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Sottomissione

Sabato 11 maggio 2024 alle 19.00 nell’Aula consiliare del Palazzo di Città di Palazzolo Acreide (Siracusa) insieme a Cristina Santacroce dialogherò con  Davide Miccione a proposito del suo libro più recente: Quando abbiamo smesso di pensare. Scritti di fenomenologia dell’emergenza (2020-2023) (Transeuropa Edizioni 2023, pagine 146).
Questo libro spiega come sia stato possibile in pochi decenni, dal 1989 a oggi, passando per l’evento chiave del 2001 (le torri di New York), trascorrere da una società e una mentalità intrise di consistenti tendenze libertarie alla sottomissione, da parte degli stessi soggetti, alle parole d’ordine in gran parte insensate delle autorità. Il neoliberalismo va mostrando con sempre maggiore chiarezza gli impulsi autoritari che lo attraversano, la «spinta liberticida in atto», i tabù, le parole d’ordine, i capovolgimenti linguistici che si riassumono nel politicamente corretto come forma suprema di obbedienza all’autorità costituita nelle sue forme concettuali, mediatiche e politiche.

 

Fenomenologia dell’emergenza

Venerdì 19 aprile 2024 alle 18.00 alla libreria Feltrinelli di Catania dialogherò con Davide Miccione a proposito del suo libro più recente: Quando abbiamo smesso di pensare. Scritti di fenomenologia dell’emergenza (2020-2023) (Transeuropa Edizioni 2023, pagine 146). L’evento è organizzato in collaborazione con l’Associazione Studenti di Filosofia Unict (ASFU).
È vero: «die Philosophie ihre Zeit in Gedanken erfaßt» (Hegel), la filosofia (è) il proprio tempo appreso e colto nel pensiero e con il pensare, o almeno è anche questo. E dunque il denso disegno che Davide Miccione traccia del nostro tempo è del tutto filosofico. Alcuni suoi riferimenti sono Günther Anders, Ivan Illich, Pier Paolo Pasolini, ma il disegno è del tutto originale ed è costituito da una intelligenza del presente e da una chiarezza analitica che descrivono con lucidità i nostri anni più recenti e il tempo nel quale siamo immersi.
Giustamente centrale nell’analisi critica di Miccione è il linguaggio. La lingua infatti non rappresenta un elemento tra gli altri delle comunità sociali, non è soltanto un raffinato strumento ma costituisce il mondo stesso degli umani. Adottare una modalità linguistica piuttosto che altre è sempre anche una scelta (o una non scelta) politica. È anche nel linguaggio e tramite il linguaggio che brilla evidente la schizofrenia ‘progressista’ che fonda principi, teorie e azione su ciò che proviene dagli Stati Uniti d’America, vale a dire dal luogo dell’imperialismo, del potere, della repressione di ogni autentica emancipazione sociale e collettiva. La schizofrenia imperialista di una ‘sinistra’ defunta che però ancora cammina, la sinistra-zombie, è uno degli elementi centrali della fenomenologia dell’emergenza, uno dei capisaldi degli anni Venti del XXI secolo. 

Conoscenza / Libertà

Conoscenza è libertà
Introduzione a:
Quando abbiamo smesso di pensare
Scritti di fenomenologia dell’emergenza (2020-2023)
di Davide Miccione
Transeuropa Edizioni 2023, pagine 146
Pagine 5-11

Con intelligenza illuministica e con ironia meridionale Davide Miccione descrive esattamente ciò che accade e la direzione che si sta cercando di imprimere alla vita collettiva, ovunque. Una direzione che trova nella parola «emergenza» una sintesi, un significato, un grimaldello, una spiegazione.
La direzione di un progressivo ma implacabile restringimento delle libertà civili – la libertà di non essere d’accordo con la maggioranza – e dei diritti sociali – il diritto al lavoro, a una vita dignitosa. Il grimaldello di una esigenza securitaria davanti alla quale ogni obiezione, dubbio, ironia assumono la figura del crimine.
E invece il peccato contro lo spirito è la duplice potenza della sottomissione e della stupidità. Potenza in questi anni vincente ma fondata su basi assai fragili. Nulla di solido, fecondo e bello può infatti essere costruito sulla stupidità e sul servilismo.
Anche questa fenomenologia di Davide Miccione, la sua stessa possibilità ed esistenza, costituisce una dimostrazione della forza indistruttibile dello spirito, vale a dire della libertà e della conoscenza

