti a loro uomini, gli austriaci, che mai si vedono né si sentono e dai quali arrivano colpi di mortaio e spari di cecchini. Dall’altra parte le condizioni erano identiche. Gli austriaci dalle trincee italiane vedevano arrivare colpi di mortaio e spari di cecchini. Lo stesso nelle trincee di tutti i fronti, come raccontano anche Erich Maria Remarque e Stanley Kubrick  per il fronte occidentale. Ovunque la lordura, gli insetti, i ratti, la fame, la febbre, la disperazione di chi è intrappolato e non vede, non ha vie d’uscita.
torneranno i prati è capace di raccontare tutto questo insieme al canto di un soldato napoletano, al pianto degli ufficiali e della truppa, alla luna che splende immensa e serena sugli altopiani di Asiago mentre una volpe attraversa -libera- la neve, il filo spinato, i boschi.

«Tu sei maledetta!»

Piccolo Teatro Grassi – Milano
Quando il tiro si alza / When the barrage lifts
Il sangue d’Europa: 1914-1918
Scritto, diretto e interpretato da Guido Ceronetti e dagli attori del Teatro dei Sensibili
Con: Luca Mauceri (Baruk), Eléni Molos (Dianira), Valeria Sacco (Egeria), Filippo Usellini (Nicolas)
e con la partecipazione di Elisa Bartoli (Durga, la ballerina ignota)
Produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
3-5 ottobre 2014

Prima che il sipario si apra campeggia La Guerre di Henri Rousseau (1893). Poi sta e rimane sullo sfondo  una scritta: «1914-1918. La storia dal volto inumano». È vero, certo. Quell’evento terrificante, la cui responsabilità a Versailles venne attribuita alla sola Germania, ha avuto una molteplicità di cause complesse e intricate tra di loro. In ogni caso, ha rappresentato l’avvenimento sinora più importante della contemporaneità. La Prima Guerra Mondiale pose fine non soltanto a un periodo di 44 anni di pace in Europa, non soltanto alla lievità della Belle Époque e alla fiducia del positivismo nelle sorti umane. Pose fine soprattutto all’Europa, per mezzo di quel «suicidio obbligatorio di massa» (così lo definì Guido Piovene, qui ricordato) nel quale vennero massacrate dieci milioni di persone e altre venti furono ferite, storpiate, infollite. Fu il suicidio dell’Europa a favore dell’oriente russo e dell’occidente americano. Ne seguirono la rivoluzione bolscevica, il fascismo, il nazionalsocialismo, la Seconda Guerra Mondiale, Hiroshima e Nagasaki, la Guerra Fredda, il dominio attuale della finanza criminale. Tutto partì da lì, da quello sparo di Sarajevo che in realtà era stato preparato da lungi e nel quale si condensò qualcosa che va oltre le volontà le strutture le cause.
È per questo che quella scritta non è del tutto corretta. Tra il 1914 e il 1918 la storia svelò anche uno dei volti umani più profondi: quello della ferocia. Svelò il volto del Leviatano, di una struttura costruita per evitare la distruzione e che invece della distruzione diventa la causa determinante. Ferocia che arrivò al suo culmine negli Stati Maggiori di tutti gli eserciti, in quell’atteggiamento folle, incompetente e fanatico che accomunò Cadorna ai suoi colleghi di tutti i fronti e che viene descritto in modo perfetto da Kubrick in Orizzonti di gloria.
Guido Ceronetti ha scritto e costruito un cammino lucido, poetico e doloroso dentro il massacro. Lo ha fatto dando voce a testimoni e narratori -Apollinaire, Bloy, Jünger, Döblin, Remarque, Zweig, Lavedan, Ungaretti, Céline- e soprattutto dando carne e movimento ai suoi attori, tutti giovani, intensi, tragici. Il cammino si conclude con un soldato «crocifisso al legno della vostra demenza sadica».
A distanza di un secolo dall’inizio della fine, su quella Guerra sono state pronunciate infinite parole ma essa rimane qualcosa che va oltre le parole.

