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Luxardo

La ricerca della bellezza. Elio Luxardo, un precursore
Genova – Palazzo Rosso
Sino al 28 marzo 2010

Luxardo (1908-1969) iniziò come scultore; passando alla fotografia mantenne sempre la ricerca dei volumi dentro l’opera. Le serie intitolate Il corpo e la luce e Variazioni sul corpo (entrambe del 1937) costituiscono uno studio attento sul rapporto tra le masse, i rilievi, le ombre, col risultato di esaltare in modo totale la densità della carne.
L’attività di questo artista fu comunque assai eclettica. Luxardo fotografò anche letterati come Marinetti e politici come Nenni; raffigurò attraverso l’espressione dei volti umani i sentimenti –Inganno, Solitudine, Indifferenza, Turbamento, Enigma-; e soprattutto è noto per i suoi ritratti delle attrici e degli attori più celebri del cinema e del teatro italiano. Di ciascuno, Luxardo cerca non la verosimiglianza ma il mito, trasfigurando volti e figure in un alone di luce leggendaria.
La mostra genovese lo presenta come “precursore” di Robert Mapplethorpe. Un accostamento certo corretto ma che forse sminuisce la creatività di questo cercatore di bellezza, di forme platoniche dentro i corpi umani.

Nudo per Stalin

NUDO PER STALIN. Il corpo nella fotografia sovietica negli anni Venti
Milano – Museo Fondazione Luciana Matalon
Sino al 30 marzo 2010

La parabola dell’arte nella Russia diventata Unione Sovietica è emblematica. All’innovazione futurista degli inizi segue l’imbalsamazione staliniana. Significativa di tale destino è la vicenda del nudo. Negli anni Venti alcuni fotografi ne fanno un soggetto potente e innovatore. Con l’avvento di Stalin questi artisti vennero giudicati dei “pornografi”, le loro opere distrutte (compresi i negativi), gli autori stessi incarcerati. Il nudo-vestito diventa funzionale soltanto alla celebrazione dei successi economici, alle parate, alla vicinanza col corpo del Capo. Il monoteismo politico, come quello religioso, odia e teme la molteplicità del piacere. Anche per questo il potere è un’espressione di masochismo. Inevitabile che ci siano sempre dei sadici ad approfittarne. Stalin fu uno di questi.

Corpotempo

Sento lo scorrere delle ore, dei giorni, in un modo fisico. Vorrei, spesso, fermare questo fiume che non conosce soste, rallentamenti, accelerazioni. Mi sembra di vedere quasi l’avvicinarsi della fine e vorrei immergermi sereno in un attimo immobile. Tutto questo accade perché percepisco con chiarezza la temporalità del mio corpo, il fluire dei suoi liquidi, l’avanzare della sua potenza e del suo tramonto.

Mente & cervello 62 – Febbraio 2010

La catastrofe dell’Italia contemporanea non è soltanto culturale, etica, antropologica. È anche economica. La disoccupazione è arrivata all’8,3 per cento, anche se il pifferaio che ci porta verso il baratro riesce coi suoi strumenti -televisione, stampa- a nascondere pure tale dato statistico. Le conseguenze sulla psiche di una condizione senza lavoro sono devastanti e coinvolgono l’identità profonda di una persona, il suo presente, le attese, le memorie.

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Complices

di Frédéric Mermoud
Con Cyril Descours (Vincent), Nina Meurisse (Rebecca), Gilbert Melki (Cagan), Emmanuelle Devos (Mangin), Joanna Preis.
Francia-Svizzera, 2009
Trailer del film

Vincent e Rebecca, poco più che adolescenti, si incontrano, si amano, superano anche la rivelazione del prostituirsi di lui, del suo vivere in un gorgo dalle conseguenze drammatiche.
Cominciando dalla fine della vicenda, il montaggio alterna il sentimento dei due ragazzi e l’inchiesta della polizia, condotta da un commissario poco ligio alla procedura e molto attento all’umanità delle persone che incontra. Un noir interiore e con protagonista la sempre bella Parigi, anche quando è tenebrosa. Ma soprattutto un film sulla solitudine profonda degli umani, di qualunque età, e sul paradossale dualismo che permette di vendere il proprio corpo illudendosi di rimanere liberi, come se il corpo fosse l’Altro quando invece è il più intimo .

Les Grecs

NOUVELLE ÉCOLE
LES GRECS

Numéro 58 – Année 2009
Éditions du Labyrinthe
Paris, 2009
Pagine 168

Per i Greci morire non è la cessazione del respiro ma la cessazione della luce; i poemi omerici ripetono in modo ossessivo la formula “vivere e vedere la luce del Sole”. I Greci sono uomini che convivono con gli dèi invece che porli in una alterità che col pretesto di rendergli onore in realtà uccide il divino. Marcel Conche afferma con piena ragione che «le dieux sont dans le monde, associès aux hommes pour diriger les cités. Quant au dieu au singulier, il est immanent au devenir universel et en est le rythme même» (p. 11). Che a dispetto e al di là di ogni differenza, «le dieux et les hommes aient une même origine» (J. Haudry, 41) è dovuto anche al dominio che su di loro, su tutti loro, esercita il tempo.

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