Skip to content


Apocalissi

Mercoledì 9 novembre 2022 alle 16,00 nell’aula 27 del Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania dialogheremo a proposito di Nuvole sul grattacielo. Saggio sull’apocalisse estetica con l’autore Giuseppe Frazzetto.
L’evento è organizzato dall’Associazione Studenti di Filosofia Unict (ASFU).

Il volto sempre più dissolto dietro e dentro le maschere dell’epidemia conferma «la struttura epico/caotica [che] si orienta verso un sostanziale solipsismo», dissolutore del principio sul quale si fonda l’arte contemporanea, il principio illuministico (ma anche, aggiungo io, cristiano) di ‘una sola umanità’: «Senza quel presupposto non ha molto senso parlare di arte contemporanea. Il riferimento dell’arte contemporanea alla nozione di umanità è un elemento fondativo. L’arte contemporanea nasce e si sviluppa dal presupposto dell’esistenza dell’umanità». E tuttavia il risultato di questo tratto tipico del moderno è una vera e propria tribalizzazione dell’esperienza storica. La divisione in gruppi reciprocamente escludenti costituisce infatti inevitabilmente una delle conseguenze dell’universalismo illuministico, come già i francofortesi avevano intuito.
Il postcontemporaneo scaturisce dunque anche da questo tramonto dell’universalismo, di una concezione dell’umanità astratta e artificiosa, alla quale vengono sostituite dinamiche e dispositivi che Frazzetto chiama «sciamanoidi», che già nel Novecento hanno reso «distante il vicino (l’oggetto quotidiano, perfino l’oggetto sordido)», presentandolo e ponendolo «come traccia d’un che di più reale, promessa d’un significato apocalittico».

 

Postcontemporaneo / Carmelo Bene

Nell’ambito della Terza edizione del Catania Book Festival venerdì 6 maggio 2022 alle 11,30 presenterò Nuvole sul Grattacielo. Saggio sull’apocalisse estetica di Giuseppe Frazzetto (Quodlibet 2022). La sede è la Sala Minerva delle Ciminiere.
Postcontemporaneo è uno dei numerosi dispositivi concettuali e analitici con i quali Frazzetto conduce il suo itinerario nei gangli del presente, nelle strutture della comunicazione, nei corridoi della Rete, dentro quelle che una volta erano le gallerie d’arte e oggi sono l’ovunque della pratica estetica: il digitale, il televisivo, gli eventi, i dispositivi molteplici dell’intrattenimento, del lavoro, delle relazioni umane.

Sempre alle Ciminiere sabato 7 maggio alle 18,30 parlerò del libro che Jean-Paul Manganaro ha dedicato a Carmelo Bene: Oratorio Carmelo Bene (il Saggiatore 2022).
Carmelo Bene è stato una lunga e lenta dissipatio. Dissoluzione del corpo del teatro, dissoluzione del corpo dell’attore. «Il suo corpo, alla fine, era devastato, senza spazio, senza tempo. L’inorganico». L’Oratorio di Manganaro è musica ed è preghiera, è una fenomenologia di Carmelo Bene che ne scolpisce il manierismo dell’assenza, l’ironia esercitata su ogni eroismo romantico proprio mentre il soggetto romantico sembra nei suoi concerti trionfare.

Apocalisse estetica

Recensione a:
Giuseppe Frazzetto
Nuvole sul grattacielo
Saggio sull’apocalisse estetica
Quodlibet Studio, 2022
Pagine 199
in Segnonline
12 febbraio 2022

L’ipertecnologia contemporanea è destinata a capovolgersi, si è già capovolta, in strutture e direzioni reincantate e mitologiche. Questo uno dei risultati ai quali Giuseppe Frazzetto era pervenuto in Epico caotico. Videogioco e altre mitologie tecnologiche (2015).
La complessità e l’identità del Moderno -tema fondamentale delle ricerche di questo filosofo- è tornata a essere oggetto di un’analisi radicale e disvelatrice in Artista sovrano. L’arte contemporanea come festa e mobilitazione (2017), dove viene descritta la metamorfosi dell’artista artigiano nell’artista sovrano, la cui autoinvestitura non si limita a coltivare ciò che la comunità ha seminato ma cerca, afferra e collega tra di loro i frammenti sparsi nel mondo, ai quali è proprio il gesto dell’artista a conferire senso e identità estetiche.
Su queste fondamenta ermeneutiche si eleva il terzo momento di quella che ora appare una trilogia del Postcontemporaneo, capace di pensare non solo l’arte e l’estetico ma il fenomeno umano collettivo in tutta la sua rizomatica struttura.
Il dispositivo del Postcontemporaneo si declina in questo libro in forme molteplici: il tempo di Solaris; la disintermediazione; il me/mondo; la vita/mashup; l’estraneità; la biopolitica; il collettivo; la dinamica μ; l’eschaton/katéchon; l’apocalisse. Come si vede, è qui all’opera una creatività lessicale che è chiara espressione della fecondità teoretica di Frazzetto.
Nella recensione pubblicata in Segnonline non compare una citazione da p. 196 che vi avevo inserito e che recupero qui. Parole con le quali Frazzetto esprime una delle tonalità che pervadono il libro: la malinconia.

