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La soluzione finale

Nel saggio dedicato al Genocidio dei palestinesi pubblicato sul numero 68 (luglio-agosto 2024) della rivista Dialoghi Mediterranei avevo ampiamente citato il rapporto – dal titolo A/HRC/55/73 – del «Relatore speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967», incarico attualmente ricoperto dall’italiana Francesca Albanese.
Il primo ottobre 2024 l’ONU ha presentato un secondo rapporto dal titolo A/79/384. Il genocidio come cancellazione coloniale. Pubblico qui sia il testo originale sia la traduzione predisposta dal sito «L’Indipendente» e diffusa anche dalla testata girodivite.it. Consiglio vivamente la lettura integrale delle sue 35 pagine (eventualmente anche scaglionandola nel tempo). Il testo in quanto tale è assai più breve, esso è integrato infatti da ben 321 note tecnico-giuridiche.
La relatrice Albanese sintetizza i contenuti del Rapporto in una chiara e vivace intervista  dal titolo: Perché quello israeliano è un genocidio: intervista alla Relatrice ONU Francesca Albanese (L’Indipendente, 9.11.2024).

Chi leggerà il rapporto A/79/384 si farà un’idea ampia e concreta di quanto sta accadendo sotto i nostri occhi e confronterà tale idea con la propria coscienza di persona umana e di cittadino. Qui seleziono alcuni brani e tuttavia, ripeto, soltanto una lettura integrale del documento potrà far capire, se desideriamo capire e se desideriamo sapere.

Pdf del Rapporto in inglese

Pdf della traduzione italiana

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La totalità degli atti di distruzione israeliani sono diretti contro l’intero popolo palestinese con l’obiettivo di conquistare l’intero territorio della Palestina.

La violenza si è diffusa oltre Gaza, poiché le forze israeliane e i coloni violenti hanno intensificato i modelli di pulizia etnica e apartheid in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est.

Dal precedente rapporto della Relatrice Speciale (A/78/545), e nonostante gli interventi della Corte internazionale di giustizia, gli atti genocidi si sono moltiplicati. L’assalto, che risponde alla tattica del “fare terra bruciata”, durato quasi un anno, ha portato alla distruzione calcolata di Gaza: il costo umano, materiale e ambientale incommensurabile.
Dal marzo 2024, Israele ha ucciso 10.037 palestinesi e ferito 21.767 in almeno 93 massacri, portando il bilancio rispettivamente a quasi 42.000 e 96.000, sebbene i dati provenienti da fonti attendibili siano incompleti e potrebbero sottostimare l’entità delle perdite.

Almeno 13.000 bambini, tra cui più di 700 neonati36, venivano uccisi, spesso con un proiettile conficcato nella testa o nel petto.
In 300 giorni, 32 ospedali su 36 sono stati danneggiati, 20 ospedali e 70 su 119 centri di assistenza sanitaria di base sono stati resi incapaci di funzionare69. Al 20 agosto, Israele aveva attaccato strutture sanitarie 492 volte.
Dal 18 al 1o di aprile, le forze israeliane hanno nuovamente assediato l’ospedale di Chifa, uccidendo pi. di 400 persone e arrestandone altre 300, tra cui medici, pazienti, sfollati e funzionari pubblici.
Nell’agosto 2024, il ministro delle finanze israeliano Bezalel Smotrich ha affermato che era “giustificato e morale” far morire di fame l’intera popolazione di Gaza, anche se dovessero morire 2 milioni di persone.
I palestinesi subiscono sistematicamente maltrattamenti nella rete israeliana di campi di tortura.

La devastazione inflitta a Gaza si sta ora diffondendo in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. Nel dicembre 2023, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant aveva predetto che “quando l’IDF finir. Gaza, sarà il turno della Giudea e della Samaria [Cisgiordania]”.
25. Tra il 7 ottobre 2023 e la fine di settembre 2024, le forze israeliane hanno effettuato pi. di 5.505 raid. Coloni violenti, che agiscono con il sostegno delle forze israeliane e dei funzionari israeliani, hanno effettuato 1.084 attacchi, uccidendo più di 692 palestinesi.

Come a Gaza, molti di loro sono accademici, studenti, avvocati, giornalisti e difensori dei diritti umani, descritti come “terroristi” o “minacce alla sicurezza nazionale.

55. L’ambizione di fondare un “Grande Israele” (Eretz Israel), e consolidare così la sovranità ebraica sul territorio che oggi comprende sia Israele che i territori palestinesi occupati, è un obiettivo di lunga data, presente fin dagli inizi del progetto sionista e anche prima della creazione dello Stato di Israele. Il diritto, legittimamente riconosciuto, all’autodeterminazione dei palestinesi in relazione a questo territorio così come la loro presenza in gran numero costituiva ostacoli giuridici e demografici alla realizzazione del “Grande Israele”.
56. I governi che si sono succeduti hanno perseguito questo obiettivo, che si basa sulla cancellazione del popolo indigeno palestinese.

