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Ignoranza

Il trionfo dell’ignorante è l’estasi del potere
in Il Pensiero Storico. Rivista internazionale di storia delle idee
23 dicembre 2022
pagine 1-7

I decisori politici, i loro consulenti ai ministeri dell’istruzione e dell’università, favoriscono nelle scuole il familismo cognitivo e nelle università la notte in cui tutti gli studenti sono uguali. Il familismo cognitivo reclama – con aggressioni, intimidazioni e ricorsi – che i propri figli siano sempre premiati, promossi, sostenuti, anche e soprattutto quando non studiano, non capiscono, non si impegnano, disprezzano gli insegnanti e i libri.
Ma l’eliminazione di ogni filtro a scuola e nelle università ha prodotto un filtro feroce e implacabile nei dottorati di ricerca. Si offrono a chiunque, in cambio delle tasse di iscrizione, lauree svalutate e voti inflazionati – il 110 per tutti, Todos caballeros – ma poi ad accedere a quello che è ormai il vero titolo di studio superiore sono pochissimi, dato il numero sempre assai ridotto di posti di dottorato di ricerca e ancora meno di quelli che prevedono una borsa di studio. È facile dedurne che a entrare nei dottorati sono di solito e per fortuna delle persone tenaci, intelligenti e competenti, ma non mancano altre che vi accedono per meriti di diversa natura: familiari, di protezione politica, di raccomandazione di casta. Perché un filtro, prima o poi, si crea. E questa diventa una selezione particolarmente iniqua e dannosa poiché senza un titolo di dottore di ricerca non è più possibile aspirare a entrare nei ruoli dell’insegnamento universitario.
Davide Miccione, al cui Lumpen Italia. Il trionfo del sottoproletariato cognitivo (2022) questo articolo è dedicato, sull’Avanti! del 22.1.2023 ha aggiunto sul tema altre lucide riflessioni:
«Eppure pensare l’ignoranza ci disturba. È il nostro grande non detto. Tuttavia chi ha insegnato nei licei e nelle università contemporanee sa, a meno che non sia lui stesso ignorante, che una grossa fetta della popolazione scolastica e accademica non raggiunge i livelli minimi che ci si aspetterebbe dal possesso della loro laurea o del loro diploma. […]
Il potere, per evitare il virus della politica come luogo dove si raggiunge una decisione di cui si debba poi avere una responsabilità, si traveste da decenni da tecnica. Vuole sottofinanziare le università meridionali senza che sia una decisione politica ma solo tecnica e costruisce algoritmi per classifiche che gli permettano “tecnicamente” di tagliare finanziamenti come mero fatto tecnico e così via. Questo goffo travestimento funziona solo in presenza di un folto numero di soggetti per cui una riflessione politica e filosofica sia ormai oltre le proprie possibilità. […]
Chi pensa, da politico, di stare “sbrigando” un atto tecnico invece che un atto politico dimostra solo la propria triste condizione culturale (e del resto tanto Platone che Croce, per citare due classici, sul tema si sono già abbondantemente espressi) o la propria amorale furbizia. […]
L’ignoranza vigila su di noi: il dibattito, se proprio deve esserci, sia simulato, ripetitivo e asimmetrico. E mai si alzi in volo».

Distanza

Prefazione a:
Guida filosofica alla sopravvivenza
di Davide Miccione
Algra Editore 2022, pp. 132
Pagine 9-12

Gli oggetti, la distanza, la malattia, la tecnica, il corpo, lo spazio, il tempo, la dissoluzione.
È di questi temi che Davide Miccione parla nella forma di una Guida al respiro del presente, alla sua fatica, al suo masochismo travestito da edonismo, al suo provincialismo globalizzato. Si tratta di un filosofo che esercita il diritto e assai più il dovere di pensare, di tenersi nella forza e nel dolore del pensiero di fronte a qualcosa che ha un’evidenza così accecante da trasformare l’accadere a tutti familiare – il nostro esistere, adesso – in una oscurità quasi incomprensibile. Perché è difficile capire l’insensato. Ma è il nostro compito, a qualunque costo.
Miccione descrive con intelligenza e ironia (sono la stessa cosa) la dissoluzione, l’impulso alla distruzione, il Paese dei balocchi che non ci trasforma – tutti: studenti, professori e cittadini – in ciuchi ma in burattini che qualunque autorità è pronta a utilizzare per i propri obiettivi salutistici, moralistici, solidaristici, valoriali, santi. Ma per tutti – studenti, professori, cittadini e autorità – l’esistenza rimane attrito, dramma, travaglio del negativo. Questa Guida è una apologia del conflitto, delle difficoltà che l’esistere comporta, della fatica quotidiana necessaria per rimanere liberi, critici, pensanti.