«Quanta malinconia! Malinconia di Gloria. La malinconia che affligge “Io, un altro” come un dono indesiderato eppure non restituibile, la malinconia che “Io, un altro” considera un premio, o forse il Bene.
Quanta malinconia! Lo stato d’animo dei residenti nel Limbo, al di qua / al di là da scansioni temporali quali l’attesa apocalittica e l’eterno rinvio catecontico.
Quanta malinconia! La malinconia del vedere il non vedibile “attraverso una nuvola”. La dinamica μ tenta di trovarvi una ”felicità che cade”, ineffettuale ed essenziale, amichevole e terribile, amara ed estatica – come talvolta accade “nel risveglio”».

Forme

Il numero 25 di Vita pensata è dedicato alla forma, con una varietà di contributi che studiano l’estetica  del viaggio, della parola, dell’anamorfosi, della narrativa statunitense, del modernismo, della scultura, delle metamorfosi, dell’attualismo gentiliano, della tragedia antica, delle epidemie moderne, dell’epistemologia.

Un mio saggio presenta la figura di Apollo a partire dagli studi di Walter Otto sugli dèi della Grecia e dunque sulla centralità e fecondità dell’elemento religioso -o per meglio dire sacro– nella civiltà degli Elleni. Gli dèi greci non sono invenzioni della fantasia o deduzioni teologiche ma entità che possono soltanto essere vissute nel limite che caratterizza la materia, nel rifiuto di ogni pretesa di dettare le regole agli eventi, nell’assenza di ogni culto narcisistico e borghese verso l’io, la sua volontà, la sua pretesa interiorità abissale di soggetto. Sta qui una delle differenze principali tra la religione greca e quella cristiana. Nel mondo ellenico non domina la magia, come in altre culture, ma semplicemente la natura. Un mondo dove convivono le potenze ctonie -gli antichi Titani, signori dei morti- e le potenze celesti -i nuovi Dèi dell’Olimpo, signori dei vivi. Un mondo dunque estraneo ma nel quale affonda e dal quale continua ad assorbire senso l’identità dell’Europa, almeno sin quando essa «non soggiacerà totalmente allo spirito dell’Oriente o al razionalismo utilitaristico».
Gli dèi della Grecia, la loro molteplicità e differenza, sono il mondo, semplicemente. Sono l’immanente totalità dell’essere: inscalfibile, perfetto, temporale. Questo è la religione, la vera religione. Non una forma del narcisismo umano e del suo spasmodico bisogno di salvezza ma lo splendore affilato della luce.

 

Il proprio stesso significare

Les Citoyens
Uno sguardo di Guillermo Kuitca sulla collezione della Fondation Cartier pour l’art contemporain
Palazzo della Triennale  – Milano
Sino al 12 settembre 2021

Una scelta, operata da Guillermo Kuitca, di luoghi, immagini, video, musica, installazioni, affreschi rupestri contemporanei; materiali di varia natura e fattura, tra i quali molte ceramiche e tanto legno. La reinvenzione degli strumenti dell’abitare (Absalon, Propositions d’habitation, 1990; Thomas Demand, Studio1997); registrazioni/documentazioni di eventi sciamanici (Tony Oursler e Taniki, uno sciamano yanomami 1978-1981); objets détournés, oggetti spogliati della loro funzionalità in un processo di metamorfosi materiche (Richard Artschwager); migliaia di Polaroid scattate in tre giorni, alcune delle quali compongono delle grandi immagini (Daido Moriyama, 1997); un film d’animazione in 3D, raffinato e assai bello, di Moebius: La Planète encore (2010); gli ambienti onirici dei film di David Lynch dentro i quali si entra accompagnati dalla voce di Patti Smith; ancora di Lynch alcuni potenti Nudes [qui sopra nell’immagine di apertura], il corpo femminile decostruito, inquietante, gorgòneo, che sempre scatena il desiderio. E poi case leggere, cornici seriali con dentro il nero, onde di grigi sulla superficie della tela, cieli stellati.
Soltanto i grandi spazi del Palazzo della Triennale possono consentire una simile mostra. La quale dà ragione a un’affermazione di Gianni Vattimo: «Gli artisti […] non producono più, o producono sempre meno, oggetti belli che si possa desiderare di comprare, possedere, collezionare […] Si orientano sempre di più verso la produzione di ‘eventi’ – momenti di esperienza collettiva che sappiano coagulare emozioni condivise» (Introduzione all’estetica, a cura di L. Amoroso, ETS 2010, p. 86).
In questo modo ciò che chiamiamo arte viene disseminato nell’intero, nell’evento-mondo. L’arte come performance, l’arte come spettacolo, l’arte come ‘qualsiasi cosa è arte’ si possono intendere a fondo se comprendiamo che il contemporaneo è fatto di impermanenza, di dissonanza, di radicale temporalità.
A questo esito si è giunti anche attraverso lo snodo fondamentale rappresentato dal formalismo. Al di là, infatti, delle letture sociologiche e psicologiche dell’opera d’arte, la pratica artistica contemporanea pensa -in modo più o meno radicale ma pervasivo- all’opera come pura forma che si fa poesia; nell’opera d’arte i significanti non rinviano a un qualche significato ma soltanto a se stessi. Ha poco senso chiedersi ‘che cosa significa’ un’opera perché l’opera -qualunque forma assuma- significa semplicemente se stessa. L’opera d’arte non significa quindi nulla al di là del proprio stesso significare.
Giovanni Gentile ha ben argomentato l’«assoluto formalismo» dell’arte (Filosofia dell’arte, in L’attualismo, Bompiani 2014, p. 1055). Si tratta di una posizione vicina a quella di Giuseppe Frazzetto, per il quale dal Neoclassicismo in avanti l’arte si è trasformata da poíesis, «l’agire che ha fuori di sé il proprio scopo», in una pràxis che ha «il proprio fine in se stessa» (Artista sovrano. L’arte contemporanea come festa e mobilitazione, Fausto Lupetti Editore 2017, p. 43). L’arte diventa il luogo, l’esperienza, la dinamica che supera il dualismo di soggetto e oggetto, di pensiero e mondo, immergendo il pensiero nel mondo e facendo scaturire il mondo dal pensiero. L’arte tende a coincidere con la vita, con il gioco gratuito delle forme.
Senza comunque dimenticare, di fronte alle modalità e agli esiti a volte artificiosi delle opere esposte alla Triennale, la cruda confessione di Pablo Picasso, il quale nel 1951 a un giornalista italiano che lo intervistava così rispose: «Grandi pittori sono stati Giotto, Tiziano, Rembrandt e Goya: io sono soltanto un tipo che diverte il pubblico, che ha capito il proprio tempo e ha sfruttato come meglio ha potuto l’imbecillità, la vanità, la cupidigia dei suoi contemporanei» (in Carlo Sini, Idioma, la cura del discorso, Jaca Book 2021, pp. 117-118).