Tuttavia, è risaputo che Israele non può legittimamente invocare l’autodifesa contro la popolazione sotto occupazione.
Continuando a reprimere l’esercizio del diritto all’autodeterminazione, Israele riproduce casi storici in cui l’autodifesa, la controinsurrezione o l’antiterrorismo sono stati utilizzati per giustificare la distruzione del gruppo, portando al genocidio.
Come annunciato dal presidente di Israele, Isaac Herzog, Israele agisce sulla base del fatto che “un’intera nazione è responsabile”. L’intera popolazione – che Israele, secondo le sue stesse parole, ritiene non innocente e non dovrebbe essere scagionata – è stata oggetto di attacchi indiscriminati e sproporzionati.
Le tattiche della terra bruciata hanno diffuso il terrore tra i civili, ben oltre i limiti della forza legittima. Il continuo e infondato richiamo all’affiliazione con Hamas così come le accuse di utilizzo di “scudi umani” in quasi ogni attacco contribuiscono a nascondere il fatto che i civili vengono sistematicamente presi di mira, il che di fatto cancella la natura civile della popolazione palestinese.

Hind Rajab, 6 anni, ucciso da 355 proiettili dopo aver pianto per ore.
Quando la polvere si sarà depositata su Gaza, conosceremo la reale portata dell’orrore vissuto dai palestinesi.
Il numero di ostaggi uccisi dai bombardamenti indiscriminati israeliani o dal fuoco amico è stato superiore al numero di ostaggi salvati.

Oggi, il genocidio della popolazione palestinese sembra essere il mezzo per raggiungere un fine: la completa espulsione o sradicamento dei palestinesi dalla terra che è parte integrante della loro identità e che è illegalmente e apertamente ambita da Israele.
Riconoscere ufficialmente che Israele è uno stato di apartheid e che viola costantemente il diritto internazionale.

Sul terrorismo sionista

Sul numero dello scorso luglio del bimestrale Dialoghi Mediterranei era uscito un mio tentativo di analisi del genocidio subito dai palestinesi.
Qualche giorno fa la rivista La Città futura ha pubblicato un editoriale di Leila Cienfuegos che conferma – a partire dagli eventi più recenti – la natura del tutto ingannevole della ‘democrazia israeliana’ e la struttura invece criminale dello Stato e del governo di Israele, i quali – sostenuti in modo incondizionato dagli Stati Uniti d’America e dalla loro industria bellica – costituiscono ormai un grave pericolo per i popoli del Vicino Oriente e non soltanto per loro.

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L’eloquenza del terrorismo sionista
A Gaza, in Libano, in Siria, ovunque Israele mostra la sua volontà di colpire in particolar modo i civili, stretti tra assedi medievali e attacchi hacker. Quando non esiste un limite allo schifo
Leila Cienfuegos, La Città Futura, 20.9.2024
Fonte: https://www.lacittafutura.it/editoriali/l’eloquenza-del-terrorismo-sionista

È probabile che il tentativo di commentare quella che tutti i media osannano come “una delle operazioni di intelligence del Mossad più riuscite della Storia” ossia l’attentato terroristico israeliano che ha ucciso e accecato un numero indecifrato di persone attraverso l’esplosione simultanea dei cercapersone e walkie talkie, sia effettivamente un tentativo vano perché l’incommentabile, per definizione, non si commenta. O meglio si potrebbe partire dal rovesciamento della narrazione: non c’è, a tutti gli effetti, nella Storia un precedente paragonabile alla tortura su ampia scala a cui la popolazione civile in Medio Oriente è sottoposta da parte dello Stato terroristico di Israele che, in attuazione di piani ampiamente dichiarati di colonialismo e di sterminio, sta attaccando la popolazione civile di quel che resta della Palestina ma anche del Libano, della Siria e di tutte le comunità non sioniste dell’area, non esclusa la popolazione israeliana contraria al massacro che si sta consumando dal 7 ottobre 2023 – rectius: da 60 anni quasi, in realtà, ma abbiamo ahimè imparato a capire sulla nostra pelle che noi sottoposti dobbiamo avere la memoria corta per campare, e così cercano di farci credere che la fase in cui viviamo non abbia nulla a che vedere con la dominazione israeliana in Palestina e la sua occupazione illegale che si consuma dalla metà del secolo scorso, allo stesso modo in cui la guerra in Ucraina l’avrebbe incominciata esclusivamente Putin nel febbraio del 2022 elidendo completamente con un colpo di spugna  le vicende occorse nel decennio antecedente, e via dicendo.