«Il proprio tempo appreso nel pensiero»

È vero: «die Philosophie ihre Zeit in Gedanken erfaßt» (Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, prefazione), la filosofia (è) il proprio tempo appreso e colto nel pensiero, o almeno è anche questo. E dunque il breve e denso disegno che Davide Miccione traccia del nostro tempo è del tutto filosofico. Intelligenza del presente e chiarezza analitica descrivono infatti esattamente ciò che accade e la direzione che si sta cercando di imprimere alla vita collettiva, ovunque.
Il testo è uscito su Aldous il 10.9.2022, con il titolo Il nominabile attuale.

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Qualora fosse umanamente possibile, la campagna elettorale aumenta la confusione. Questioni gravi e questioni irrilevanti, problemi reali e capziosità, paure vere e chiamate alle armi di sessant’anni fa ritirate fuori oggi alla bisogna, si accavallano senza sosta. “L’innominabile attuale”, il presente incomprensibile entro cui seguiamo o persino pretendiamo di guidare gli altri (come nella bruegeliana parabola dei ciechi) si fa ancora più confuso, aumentano gli slogan e i distinguo, le false bandiere e i distrattori. Diventa allora necessario, accettando preventivamente il giudizio di superficialità e di indebita semplificazione che sempre ci si attira, provare a definire gli elementi essenziali del nostro (lungo e perdurante) presente politico. Posto in bell’ordine il catalogo è questo:

  1. I ricchi diventano e devono diventare sempre più ricchi.
  2. I ricchi devono “potere” sempre più, dunque sempre meno devono essere gli aspetti della vita sulla terra non riducibili nella sua interezza al valore e al potere del denaro (per farsi un’idea degli aspetti descrittivi si vedano i lavori di Michael Sandel).
  3. Lo Stato si può impoverire o indebolire se ciò è utile al punto 1 o può acquisire importanza se ciò è utile al punto 1. Si veda a tal proposito la demolizione del welfare in questi decenni e viceversa il potentissimo Stato ambulatoriale di questi tre anni.
  4. Le procedure democratiche devono diventare irrilevanti in modo da non disturbare lo sviluppo dei punti 1, 2 e 3.
  5. Le procedure democratiche possono essere momentaneamente enfatizzate se servono allo sviluppo dei punti 1, 2 e 3.
  6. Quasi tutti i prodotti ideologici o culturali passati (dai sumeri al Novecento), fatto salvo qualche sparuto aspetto della ragione liberale, si pongono, anche senza volerlo o saperlo, come forme di resistenza allo sviluppo dei punti 1 e 2 perlopiù per un loro implicito non mettersi pienamente a disposizione. Dunque vanno sottoposti a character assasination (Islam, comunismo ad esempio), o a indebolimento, svuotamento eccetera, con moto uniformemente accelerato.
  7. Il processo dei punti 1 e 2 viene chiamato capitalismo, mercatismo, finanzcapitalismo, turboliberismo eccetera sebbene a volte si incarni in grandi organismi internazionali (ovviamente non eletti) o Stati.
  8. Quando alcuni attori che perseguono il punto 1 e il punto 2 hanno necessità di agire attraverso i governi o vi si identificano momentaneamente ciò viene chiamato geopolitica.
  9. Il processo dei punti 1 e 2 è necessario venga visto come irreversibile da tutti e come l’unico pensabile e non sostituibile da altro (vedi il compianto Mark Fisher).
  10. Per mantenere inimmaginabile qualsiasi altro tipo di mondo non basato su 1 e 2 va eliminata la storicità come categoria di giudizio del reale e la conoscenza del passato. L’operazione (già a buon punto) viene portata avanti per omissione (indebolimento dell’insegnamento della storia e degli aspetti storici di ogni disciplina) e attivamente con la promozione di quell’aborto concettuale che è la cancel culture, concezione che dell’alterità fa un medesimo difettoso da emendare e da condannare in quanto non uguale a noi.
  11. Per mantenere inimmaginabile un altro tipo di mondo non basato su 1 e 2 va eliminata la filosofia o va sostituita con una filosofia settoriale e procedurale (ben si attaglia dunque la filosofica analitica) che non pensi di poter descrivere e valutare l’interezza del reale.
  12. Per mantenere inimmaginabile un altro tipo di mondo non basato su 1 e 2 va eliminata la Grande Letteratura e la sua capacità di violare la “moralina” che ogni presente pensa di incarnare pienamente.
  13. Il politicamente corretto, la cultura woke, creando una perenne preoccupazione per le offese arrecabili a individui, è un ottimo “spengipensiero” e devia l’attenzione di chi dovrebbe essere di sinistra (dunque contrario ai punti 1 e 2) verso questioni meramente linguistiche e di dettaglio. Essendo fondata sulla libera decisione dei soggetti di sentirsi offesa, la cultura woke può riprodursi ed espandersi all’infinito.
  14. Le forme attuali dell’arricchimento del punto 1 abbisognano di un uomo sempre più sbilanciato verso una pseudovita telematica e sempre meno in grado di vivere esperienze libere, corporee, amicali. Per questo la digitalizzazione è diventata sempre un bene, anche contro ogni evidenza sociologica.