USA / ISIS


Ringrazio Pasquale D’Ascola per avermi segnalato un’analisi geostrategica che mi sembra del tutto plausibile. Si intitola Il chiarimento del caos. Perché gli USA usano l’ISIS per conquistare l’Eurasia. È stata pubblicata l’8.9.2014 su Informare per resistere. Lettere dalla Resistenza.
È un testo che sistematizza concetti e ipotesi che formulo anch’io da tempo. Qualche traccia -a proposito di Pasolini, della ‘sinistra’ istituzionale, del dominio statunitense sulla società dello spettacolo- l’avevo elaborata già nel 1998 in Contro il Sessantotto.
L’analisi inizia con un riferimento ai corsari dell’età moderna, incipit tanto esatto quanto illuminante.
Per il resto, basti ricordare -cosa che i media mainstream hanno di botto dimenticato (con qualche interessante eccezione)- che l’ISIS -lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante– cominciò ad apparire ufficialmente in Siria, nella guerra civile contro il regime di Assad organizzata e sostenuta degli USA, dalla Gran Bretagna e dalla Francia. Queste potenze sono state quindi alleate dei terroristi tagliatori di teste.
A chi è scettico sulla possibilità che «la maggiore democrazia del mondo» si spinga a tanto, l’articolo ricorda che «il regista Oliver Stone e lo storico Peter Kuznick con molto acume hanno fatto notare che con Hiroshima e Nagasaki gli USA non solo volevano dimostrare al mondo di essere superpotenti, ma anche –cosa ancor più preoccupante- che non avrebbero avuto alcuno scrupolo nella difesa dei propri interessi: erano pronti a incenerire in massa uomini, donne e bambini». La totale spregiudicatezza degli Stati Uniti nella creazione e conservazione del loro potere mondiale non è una fantasia degli antiamericanisti ma una realtà storica documentata in molti modi dalla II Guerra mondiale in avanti. L’elenco allungherebbe inutilmente questa nota; per rendersene conto basta conoscere un poco di storia contemporanea.
Ma l’elemento più interessante è il reale obiettivo del terrorismo sostenuto in modo così ambiguo ma anche così convinto dagli Stati Uniti d’America: neutralizzare la Russia (tutta la vicenda Ucraina ha questo pericolosissimo scopo, assolutamente autolesionistico per l’Europa) e minacciare la Cina, il vero nemico futuro -economico e politico- degli States, quello che porterà a un conflitto totale, al compimento di ciò che l’autore chiama giustamente la «Terza Guerra Mondiale a Zone», iniziata l’11 settembre 2001 e da allora sempre più capillare, estesa, violenta, apparentemente oscura nella sue modalità anche finanziarie ma in realtà evidente nei suoi obiettivi. Non aver compreso tale dinamica geopolitica è stata ed è (anche questo viene ben chiarito nell’articolo) una delle principali cause del tramonto politico e culturale di ciò che dal 1848 è stato chiamato «sinistra».

Per l’Europa, contro l’Occidente

Che cosa accadrebbe se una qualsiasi potenza politica massacrasse centinaia di bambini con le loro madri, distruggesse le loro case e città, li rinchiudesse dietro e dentro un muro con scarsa acqua, pochi farmaci, nel totale abbandono? Ma se a fare tutto questo -un genocidio- è Israele, la stampa ‘occidentale’ minimizza, nasconde, sopisce e tronca.
Che cosa sarebbe accaduto sulla stampa italiana -e in genere filostatunitense- se più di quaranta persone fossero state bruciate vive in Ucraina da militanti filorussi? Ma poiché a compiere un simile massacro sono stati dei «sostenitori del governo di fatto ucraino -che, caso strano, nessun giornalista definisce ‘di destra’, malgrado il colore di chi lo sostiene politicamente o con le armi, per non pregiudicarne la reputazione presso la componente più progressista della schiera dei ‘difensori dei diritti dell’uomo’», questi e altri eventi sono stati «sottaciuti, relegati a breve di cronaca» (M. Tarchi, in Diorama letterario 319, 2014,  p. 3).
Un evento così atroce sul quale si è steso il silenzio dimostra quale sia il livello di autonomia della ‘libera stampa occidentale’, un livello quasi nullo. Quando qualcuno si rallegra che alcuni giornali chiudano -e io sono tra costoro- è perché una stampa asservita sino a questo punto non è inutile, è dannosa. Essa dà infatti l’illusione di una libertà che non esiste. E in Occidente non esiste poiché in realtà la Guerra fredda non è mai finita: «La fine del sistema sovietico non ha minimamente modificato i dati fondamentali della geopolitica. Li ha, viceversa, resi più evidenti. Dal 1945 in poi, gli Stati Uniti hanno sempre cercato di impedire l’emergere di una potenza concorrente nel mondo» (A. de Benoist, p. 4). E a tale fine stanno accerchiando quanto più possibile la Russia. La guerra civile in Ucraina -voluta e finanziata dalla Nato, vale a dire dagli USA- è funzionale al disegno di «un mondo unipolare soggetto all’ideologia dominante rappresentata dal capitalismo liberale» (Ibidem).
In questo quadro l’Europa non esiste più. L’Europa è completamente asservita agli interessi degli USA e della loro economia. Emblematico è il cosiddetto Trattato di Partenariato Transatlantico su commercio e Investimenti (TTIP), del quale la stampa si guarda bene dal parlare e che rappresenta invece l’evento economico e sociale più importante per il presente e il futuro dell’Europa.
Per un europeista come me è doloroso leggere che «Putin sa che l’Unione europea non ha alcun potere, alcuna unità, alcuna volontà. […] Putin sa che l’Europa è in decadenza, che ormai è capace solo di gesticolazioni e provocazioni verbali e che gli stessi Stati Uniti la considerano un’entità trascurabile (‘Fuck the European Union!’ come ha detto Victoria Nuland)» (Id., p. 5).
L’unica strategia della quale gli Stati Uniti d’America sono capaci è la guerra tecnologica, vale a dire la guerra che a loro non costa vite umane e agli altri porta sterminio. Tale guerra è ammantata -e qui la funzione della comunicazione giornalistica e televisiva è fondamentale- da ideali umanitari, dietro i quali stanno sia il più esasperato cinismo sia le più fanatiche convinzioni etico-politiche. Rispetto alle Paci di Vestfalia (1648) che hanno posto fine alle guerre di religione con un nuovo jus ad bellum il quale «ammetteva che anche chi era combattuto poteva avere le sue ragioni. Era il nemico ma non era il Male», la guerra umanitaria inaugurata negli ultimi decenni del XX secolo ha posto il nemico fuori dall’umanità legittimando in tal modo ogni ferocia, ogni distruzione, ogni macello.