Surrogati

Leggendo una lucida riflessione di Marta Mancini dal titolo E l’uomo creò l’uomo («Aldous», 23.5.2023) ho appreso l’esistenza di questo sito: Success. IVF Clinic & Surrogacy Center, che consiglio di visitare con attenzione e a partire dal quale non pongo questioni di carattere etico o giuridico; non chiedo se il desiderio di avere un figlio possa costituire motivo sufficiente per averne anche diritto; e neppure osservo che i Paesi di origine delle donne che vendono il loro ventre siano Cipro, Grecia, Colombia e Ucraina; e che i prezzi per acquistare un pargolo vadano dai 13.000 ai 75.000 €, in relazione alla qualità della materia prima e alla garanzia del risultato.
Pongo una questione diversa e che mi interessa di più: se i cuccioli di Homo sapiens possono essere generati in questo modo, una delle ragioni di fondo non consiste forse nel valore intrinseco dell’umano, che non è superiore a quello di qualsiasi altro prodotto naturale e artificiale, acquistabile e vendibile? Che quindi la pretesa della nostra specie di essere qualcosa di più sia semplicemente patetica? E che la convinzione di costituire «la sorprendente eccezione, il super-animale, il quasi-Dio, il senso della creazione, il non pensabile come inesistente, la parola risolutiva dell’enigma cosmico» (Nietzsche, Umano, troppo umano II, af. 12) sia segno di un’arroganza tanto banale quanto irragionevole?

 

Covid e Stato etico

Venerdì 20 gennaio 2023 alle 15.30 nella sede di Belluno di Unidolomiti terrò una lezione dal titolo Epidemie, Diritti e Stato etico. L’evento si inserisce nel ciclo Dialoghi sul potere ideato e organizzato dal Prof. Lorenzo Maria Pacini.
Affronterò, in modo naturalmente sintetico, le seguenti questioni:

1 Che cos’è un’epidemia?
2 Che cos’è l’autorità?
3 Che cosa sono i diritti?
4 Il potere e la morte
5 Epidemie e vita
6 Epidemie e Stato etico
7 Una ginnastica d’obbedienza
8 Covid19 e disvelamento

Cercherò in questo modo di analizzare le ragioni e le radici della vessazione attuata dalle forze dell’ordine, dai social network, dalle televisioni, da uno Stato e da una società civile diventati etici, cioè convinti di essere la fonte non soltanto delle norme empiriche ma anche del bene e del male assoluti, da imporre a tutti i cittadini, i quali sono stati privati del diritto di difendere i propri corpi e di resistere a una visione del mondo e a un insieme di pratiche dalle chiare tendenze autoritarie e persecutorie.

Anarchia vs. umanitarismo

Morale e società: un punto di vista anarchico
in «Il pensiero e l’orizzonte. Studi in onore di Pio Colonnello»
Mimesis, Milano-Udine 2021 [ma pubblicato nel 2022]
pagine 87-96

  • Indice del saggio
    1 La guerra giusta
    2 Umanitarismo vs. emancipazione
    3 Oltre l’umanitarismo: la prospettiva anarchica
    Conclusione, Orwell-Schmitt

In questo saggio, scritto per un volume in onore dell’amico Prof. Pio Colonnello, ho cercato di indicare alcune delle ragioni per le quali il venir meno del sistema stabilito nel 1648 con le paci di Westfalia, vale a dire l’esclusione dei civili dai conflitti e la non ingerenza negli affari interni degli altri Paesi, sia stato e continui a essere una delle ragioni della ferocia contemporanea, con le sue guerre scatenate in nome dei diritti e della democrazia così come in passato l’Europa subì le guerre condotte in nome delle religioni e della verità, guerre alla quali appunto Westfalia aveva posto fine.
La «guerra giusta» è una delle espressioni più esiziali e pericolose del paradigma umanitario, paradigma al quale contrappongo una prospettiva anarchica matura, vale a dire disincantata ma proprio per questo capace di difendere la democrazia, che significa non l’andare al voto ogni certo numero di anni -voto il cui esito viene regolarmente disatteso se diverso rispetto a quello voluto dai mercati- ma significa «effettiva divisione dei poteri, che oggi sono invece subordinati a quello finanziario; significa la libertà di scrivere e manifestare il proprio pensiero, sempre più limitata da censure ideologico-governative e dal flagello del politicamente corretto che sottomette al diritto penale persino le opinioni storiche e filosofiche».