Addendum: una grandissima parte delle parole e degli slogan che sentirete in questa campagna elettorale è solo una forma di subspeciazione artificialmente creata per simulare una differenza e una dialettica tra forze egualmente devote all’obbedienza dei primi due punti dell’elenco. A meno che il lettore non faccia parte dei ricchissimi o di coloro che ragionevolmente pensano di poterli parassitare per un tempo sufficientemente lungo (giornalisti, operatori finanziari, apparatčik di organismi internazionali, deputati) votare per partiti che non avversano lo sviluppo dei punti 1 e 2 (e degli altri 12 di supporto) potrebbe non essere la cosa più razionale da fare, né per sé né per il mondo.

[L’articolo è stato ripubblicato anche da Sinistrainrete]

Davide Miccione su Animalia

Davide Miccione
Recensione a Animalia
 in Phronesis. Semestrale di filosofia, consulenza e pratiche filosofiche
Anno II seconda serie, numero 5, maggio 2022
Pagine 91-95

«Il tema di Animalia non è però calcato sull’urgenza del momento come Disvelamento ma su un’urgenza, per così dire, eterna, cioè quella che ha il Sapiens di riuscire a capirsi e vedersi in quanto uomo. Un volume di antropologia filosofica verrebbe da dire se non fosse che è proprio quest’ultima che viene scardinata e resa impossibile, almeno nelle forme in cui siamo abituati a pensarla. Biuso parte dal modo in cui siamo abituati e pensare l’uomo e in pochi passaggi rende questa modalità inattingibile.
[…]
Difficile non scorgere il ridicolo di una categorizzazione binaria che mette il lombrico e il bonobo, che in nulla si somigliano, insieme nella identità animale, e noi che tanto al cugino peloso somigliamo, da soli nell’altra. Animale diventa così solo un “controtermine” atto a scopi di separazione, di sfruttamento e di guerra.
[…]
Dunque dall’eccezionalismo antropocentrico che ci divide dall’animalità, discendono altre separazioni, altri dualismi, altre contrapposizioni che Biuso perlustra nel libro e a cui contrappone una attenta cucitura della nostra realtà categoriale. Tentato dal monismo (come le ombre di Spinoza e Schopenhauer che si intravedono alle sue spalle ci suggeriscono) Biuso non vi cede mai. Alla casacca della totalità preferisce un attento lavoro sartoriale che tenga conto dei tessuti di provenienza. La stessa scelta del termine “corpomente” per indicare quegli uomini che noi siamo o “naturacultura” per delineare una lettura del rapporto tra innato e acquisito meno rigida, rivela questa passione per una conciliazione che superi le differenze ma non le anneghi».

Pensiero molteplice

Pensiero molteplice
Aldous, 11 giugno 2022

«Lo studioso non deve occuparsi di nessuna forma di orizzonte veritativo o di salvaguardia dei beni spirituali della civiltà ma partecipare vittoriosamente ai ludi bibliografici, l’artista non può mettere la bellezza tra i suoi obiettivi ma occuparsi dell’oscillare delle sue quotazioni e l’insegnante non si occupa della Bildung dei giovani allievi ma di addestramento al lavoro» (Davide Miccione, Pensiero unico, forse neanche quello, Algra Editore 2018, p. 10).
Che cosa ha reso possibile la chiusura delle menti, delle scuole, delle università, all’intelligenza? Da chi essa è stata attuata? La risposta è complessa perché è intricata, rizomatica, inverosimile e tuttavia possibile.
In Italia l’esecutore sono le commissioni parlamentari e i ministeri. Complice è il sistema dei media, vecchi e nuovi, che ripetono come dischi rotti la loro abituale osservanza e obbedienza a chi pro tempore comanda e li paga. E i mandanti? Le risposte possono anche qui essere molteplici: dallo spirito del tempo al trionfo del liberismo nella lotta di classe, con il conseguente imporsi dell’aziendalismo in ogni angolo, luogo, momento e prassi della vita collettiva; dall’immensa forza d’inerzia della pigrizia intellettuale alla sterilizzante trasformazione della pratica e del metodo scientifici in pura amministrazione tecnologica dei fondi di ricerca. Ma forse il primo e l’ultimo mandante è la stanchezza, la grande stanchezza che Husserl descrive così bene nelle pagine finali della Crisi delle scienze europee.

