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La guerra

torneranno i prati
di Ermanno Olmi
Italia, 2014
Con: Claudio Santamaria (l’ufficiale), Francesco Formichetti (il capitano), Domenico Benetti (il sergente), Alessandro Sperduti (il tenente)
Trailer del film

torneranno i pratiAncora la maledetta, ancora quella guerra 1914-1918 che fu il suicidio dell’Europa, che pesa sul nostro presente, che costituisce uno degli esempi più chiari -forse il più chiaro di tutti in epoca contemporanea- di dove possano condurre le classi dirigenti quando nulla le può più schiodare dalle loro convinzioni politico-economiche diventate dogma.
Di quella tragedia infinita Ermanno Olmi ha saputo dipingere la miseria, l’angoscia, la rassegnazione, lo schifo, lo sporco, la paura, l’insensatezza. Ha saputo descrivere la trincea. Uomini rinchiusi sotto metri di neve nel gelido inverno del fronte di nord-est. Davanti a loro uomini, gli austriaci, che mai si vedono né si sentono e dai quali arrivano colpi di mortaio e spari di cecchini. Dall’altra parte le condizioni erano identiche. Gli austriaci dalle trincee italiane vedevano arrivare colpi di mortaio e spari di cecchini. Lo stesso nelle trincee di tutti i fronti, come raccontano anche Erich Maria Remarque e Stanley Kubrick  per il fronte occidentale. Ovunque la lordura, gli insetti, i ratti, la fame, la febbre, la disperazione di chi è intrappolato e non vede, non ha vie d’uscita.
torneranno i prati è capace di raccontare tutto questo insieme al canto di un soldato napoletano, al pianto degli ufficiali e della truppa, alla luna che splende immensa e serena sugli altopiani di Asiago mentre una volpe attraversa -libera- la neve, il filo spinato, i boschi.

Il villaggio di cartone

di Ermanno Olmi
Con: Michael Lonsdale (il vecchio prete), Rutger Hauer (il sacrestano), El Hadji Ibrahima Faye (il soccorritore), Irma Pino Viney (Magdha); Fatima Alì (Fatima), Alessandro Haber (il graduato), Massimo De Francovich (il medico)
Italia, 2011
Trailer del film

Una chiesa viene spogliata dei suoi arredi e chiusa, non si sa bene perché. Il vecchio prete che vi ha trascorso l’intera vita non si rassegna e continua a creare frammenti di culto nei suoi spazi. Una notte arrivano dei clandestini nordafricani, guidati da un ingegnere con permesso di soggiorno e da una prostituta. Fra di loro anche qualcuno che vorrebbe farsi saltare in aria per protesta contro l’ingiustizia perenne del mondo. Tra le panche e l’altare queste persone costruiscono i loro spazi provvisori di cartone. Il sacrestano chiama le forze dell’ordine. Mentre il prete sembra ormai alla fine, rimane un sospeso silenzio su tutto.

Arrivato agli ottant’anni, il cattolico Ermanno Olmi dice quello che pensa senza più mediazioni. E quello che pensa è assai duro contro la pretesa di rendere fuori legge intere popolazioni, di serrarsi nello sfacelo del presente come fosse un immutabile sempre. L’epigrafe conclusiva fa infatti riferimento alla necessità di intervenire sulla Storia affinché essa non appaia -come all’angelo di Klee e di Benjamin- soltanto quale paesaggio di rovine. Il film è del tutto simbolico in ogni suo personaggio, battuta, immagine. A volte i dialoghi sono un poco ingenui e retorici ma questo regista ha certo la capacità di trasformare luoghi e oggetti quotidiani in una figura del sacro.

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