Essential Killing
di Jerzy Skolimowski
Con: Vincent Gallo (Mohammed), Emmanuelle Seigner (Margaret)
Polonia, Norvegia, Irlanda, Ungheria, 2010
Trailer del film
Tre colori. Il giallo dei deserti afghani, dove Mohammed uccide alcuni soldati statunitensi prima di essere catturato. Il nero della prigione in cui viene torturato. Il bianco delle foreste e delle sconfinate pianure innevate della Polonia, nelle quali riesce a fuggire durante un trasferimento.
Ovunque braccato, ovunque assassino. Nel silenzio, nella solitudine, nell’interiorità assoluta prodotta dalla sua sordità, si struttura il piano inclinato che conduce quest’uomo a una condizione ferina, nella quale la fame, il freddo, la paura, la totale volontà di vivere non sono temperati da nulla. Soltanto i frammenti di ricordi lontani -una scuola coranica, la moschea, la moglie, il figlio- testimoniano che Mohammed è ancora un umano. Un umano che si nutre di cortecce, di insetti, di pesci vivi. Che si lancia sul seno di una madre per suggere da lei il latte. Sul bianco di un cavallo che lo porta verso l’altrove si staglia alla fine il sangue della sua umana animalità.
Un film nel quale il protagonista non pronuncia una sola parola restituisce al cinema la sua specificità di pura immagine e metafora del mondo. Metafora costruita sulla continuità tra la natura e la storia, tra la durezza implacabile degli elementi e la ferocia altrettanto implacabile delle relazioni umane, individuali e collettive. Assai prima della «pietra e della fionda» (Quasimodo) e di ogni altro dispositivo di sopravvivenza e di morte, è il corpo animale che siamo a reclamare per sé vita, anche quando la vita è ricondotta allo sgorgare irriflesso dei bisogni. È in questa natura che affonda la storia umana.