Paure e razionalità

Pubblico qui due documenti.
Il primo è una Lettera inviata agli attuali Presidente del Consiglio e Ministro dell’Università da parte di più di un migliaio di docenti e membri del personale tecnico-amministrativo degli Atenei italiani (il cui numero va crescendo in questi giorni). Il testo si compone di 8 pagine; le ultime due sono costituite da una parte della bibliografia scientifica utilizzata per la stesura del documento. Riporto qui alcuni brani, consigliando naturalmente la lettura integrale della Lettera, la quale può essere scaricata e sottoscritta al seguente indirizzo:

Universitari e Ricercatori contro il GreenPass. Lettera aperta al Presidente del Consiglio

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Rileviamo anzitutto che non vi sono basi scientifiche per questo ennesimo inasprimento delle politiche di contenimento della pandemia e non possiamo non esprimerci relativamente alle fortissime implicazioni psicologiche, etiche, giuridiche ed economiche che questo approccio alla pandemia sta avendo sul nostro tessuto sociale e civile. Osserviamo inoltre con estrema preoccupazione l’escalation di violenza verbale e attacchi pretestuosi verso la minoranza di coloro che per vari motivi, tra cui considerazioni di tipo sanitario, hanno scelto di non vaccinarsi.

Considerati questi dati epidemiologici essenziali, l’obbligo vaccinale per gli over 50, o per particolari categorie di lavoratori, appare una misura di cui si fatica a comprendere la reale necessità.

Va altresì considerato che i vaccini attualmente somministrati sono farmaci la cui autorizzazione all’immissione in commercio è avvenuta in via “condizionata” e temporanea, sulla base del Regolamento della Commissione Europea n. 507/2006 del 29 marzo 2006, che si applica espressamente ai «medicinali» per i quali «non siano stati forniti dati clinici completi in merito alla sicurezza e all’efficaci (art. 2 e art. 4, n. 1, del regolamento), e che le evidenze scientifiche circa l’efficacia e la sicurezza della somministrazione di dosi booster a distanza ravvicinata sono scarse, ma già preoccupanti.

Un altro aspetto critico della campagna vaccinale è quello relativo alla comunicazione, che è stata estremamente variabile e incoerente: dalla promessa dell’immunità di gregge si è passati all’evidenza che il vaccino non protegge dal contagio; da un solo ciclo vaccinale si è passati alla necessità di una terza dose e forse una quarta, con tutti i pericoli che la somministrazione ripetuta del vaccino rappresenta per l’incolumità fisica dei soggetti trattati.

Con specifico riferimento alla vita della comunità universitaria, dobbiamo inoltre rilevare che l’applicazione del Decreto Legge è destinata inevitabilmente ad alimentare conflitti e discriminazioni. La nuova normativa, infatti, impedirà di lavorare e di percepire lo stipendio a chi sceglierà di non vaccinarsi o di non completare il ciclo vaccinale, introducendo di fatto una sanzione che non trova precedenti nel nostro ordinamento. Questa sanzione produrrà gravi ripercussioni sociali e psicologiche, che incideranno sulla vita individuale e familiare dei lavoratori sospesi, incluse persone al termine della loro carriera lavorativa, oltre ad avere ricadute sulla formazione degli studenti, sulla ricerca e sull’attività culturale e amministrativa dei nostri atenei. Singolare dal punto di vista giuslavorista appare poi la possibilità che i lavoratori strutturati sospesi possano essere sostituiti da lavoratori precari, ai quali sarà richiesto, se di età non superiore ai 50 anni, il Green Pass semplice, acquisibile, come era finora anche per il personale strutturato, mediante il semplice tampone.

Riteniamo che la sospensione dal lavoro e la perdita del sostentamento economico, come conseguenza dell’inadempimento all’obbligo vaccinale, rappresenti un’imposizione sproporzionata e ingiustificata dal punto di vista sanitario e che, in quanto tale, debba essere portata all’attenzione della Corte Penale Internazionale come atto persecutorio nei confronti di un gruppo sociale, in questo caso identificabile dal suo status vaccinale (art. 7 dello Statuto di Roma).

Riteniamo particolarmente grave, infine, obbligare gli studenti ad esibire il Green Pass per poter partecipare in presenza alla vita universitaria. Ai fini della salvaguardia della salute di tutti, la distribuzione gratuita di test rapidi antigenici, anche salivari, che sono in grado di rilevare con elevata sensibilità non tanto la positività quanto la contagiosità degli individui, pare assai più efficace come misura di tutela della salute delle comunità universitarie.

