Elogio della semplicità
Un carattere dell’arte contemporanea
Milano – Palazzo delle Stelline
Sino al 20 giugno 2010
Un racconto di Poe narra della Lettera rubata che nessuno trova perché lasciata in evidenza su una scrivania. Può essere una buona metafora dell’ “arte contemporanea”, sempre che una simile etichetta abbia senso, cosa che escluderei a causa della grande varietà di eventi e oggetti che tale formula dovrebbe racchiudere e categorizzare.
Prendendo comunque la formula per buona, uno dei suoi caratteri è -appunto- la semplicità di molte sue manifestazioni, talmente elementari che spesso vi si cercano enigmi e oscurità del tutto assenti. È quindi un ottimo titolo quello della piccola ma significativa mostra che nelle stanze e nel giardino del Palazzo delle Stelline raccoglie una cinquantina di opere, il cui significato è per lo più evidente.
Solo alcuni esempi. Gilberto Zorio appende una pietra a una corda e vi incide la parola Odio, e questo è anche il titolo dell’opera (del 1969). Qui significato e significante coincidono interamente. Giulio Paolini scolpisce due busti al modo dei romani e lascia a terra dei frammenti di un terzo: L’altra figura (1984) è appunto quella infranta. Bertrand Lavier prende una macchina fotografica Zenith, la lavora un po’ e la mette in mostra con lo stesso titolo (1983). Analoga, anche se un po’ più metaforica, l’opera di Liliana Moro che incatena un frigorifero con un lucchetto e lo riempie di adesivi, il titolo è No frost (1990). Qui non c’è nulla da interpretare ma c’è solo da guardare degli oggetti assumere una loro particolare densità nello staccarsi dallo sfondo consueto del quale di solito fanno parte e da cui emergono.
Semplicissimo e bello il pannello di cera telata bianca sul quale Niele Toroni stende delle impronte di pennello arancione a intervalli di 30 centimetri l’una dall’altra (2008). Anche Alighiero Boetti disegna dei quadratini a matita su carta e dà loro il titolo vivaldiano di Cimento dell’armonia e dell’invenzione (1970). Richard Nonas lascia Untitled (2009) otto lingotti di ferro posati a terra a formare un semplice rettangolo.
Tra le quattro installazioni poste nel giardino, la Maritime Spiral di Richard Long (2008) è un perfetto cerchio dentro il quale dei sassi bianco-gialli formano una spirale regolare.
Dove sta la difficoltà di lettura di tutto questo? E non si pensi che una mostra dal titolo programmatico non poteva che risultare di semplice fruizione. Le opere, infatti, sono nate ciascuna per conto proprio ed è stato il curatore Giorgio Verzotti a dare il titolo collettivo. Basta saper guardare ed è facile constatare come la semplicità sia davvero «un carattere dell’arte contemporanea».