A partire dal 1945, essendo stata di nuovo posta fuorilegge la guerra di aggressione, ci si è affrettati a trovare dei modi per aggirare quel divieto. Una delle astuzie cui si è ricorsi è stata il concetto di «legittima difesa preventiva», di cui gli Usa e Israele si sono fatti teorici. Ma la trovata più importante è stata decretare che è lecito fare la guerra quando le motivazioni sono di ordine eminentemente morale: ristabilire la democrazia, salvare le popolazioni civili, eliminare una dittatura. (Id., p. 23)

Si dispiega così un Occidente che è il nemico dell’Europa. Un Occidente fatto di danaro e basta, l’Occidente del pensiero unico e del libero scambio senza limiti a vantaggio dei più forti: «Ex Oriente lux, ex Occidente luxus» (Stanislaw Jerzy Lec, p. 25). Persino Allan Greenspan -per lungo tempo presidente della Federal Reserve– in una deposizione del 2008 al Congresso USA ha ammesso i limiti e gli errori del modello liberista: «Ho trovato una pecca nel modello che consideravo la struttura di funzionamento cruciale che definisce come va il mondo. […] Proprio per questo sono rimasto sconvolto, perché per oltre quarant’anni ho creduto vi fossero prove inconfutabili che funzionasse eccezionalmente bene» (cit. da G. Giaccio, p. 31). E invece funziona eccezionalmente male.

 

Il vincitore

Due parole di commento ai risultati delle elezioni europee 2014.
Sono assolutamente contento del mio voto, che come hanno già mostrato questi risultati -e sempre più mostrerà il futuro- è l’unico voto di opposizione alle dinamiche di corruzione e di distruzione messe ogni giorno in atto dalle strutture partitiche, finanziarie e mediatiche.
Si conferma che chi possiede il controllo delle televisioni -chi insomma sta più tempo in tv e diventa oggetto positivo e ossessivo dei telegiornali- controlla l’intera società. Questa regola vale per Renzi come è valsa per Berlusconi e come varrebbe per chiunque. Da quanto mi dicono e da quello che posso intuire, la presenza di Matteo Renzi in video somiglia a quella del Caro Leader nella Corea del Nord.
Il Movimento 5 Stelle ha commesso errori di comunicazione anche gravi. È un Movimento che non è composto da politici ‘professionisti’, e si vede. Dicono sempre «sì, sì», «no, no», chiamano le cose con i loro nomi o con metafore che sono state facilmente distorte e strumentalizzate da un sistema mediatico attentissimo a propagandare tutto ciò che può nuocere al Movimento. Tenuto conto di tali fattori, che 5.807.362 persone (il 21,15 % degli elettori) abbiano votato per il M5S a me appare ancora straordinario.
Mi dispiace non tanto per me o per i miei coetanei quanto per il mio nipotino (di tre anni) e per i miei studenti. Affidarsi ancora mani e piedi all’ultraliberismo del Partito Democratico, al suo massacro sociale e alla sua corruzione amministrativa significa privare di qualunque futuro le nuove generazioni. Quando molti genitori lo capiranno sarà tardi, a meno che -naturalmente- tali famiglie appartengano alle varie categorie di ‘clienti’ del sistema politico.
Berlusconi è finalmente tranquillo. Il partito di Renzi, come già quello di D’Alema o Violante, costituisce la miglior garanzia per la prosperità delle sue aziende e per il mantenimento della sua influenza (Il PD lo ha chiamato a riscrivere insieme la Costituzione della Repubblica). Ciò che non perdono agli elettori del Partito Democratico è non aver capito questo, a meno che lo abbiano capito troppo bene e abbiano votato PD sapendo che continuerà a ‘collaborare’ con il mafioso evasore.
Sono contento del risultato del partito di Tsipras in Grecia: un chiaro no alle politiche della Troika finanziaria, un no alla svendita della società e dell’economia elleniche alle banche. Ciò che troppi italiani non hanno compreso.
In Europa la situazione delineata dai risultati è comunque assai dinamica. Per quanto riguarda l’Italia, si conferma ciò che penso da tempo: senza violenza questo Paese non cambierà. Il Partito Democratico vince infatti nettamente quando diventa indistinguibile (in pensieri, parole, opere e omissioni) dal berlusconismo. Mi sembra questo il risultato più significativo del voto italiano alle elezioni europee del 2014.

 

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