In questa prospettiva, auspichiamo che Lei, signor Presidente del Consiglio dei Ministri, voglia prendere urgentemente in considerazione la necessità di ritirare il suddetto Decreto, allo scopo di restituire agli atenei l’universalità e la pluralità di pensiero, che è alla base dello stesso concetto di universitas, e di salvaguardare i principi e i valori su cui si fonda la nostra società, in nome di quanti hanno contribuito alla loro affermazione e di quanti hanno il diritto inalienabile a costruirvi la propria felicità.

Versione pdf della Lettera
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Il secondo documento è un saggio del Prof. Guido Nicolosi, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi nel Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali di Unict.
Il testo si intitola Communication, Fear and Collective Trauma in first Wave Covid-19.“Double Epidemic” in Italy: traces and clues.
Uno degli argomenti è l’infodemia che ha colpito in particolare l’Italia. È stato pubblicato su Studia Humanitatis Journal, 2021, 1 (1), pp. 103-126.

Questo è l’abstract:
«The Coronavirus epidemic has demonstrated just how unprepared our societies were for an occurrence of this kind. On March 2020, the Italian government was in fact the first in Europe to implement a strategy of lockdown on the whole national territory, not just in the areas where outbreaks occurred. The coronavirus crisis was concentrated in a specific area: in particular, the region of Lombardy and some isolated provinces in the north of Italy. So, Italy has suffered a “double” epidemic, but the strategy adopted was uniform and radical. This contribution does not focus on the effectiveness of the Italian strategy per sè . The aim is rather to analyse the Italian Case from the point of view of media and institutional communications with the intention of bringing to light some critical issues. Particularly, here it is posited that emergency  ommunication produced during the “first wave” of pandemic has significantly contributed to fostering a climate of anxiety and collective fear with possible traumatogenic consequences. Within an emergency context, communication can be the thin boundary line between collective trauma and resilience and covid 19 pandemic was also a public communication crisis. This essay tries to analyse some traumatogenetic issues of institutional and media communication during the coronavirus crisis in Italy. Below a non-exhaustive list of these issues: A dramatic center-periphery coordination deficit; Wavering institutional communication; The “numerological” hegemony”; The absence of an “exit strategy”».

Il saggio, scritto in modo chiaro e vivace, merita di essere letto per intero. Anche in questo caso segnalo alcuni brani.
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As predicted by The Lancet, Italy had to face an infodemic crisis and a pandemic information overload. This has been widely confirmed by our routine research activity. In the absence of effective, professional institutional direction, the media did not hesitate to dramatize the narration of events for their own interest (audience), with massive coverage which was at times emphatic, others schizophrenic (alternating reassurances with alarmism). On occasions they might even be accused of foul play, with headlines for effect and news which was only partially true.

In other words, in order to convince the population to live under a regime of quarantine for an indefinite period, the government used a “strong” (alarmistic) communicative register.

The main traumas registered today by psychologists are the following:

▪ Isolation, with repercussions on somatic levels and reduced resilience;

▪ Symptoms of depression (loss of motivation, self-esteem, physical and cognitive fatigue);

▪Violence and aggression (an increase in domestic violence and conflicts between individuals was registered);

▪ Paranoid suspicion (search for the plague spreader);

▪ Sense of incoherence;

▪ Individual and social control;

▪ Technological overdose;

▪ Compromised development and growth in minors.

Nevertheless, the rite can have a dangerous, consolatory function (Gugg, 2014), because it can give a community the illusion of being immune to a successive disaster and generate a false sense of security. Or, rites can serve to remove the community’s sense of guilt by attributing the causes of the disaster to scapegoats. Or to re-establish the pre-existent social order (resilience) without reflexively reasoning on the political and social responsibilities and on the possible and necessary changes.
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I pdf contengono le mie sottolineature ed evidenziazioni. I due testi confermano che è possibile, solo che lo si voglia, osservare in modo razionale quanto sta accadendo da due anni; riflettere con attenzione sulle cause e sulle conseguenze della gestione politica dell’epidemia; evitare comportamenti irrazionali, fanatici, fideistici. Si può insomma, se lo si vuole, rimanere persone sensate, critiche, libere.

Post scriptum
Un collega che riceve gli aggiornamenti su ciò che pubblico sul sito mi ha scritto questo:
«grazie, confermando il mio dissenso…»
Gli ho chiesto: «Hai letto i due testi?»
La risposta è stata questa:
«conosco le ragioni, che non riesco a condividere. Sono prevenuto e quindi non li leggo neppure».
Ecco un esempio di «comportamento irrazionale, fanatico, fideistico» e certamente non consono a un professore, a un intellettuale, a uno studioso.

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