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Gianni e le donne

di Gianni Di Gregorio
Italia, 2011
Con: Gianni Di Gregorio, Valeria de Franciscis, Alfonso Santagata, Elisabetta Piccolomini, Aylin Prandi, Kristina Cepraga, Michelangelo Ciminale, Teresa Di Gregorio, Laura Squizzato, Silvia Squizzato
Trailer del film

Gianni è un sessantenne romano che già da dieci anni è in pensione. Tre donne gli stanno addosso, pur se in modi assai diversi: la figlia inconcludente, la moglie indifferente, la madre terrificante. Un amico avvocato lo rimprovera per la sua rassegnazione nei confronti dell’altro sesso -che da troppo tempo Gianni ha rinunciato a conquistare- e lo induce a tentare approcci galanti con badanti, clienti, antiche fidanzate, vicine di casa. Ma non c’è niente da fare: le donne di Gianni restano per Gianni un sogno.

Ed è da qui, dal sogno conclusivo, che il film avrebbe dovuto cominciare, da quei pochi minuti di ritmato grottesco che chiudono un film troppo intimista e stiracchiato. La storia avrebbe meritato un corto di mezz’ora e non un intero film che tende a ripetere la formula del precedente e fortunato Pranzo di ferragosto. Non si possono presentare per due volte, pur con delle variazioni sul tema, le vicende di un uomo certamente garbato ma affetto da dipendenza dalla madre e capace soltanto di cucinare. Noioso.

Ai berlusconiani e ai leghisti

Cari concittadini, mi chiedo quali possano essere le motivazioni che vi impediscono di vedere i fatti e che vi inducono invece -anche se forse non sapete di questa vostra ascendenza- a offrire una banale conferma a Nietzsche, secondo il quale «direi: no, proprio i fatti non ci sono, bensì solo interpretazioni» (Frammenti postumi 1885-1887, 7[60]). E credo che di motivazioni ce ne siano, anche se -a dir la verità- non molto lusinghiere per voi. Ma lasciamo stare. Il punto è che il governo è allo sbando, del tutto incapace di gestire la crisi economica, la disoccupazione, le tasse mai così alte, interessato soltanto a coprire i reati sessuali del suo capo, che consistono non nello scopare ma nell’induzione alla prostituzione minorile, nella concussione per aver abusato del suo ruolo al fine di sottrarre una ragazza marocchina alla questura di Milano, nel porre a rischio la “sicurezza nazionale”. Lui e i suoi complici tentano in ogni modo di nascondere l’enorme danno all’immagine internazionale dell’italia e di mascherare tramite la paroletta magica “federalismo” l’abbandono totale del sud e un ulteriore aumento delle tasse.
Di fronte a tutto questo, nessun meridionale e nessuna donna dotati di buon senso potrebbero sostenere ancora Berlusconi ma lo potrebbe fare un maschio del nord. A pensarci bene, tuttavia, neppure quest’ultimo dovrebbe, visto che con le sue tasse e con il suo voto tale maschio contribuisce a pagare le troie delle quali il nonno infoiato riempie i suoi palazzi. Tu paghi e lui tromba (o tenta di farlo)! Se poi mi chiedete “sì, va bene, ma chi al suo posto?”, rispondo “chiunque andrebbe meglio”, non foss’altro perché non sarebbe il padrone assoluto delle televisioni -e dunque del consenso- e sarebbe meno distratto da ciò che la sua ex moglie definì “una malattia” e che -assai meno gentilmente- una delle sue ragazze ha descritto come la voglia di mostrare a tutte il suo “culo flaccido”.

[Mi scuso del linguaggio un po’ crudo di questa lettera ma bisogna sempre cercare di farsi intendere dalle persone alle quali ci rivolgiamo]

Napoli Napoli Napoli

di Abel Ferrara
Con: Luca Lionello, Salvatore Ruocco, Benedetto Sicca, Salvatore Striano
Italia/USA, 2009

Affascinato dalla bellezza e dalla violenza di Napoli, Abel Ferrara ascolta le storie di chi la abita nei quartieri spagnoli, nei bassi, nelle orribili “vele” di Scampia; di giornalisti, magistrati, organizzatori dei centri sociali. Va nelle carceri a vedere e a cercare di capire, intervistando soprattutto delle detenute, quasi tutte in galera per spaccio di stupefacenti. Intreccia poi questi racconti a delle ricostruzioni di episodi di malavita.

Il cuore nero e pulsante della città partenopea emerge in tutta la sua tenacia irredimibile. Nessun compiacimento e nessun alibi. Ma le storie di queste donne dicono molto non solo della violenza da loro esercitata e sinceramente ammessa ma anche degli apparati e delle istituzioni che dovrebbero reprimerla. Una ragazza senza più il padre e con la madre gravemente malata chiede in commissariato di incontrare il fratello più giovane arrestato da poco. Quando lo vede pestato si ribella e per questo viene condannata a due anni di carcere, per direttissima. Fior di banditi della Banca d’Italia, dei ministeri, delle imprese, grandi ladri che rubano milioni di euro rimangono ricchi e liberi -quando non stanno al potere- e una giovane donna viene buttata in carcere per aver spinto dei poliziotti. La violenza dello stato, anch’essa irredimibile.

