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Il Partito Democratico e il senatore Berlusconi

Rasenta l’incredibile e precipita nello squallore, nell’autolesionismo, nell’irrazionalità che un tiranno mediatico e politico, un soggetto che non ha rispetto per niente e per nessuno, venga da vent’anni (vent’anni!) protetto da chi tutti i giorni riceve da lui insulti, dal Partito Democratico. Con costui il PD ha progettato di riscrivere la Costituzione (era ed è il sogno di D’Alema); gli ha garantito -come ammise una volta Luciano Violante alla Camera dei deputati- il possesso di tre reti televisive che hanno manipolato sino al midollo le coscienze e l’informazione; ha concordato e concorda con lui sugli sprechi e sulle folli spese a danno dello stato sociale, della scuola, della sanità (e cioè a danno dei ceti più deboli e di tutti noi) e a favore invece dell’acquisto dei cacciabombardieri F35 e del TAV in Val di Susa; ha accuratamente evitato di regolamentare un conflitto di interessi enorme come l’Everest; ha sistematicamente sottovalutato e giustificato iniziative golpiste delle quali l’occupazione del Palazzo di giustizia di Milano è soltanto la più recente; gli ha permesso e gli permette -con l’attivo e primario contributo di Napolitano– di sottrarsi alla legge e ai tribunali; ha governato insieme a lui nell’esecutivo del banchiere Monti.
Rasenta l’incredibile e precipita nello squallore, nell’autolesionismo, nell’irrazionalità che molti militanti ed elettori del Partito Democratico, i quali hanno tollerato per vent’anni tutto questo schifo e ancora lo accettino, si dedichino ora all’attacco sistematico e continuo di un Movimento -come il 5 Stelle- il cui programma e la cui azione intendono ampliare gli spazi di democrazia, restituire all’Italia la dignità smarrita, garantire una maggiore eguaglianza economica e giuridica tra i cittadini, difendere la Costituzione repubblicana.
Tra qualche giorno la Giunta elettorale del Senato dovrà stabilire se Berlusconi è eleggibile oppure -sulla base della legge 361 del 1957- in quanto concessionario del servizio radiotelevisivo non possa svolgere le funzioni di senatore:

«Art.10. Non sono eleggibili inoltre: 1) coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica, che importino l’obbligo di adempimenti specifici, l’osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o la autorizzazione è sottoposta».
I senatori del M5S si sono già espressi per il rispetto della legge e dunque per l’ineleggibilità di questo soggetto. Dal Partito Democratico il silenzio sul tiranno è stato rotto soltanto dal senatore Luigi Zanda -da poco eletto capogruppo- il quale si è detto d’accordo con il M5S. Al momento del voto su tale questione si vedrà quale partito -se il M5S o il PD- è disposto a tollerare il capo dei fascisti e dei banditi politici presenti nel parlamento italiano.

I nostri morti e i loro

«I nostri morti». Quali? Le vittime senza numero delle guerre statunitensi in Irak, Libano, Afghanistan? Le centinaia di cadaveri lasciati il 4 settembre dall’aviazione della NATO accanto a una cisterna di benzina? I sei paracadutisti italiani che hanno consapevolmente scelto di dare e rischiare la morte in cambio di un ingaggio di 7.000 euro al mese? Perché i primi non contano e i secondi sì? Forse perché costoro sono «i nostri morti» mentre uomini, bambini, donne sterminati a centinaia di migliaia dagli eserciti occidentali e dalla resistenza locale sono i loro morti? Non è questa la logica arcaica e tribale di ogni conflitto, che l’Europa illuministica, cosmopolita e moderna si illude di aver oltrepassato e che invece ritorna di continuo nella propaganda militarista dei governi di ogni colore? E non è forse un’ipocrisia, un’insensatezza, un ossimoro voler generare «democrazia e libertà» coi bombardamenti, con i carri armati, con uomini di altre religioni, di lontane terre, vestiti come robot da combattimento che entrano nelle case a mostrare il volto più feroce e più impaurito dei ricchi del pianeta? E lo spreco di risorse che in Italia sottrae solo per l’Afghanistan un miliardo di euro alla salute, alla scuola, alla ricerca, alla bellezza e alla pace, arricchendo invece le industrie che producono armi e i conti correnti dei politici che da esse intascano tangenti? A tutto questo ha dato voce stamattina Massimo D’Alema rispondendo così a una domanda del GR3: «Andare via dall’Afghanistan, dal Libano, dal Kosovo? No. Dobbiamo decidere se l’Italia è un Paese importante o se vogliamo andare in serie B». Non dunque per cercare Bin Laden, non per vendicare l’11 settembre (evento per il quale non un solo afghano è stato indagato), non per togliere il burqa alle donne e neppure per il petrolio. È per rimanere “in serie A” tra «i grandi del mondo» che si uccide e si muore, che si moltiplicano i nostri e i loro morti. Politica di potenza, puro imperialismo.

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