Arte

È cresciuta a dismisura la bulimia da piattaforme, webinar, MSTeams, Zoom…e così via nella disincarnata processione del fantasma di conoscenza in cui il virtuale consiste.
Che cosa di più semplice dell’organizzare incontri nei quali ciascuno rimane sulla sedia della propria casa e guarda in televisione altri che parimenti stanno nel chiuso della fortezza domestica? Lo spaziotempo assume una dimensione vaga, i corpi diventano bidimensionali, la comprensione è costantemente distratta dalla miriade di oggetti che ci sono e di fatti che accadono nelle nostre case.
Rispetto a questa cancellazione della socialità, del confronto, dell’attrito che la realtà è sempre nel suo inemendabile spessore, uno dei grandi meriti dell’Associazione Studenti di Filosofia Unict consiste nel continuare a far incontrare le persone in spazi non addomesticati.
Una nuova occasione per esistere al di fuori del privato (in ogni senso) è un incontro previsto presso la Fondazione OELLE Mediterraneo Antico di Aci Castello (CT) lunedì 17.5.2021 alle 16,00.
Insieme a Carmelo Nicosia ed Enrico Moncado discuterò dell’estasi dell’arte come relazione tra evento, forma, mondo.
Tommaso d’Aquino enuncia in modo chiaro e sistematico le caratteristiche della bellezza come Integritas, Proportio/Simmetria, Claritas. Il lungo cammino postmedioevale, il cammino del Moderno, ha radicato questo splendore nella funzione collettiva e sociale, nella valenza radicale, nella struttura ontologica del fatto artistico. Ed è sempre più chiaro verso dove tutto questo va confluendo: la disseminazione dell’arte nell’intero, nell’evento-mondo.

Prima di questo incontro dedicato all’arte, Enrico Palma ci parlerà del Tractatus logico-philosophicus nel centenario della pubblicazione. L’evento si svolgerà giovedì 13.5.2021 presso il Centro Studi di Catania (via Plebiscito 9) alle 15.30. Per partecipare basta prenotarsi all’indirizzo dell’Associazione: assocstudfilunict@gmail.com.

Segno / Forma

Arte e ibridazione
in Scienzarte. Arte e Tecnologia
A cura di Rosaria Guccione
Giuseppe Maimone Editore, 2020, pp. 115
Pagine 63-71

Indice del mio contributo
1. Ibridazione  / Arte
2. Il Postumano
3. Quattro esempi
-Il Nouveau Réalisme
-Igor Mitoraj e Ivan Theimer
-Arnaldo Pomodoro
-Studio Azzurro
4. Conclusioni

«Un itinerario che ha condotto l’opera d’arte a non significare nulla al di là del proprio stesso significare. Il segno si è infine dissolto, non indicando altro che il significante. La forza semantica del bello è diventata la potenza della forma. Questo non vuol dire, però, che l’arte sia soltanto un gioco. È anche un gioco ma nel suo carattere ludico diventa la sostanza stessa delle società e degli umani. Sta qui il nucleo delle avanguardie, la loro perenne fecondità».

Vai alla barra degli strumenti