Ragazze – La vita trema

di Paola Sangiovanni
Italia, 2009
Trailer del film

ragazze la vita trema

Quattro donne, che negli anni Sessanta erano adolescenti e ragazze, raccontano le loro famiglie, l’educazione, l’affrancamento, la scelta femminista, la politica, le grandi manifestazioni, la svolta autoritaria e la fine. Il film alterna le interviste contemporanee alle immagini di repertorio pubbliche e private. Nonostante l’iperfemminismo e una tonalità a volte -e forse inevitabilmente- da amarcord, ne scaturisce un documento pieno di tenerezza, molto interessante per comprendere le ragioni e soprattutto la Stimmung dell’epoca.

Scheherazade, Tell me a Story

di Yousry Nasrallah
(Ehky ya Schahrazad)
Egitto, 2009
Con: Mona Zakki, Mahmoud Hemeda, Hassan El Raddad, Sawsan Badr

tell me a story

Hebba è una giovane presentatrice televisiva di successo che attacca se necessario il potere. Suo marito Karim però scrive sul giornale del governo e se lei non cambia argomenti e stile lui non potrà far carriera. Per accontentarlo, Hebba decide di passare dal pubblico al privato e di farsi raccontare delle storie da donne che hanno vissuto delle particolari esperienze di vita: una bella signora che non si è mai sposata ed è finita in una clinica psichiatrica, una assassina per onore, l’erede di una grande fortuna che subisce una raffinata truffa…E tuttavia in ciascuna di tali storie ritornano l’ingiustizia, la miseria, la corruzione del governo. Sarà la stessa Hebba protagonista e vittima dell’ultimo racconto.

Tre storie dentro un unico contenitore a narrare l’Egitto contemporaneo, la sua vita quotidiana, le sue passioni. I rapporti tra la stampa e il potere somigliano in modo impressionante a quelli in atto nell’Italia berlusconiana. È questo che soprattutto colpisce: la verità del contesto, non l’esotismo della narrazione.

La donna di un tempo

Teatro Libero – Milano
(Die Frau von früher, 2004)
di Roland Schimmelpfennig
Con: Corrado d’Elia, Alice Arcuri, Monica Faggiani, Laura Ferrari, Marco Taddei
Regia di Sergio Maifredi
Sino al 18 luglio 2009

Frank e Claudia stanno per lasciare la loro casa e trasferirsi lontano. Bussa alla porta Romy, conosciuta da Frank da ragazzo -ventiquattro anni prima- e da allora mai più rivista. Romy gli ricorda la promessa di eterno amore e reclama Frank tutto per sé. Lasciata fuori di casa, la donna viene colpita con un sasso scagliato da Andreas, figlio dei due. Temendo di averla uccisa, il ragazzo la riporta dentro. Né lui né i suoi genitori partiranno.

Personaggi che si muovono a scatti, che parlano a blocchi; l’azione descritta da una voce narrante e costruita su dei rewind-forward, sull’andare avanti e indietro nelle ventiquattro ore in cui si svolge il dramma. Un Corrado d’Elia capace di restituire per intero la natura vuota e meccanica di Frank; le attrici isteriche, dolci e implacabili. Riferimenti al teatro greco, a Medea, alle Trachinie, al coro che scandisce. E soprattutto la capacità di entrare a fondo nei rapporti umani, nella consustanzialità del tempo e della morte, dei quali la comparsa di Romy è figura. Il grottesco inseparabile dal tragico. La tragedia amnesica dell’esistere.

Uomini che odiano le donne

(Män som hatar kvinnor)
di Niels Arden Oplev
Danimarca-Svezia 2009
Con: Noomi Rapace (Lisbeth Salander), Michael Nyqvist (Mikael Blomkvist), Peter Haber (Martin Vanger).
Trailer del film

Uominicheodianoledonne

Harriet Vanger, una bella sedicenne, scompare nel 1964 durante una riunione di famiglia. Lo zio Martin non si rassegna e ancora dopo quarant’anni incarica il giornalista Mikael Blomkvist di trovare qualche traccia dell’assassino della nipote, convinto che è all’interno dei Venger che vada cercato. Fondamentale si rivela la collaborazione di Lisbeth, un’abilissima hacker dal passato oscuro e violento. A poco a poco emerge un viluppo di fanatismo razziale, psicopatologie, omertà, le cui vittime sono tutte donne.

Tratto dal primo volume del romanzo Millennium di Stieg Larsson, il film è un ottimo thriller che nel ritmo prima lento e poi concitato, nell’indulgere sui particolari degli oggetti e dei corpi, nello sfondo filosofico e politico, nei ritorni temporali, aspira al “cinema d’autore”. L’istituzione familiare ne esce malissimo, i maschi in particolare.

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