Disvelamento a Milazzo

Sabato 21 maggio 2022 alle 16,30 nel Palazzo D’Amico di Milazzo (Messina) presenteremo Disvelamento. Nella luce di un virusinsieme al libro di Andrea Zhok  Lo Stato di emergenza. Riflessioni critiche sulla pandemia.
L’evento si inserisce nella prima edizione de La Culturale. Pensiero critico in movimento, dedicata a Il corpo nell’era delle grandi mutazioni. A moderare saranno Enrico Moncado e Davide Miccione.

«Si tratta di un atteggiamento simile a quello di coloro che si approcciano ai vaccini in modo fideistico e lo stesso fanno in generale nei confronti della narrazione dei governi e dei media più potenti sull’epidemia SARS-CoV-2. Le profonde divergenze tra medici, biologi, ricercatori; le strategie assai diverse degli stessi governi; i gravi e numerosi punti oscuri della vicenda sin dal suo originarsi e nei suoi sviluppi; una concezione assolutamente riduttiva e volgarmente positivistica della salute, come se la solitudine, l’allontanamento dai propri cari, la distruzione dei legami sociali, la perdita del lavoro, la catastrofe economica, l’angoscia, non fossero cause scatenanti di gravi malattie che non vengono più diagnosticate, non sono curate o lo sono in ritardo, venendo così lasciate alla loro opera di morte; la realizzazione di enormi profitti da parte delle multinazionali del farmaco; la miriade di fatti che smentiscono la teoria o la pongono in dubbio; gli altrettanto numerosi elementi che dovrebbero suggerire almeno prudenza…tutto questo non può scalfire quella che è diventata una fede, che per di più pretende di presentarsi come una scienza e che in nome di questo scientismo fideistico disprezza gli infedeli, li discrimina giuridicamente e civilmente, li condanna al silenzio e in alcuni casi cerca anche di demolirne le figure, invece di rispondere seriamente e nel merito delle riflessioni critiche. I mezzi utilizzati sono infatti per lo più il principio di auctoritas, l’argomento ad personam, il terrore. E tutto questo immerso in una dimensione di vera e propria superstizione»
(Disvelamento, pp. 63-64).

 

Disvelamento al Castello Ursino

Sabato 14 maggio 2022 alle 16,30 nella Corte interna del Castello Ursino di Catania presenteremo  Disvelamento. Nella luce di un virusinsieme al libro di Aldo Rocco Vitale All’ombra del Covid-19. Guida critica e biogiuridica alla tragedia della pandemia.
L’evento si inserisce nel Maggio dei libri 2022. A moderare saranno Alessio Canini e Davide Miccione.
È richiesta la prenotazione alla seguente pagina: Presentazione Libri 14 Maggio 2022 al Castello Ursino

«Camus definisce la conoscenza calore della vita e immagine della morte. E conclude il suo romanzo con parole totali, così diverse e così simili a quelle con le quali si chiude l’altro suo capolavoro, L’étranger, lo straniero, titolo anch’esso gnostico:
“Le bacille de la peste ne meurt ni ne disparaît jamais qu’il peut rester pendant des dizaines d’années endormi dans les meubles et le linge, qu’il attend patiemment dans les chambres, les caves, les malles, les mouchoirs et les paperasses, et que, peut-être, le jour viendrait où, pour le malheur et l’enseignement des hommes, la peste réveillerait ses rats et les enverrait mourir dans une cité heureuse”.
Il bacillo della peste non muore o scompare per sempre, perché può rimanere addormentato per decenni nei mobili e nella biancheria, può attendere pazientemente nelle stanze, nelle cantine, nei tronchi, nei fazzoletti e nelle scartoffie e, forse, sarebbe arrivato il giorno in cui, per la sventura e l’insegnamento degli umani, la peste avrebbe svegliato i suoi topi e li avrebbe mandati a morire in una città felice” (La peste [1947], Gallimard 1985, p. 279).
Parole intrise di una sacralità che va al cuore della materia viva, oltre ogni riduzionismo, oltre ogni minaccia e lusinga. Oltre i modi nei quali dei decisori politici senza luce si illudono di gestire i corpi, la loro potenza, la loro fragilità, la loro essenza mortale aperta allo spazio, al tempo, all’alterità, e mai reclusa nell’inganno di una volontà di potenza politica che si capovolge, che si sta capovolgendo, nella catastrofe».
(Disvelamento, pp. 134-135).

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