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La mente temporale ad "Arte al Cubo"

ONE WAY. PERCORSI (IR)REALI

Acireale – Chiostro dell’Ex Liceo Classico Gulli e Pennisi – Via Marchese di San Giuliano 15
dal 22 al 24 maggio 2009
Fotografia, pittura, arte digitale, video, incontri culturali e dibattiti.

Nell’ambito della Terza Edizione della Rassegna Arte al Cubo il Prof. Giuseppe O. Longo (ordinario di Teoria dell’informazione alla Facoltà d’Ingegneria dell’Università di Trieste) presenterà il volume La mente temporale.
Acireale – 24 maggio 2009 – ore 19.

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Futurismo 1909-2009. Velocità+Arte+Azione

Milano – Palazzo Reale
Sino al 7 giugno 2009

Quasi cinquecento opere occupano tutto un piano di Palazzo Reale. Una documentazione pressoché completa e che tocca i tanti ambiti nei quali i futuristi espressero la loro rivoluzione formale: scultura, arti applicate, pittura, fotografia, teatro, musica, cinema, letteratura.
Dal simbolismo di Previati, attraversando lo snodo costituito dai Manifesti di Marinetti e dal suo paroliberismo, si trascorre alle tele in movimento di Boccioni, Balla, Severini, alle musiche di Luigi Russolo, alle geometrie lievi di Depero, al cinema dei fratelli Bragaglia, all’aeropittura di Tullio Crali…L’innovazione espressiva diventa sempre più profonda, assorbendo nel Futurismo gran parte delle avanguardie europee. Anche quando, per ragioni politiche, del Futurismo più non si parla, alcuni dei maggiori artisti della seconda metà del Novecento gli rendono omaggio: Lucio Fontana dà nome di Concetto spaziale -formula futurista- all’intera sua opera e i sacchi di Burri si ispirano al polimaterismo di Prampolini.

La densità teorica del movimento nasce dalla sua ispirazione eraclitea e soprattutto dalla concordanza con la filosofia di Henri Bergson, per il quale la materia è movimento, la vita è il sentirsi durare che ciascuno di noi prova con assoluta e primaria evidenza, «lo scorrere stesso, continuo e indiviso, della nostra vita interiore», il fluire ininterrotto che genera relazioni, confronti, identità e differenze (Durata e simultaneità, [1922], Raffaello Cortina 2004, p. 193). Uno scorrere radicato nel corpo, che è il corpo, poiché «a ogni momento della nostra vita interiore corrisponde un momento del nostro corpo e di tutta la materia circostante, che gli sarebbe “simultanea”: questa materia sembra allora partecipare della nostra durata interiore» (Ivi, p. 46). Per Bergson, durata e movimento sono «sintesi mentali, e non cose» (Saggio sui dati immediati della coscienza, [1889] Raffaello Cortina 2002, p.78). A tali “sintesi mentali” il Futurismo ha voluto infondere la densità materica delle opere. Una trasformazione talmente riuscita da intridere di sé molta arte successiva e da consentire di celebrare il centenario del Manifesto del 1909 in termini così “classici” che avrebbero fatto probabilmente rabbrividire Marinetti, il quale si sarebbe trovato di fronte a un se stesso diventato ormai inesorabilmente musealizzato e “passatista”.

Il corpo delle donne

Fermiamoci un poco. Esattamente per 25 minuti. Cerchiamo di osservare un esempio della tenace e vincente strategia gramsciana che ha condotto Berlusconi a diventare in modo del tutto naturale capo del governo dopo aver instillato per venti anni nel corpomente individuale e sociale delle immagini televisive ben precise e funzionali al suo progetto finanziario e politico. L’egemonia culturale -e cioè la creazione e il controllo dei simboli, delle parole, delle immagini– ha generato inevitabilmente la presa del potere. Marx ha sbagliato nel ritenere che quanto chiamiamo cultura sia subordinato alla struttura economica. È vero, piuttosto, il contrario.
Il corpo delle donne è un fattore decisivo di tale egemonia. Il corpo che è anche strumento e prodotto viene ricondotto soltanto a strumento e prodotto. La natura temporale del corpo è annullata in un lifting immobile e mostruoso, letteralmente.
Questo pacato e terribile documento di Lorella Zanardo e Marco Malfi Chindemi mostra la verità dell’affermazione di Pier Paolo Pasolini sulla televisione come negazione della corporeità.
Chiedo alle donne che lo vedranno: perché?

La montagna sacra

di Alejandro Jodorowsky
(La montaña sagrada)
Messico-USA, 1973

Un percorso di iniziazione dalla pianura politica e sociale alla montagna splendente e solitaria. La ricerca dei nove immortali che vi abitano è una foresta di simboli attinti dalle più diverse tradizioni religiose -compresa la cristologica-, magiche, astrologiche, esoteriche, alchemiche. Paure e potenze ancestrali si coniugano a un erotismo quasi meccanico e freddo; l’animalità intride ogni scena; i corpi vengono dipinti, sventrati, crocifissi, imbalsamati, ibridati; le istituzioni ecclesiali rappresentano la decadenza di ogni autentico sentimento religioso e sono punite con una costante irrisione; il potere è pura e insensata violenza; l’individuo un frammento del mondo.
Lo stile underground tipico dei Settanta appesantisce la già strabordante simbologia di colori, di costumi, di sfondi, nei quali prevalgono spesso il grottesco e l’orrorifico. L’invenzione espressiva è però ammirevole e probabilmente frutto di sostanze allucinogene. Il surrealismo diventa psicomagia e Jodorowsky -che del film è anche interprete, compositore, sceneggiatore- sembra porsi tra i Buñuel-Dalí di Un chien andalou e il Cronenberg di Videodrome e Naked Lunch. Lo scarto rispetto a ogni genere codificato emerge nell’imprevedibile chiusa, dove la finzione è svelata e il percorso deve ricominciare. Come sempre.

Dormire

di Salvo Gennuso
Prima mise en espace
23 aprile – Centro culture contemporanee Zo – Catania
Con Laura Zerbini e Melissa Cossetta (danzatrice)
Luci Aldo Ciulla
Videodesigner Luca Pulvirenti
Regia Salvo Gennuso
Produzione Statale 114

machete

Laura non vuole più le braccia. Forse pensa che le diano solo un fantasma di libertà e che sia meglio dipendere dagli altri ponendo quindi gli altri al proprio servizio. Pensa che le possa essere utile un bel machete, di quelli utilizzati in Ruanda dagli hutu per sterminare i tutsi. Ma a Catania, dove pur si trovano armi di ogni genere, di un machete non v’è traccia Soccorre Internet con le sue vendite per corrispondenza. Laura si getta a braccia aperte -come un Cristo in croce- sull’arma. «I primi giorni furono meravigliosi»….

Mentre su un video scorrono immagini-machete che tagliano altro che le braccia, Laura e la sua figura di danza scandiscono un testo di grande potenza che intreccia quotidianità, delirio e desiderio. Un testo dal quale la corporeità emerge esplicita e profonda e che le due giovanissime interpreti sanno far proprio fino a diventare la stessa persona, il medesimo gesto/parola.
Chi è Laura? Quale il suo sogno (o progetto) che va ben oltre il masochismo e si fa concezione del mondo? Che cos’è questo corpo che desidera e che fa a pezzi se stesso? Salvo Gennuso ha dato vita a un personaggio enigmatico, candido e affascinante, la cui volontà di sonno produce mondi inquieti e stranamente reali.

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