Il connubio tra, da una parte, uso criminale di intelligence e tecnologia sofisticata e, dall’altra, antichi metodi di assedio medievale e accanimento sulle persone (la privazione del cibo, dell’acqua, del sonno, della vita e della quotidianità, della terra e al momento non saprei arricchire ulteriormente un elenco tanto sadico), crea in effetti un terrificante unicum nella Storia le cui possibili sfumature e applicazioni ci vengono offerte zelantemente e giorno dopo giorno dall’“unica democrazia del medioriente”. L’unica e vera democrazia del medioriente – che sta combattendo una guerra col proprio esercito contro il perfetto nulla, dal momento in cui non si capisce quale altro esercito debba o possa efficacemente fronteggiarlo – assedia tutto il giorno e tutta la notta la popolazione civile palestinese puntandole contro le navi da guerra dal mare e, dal cielo, enormi e rumorissimi droni sospesi a mezz’aria pronti a schiantarsi al suolo contro “obiettivi sensibili”, e poi bombe, bombe, bombe; crolli, niente luce, acqua potabile né da bere né per lavarsi, come bestie costretti ad usare l’acqua di mare filtrata, niente medicine, niente riposo a causa del rumore assordante e della paura, niente lavoro, niente giochi e niente scuola, niente cibo e la morte, forse, se sopraggiunge un camion con gli aiuti umanitari, niente dignità. L’unica e vera democrazia del medioriente deporta la popolazione da un lotto all’altro in continuazione per bombardare intere aree e se qualcuno è rimasto indietro finisce comunque sotto le bombe, costringe la popolazione ad abbandonare ogni cosa e non solo la propria casa. L’unica e vera democrazia del medioriente controlla capillarmente le persone anche attraverso il telefono essendo l’IDF in grado di agganciarsi ai device presenti in una determinata cella per chiamare e minacciare i malcapitati di venire uccisi in caso si dovessero rifiutare di fare da spia per le loro, controllando la presenza di eventuali individui nascosti nelle case e nei palazzi e riferendola ai militari israeliani. L’unica e vera democrazia del medioriente è in grado di sabotare qualsiasi catena di approvvigionamento di persone o organizzazioni non gradite, e poco importa se, facendo simultaneamente brillare a sorpresa migliaia di apparecchi, ci rimette la pelle una bambina di dieci anni o altri perfetti innocenti. Ma d’altra parte, non sarebbe l’unica e vera democrazia del medioriente se non facesse saltare in aria scuole come se fossero pop corn e se non avesse ucciso, in un solo anno, oltre 16.756 bambini e feriti almeno 6.168 (L’UNICEF la definisce “una guerra contro i bambini“). 

Ebbene grazie, unica vera democrazia del medio oriente & partners occidentali conniventi e complici, per mostrarci così plasticamente cosa possa essere l’inferno e lo schifo autentico, per aiutare noi ultime ruote del carro a toccare con mano la più cieca rabbia e renderci più semplice il compito di dirigerla prima o poi contro voi responsabili del nostro massacro. In particolare in questa fase un sentito grazie a mr.Netanyahu e al suo governo di criminali per facilitarci di molto il gravoso compito di tornare ad indignarci e disgustarci, motore fondamentale di una qualsiasi rivoluzione.

[Foto di Dyaa Saleh su Unsplash]

Sul genocidio dei Palestinesi

Sul genocidio dei Palestinesi
in Dialoghi Mediterranei
n. 68, luglio-agosto 2024
pagine 176-186

Indice
-Premessa. Un evento coloniale
-«It is not a war, it is murder»
-Schizofrenie imperialiste 
-Alcuni appelli
-«Né Dio né l’Idf hanno pietà dei bambini»
-Anatomia di un genocidio
-Conclusione

In questo saggio ho cercato di sintetizzare nel modo più chiaro possibile quanto so e quanto ho compreso del genocidio palestinese in atto dal 1948 al presente.
Mi sono particolarmente soffermato su quattro fonti relative a ciò che sta accadendo dal 7 ottobre 2023 a oggi:
-un documento del Ministero dell’Intelligence dello Stato di Israele – Dipartimento tematico, Documento politico: opzioni per una politica riguardante la popolazione civile di Gaza;
-il rapporto ufficiale diffuso il 25 marzo 2024 dall’ONU e stilato dal «Relatore speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967», incarico attualmente ricoperto dall’italiana Francesca Albanese. Il documento ha come titolo:  A/HRC/55/73, Anatomia di un genocidio;
-i testi di alcuni appelli sottoscritti da centinaia di docenti e studiosi italiani in questi mesi;
-alcuni articoli e riflessioni del filosofo italiano Eugenio Mazzarella.
Una delle conclusioni è che le generazioni future si vergogneranno di un’epoca “democratica e progressista” che ha permesso il genocidio giustificando in tutti i modi i carnefici. Si chiederanno come sia potuto accadere. Troveranno le risposte nel fanatismo della storia; nel razzismo degli eletti da Dio; nella situazione geopolitica; negli interessi finanziari del capitalismo trionfante; nella menzogna sistematica dei media (tra i quali spicca il quotidiano italiano la Repubblica); nell’indifferenza diffusa tra le persone.

Jahvé

Il manifesto del 1 agosto 2015 ci informa di come dei coloni ebrei abbiano dato fuoco a una casa palestinese in Cisgiordania. Un bambino di 18 mesi è morto bruciato vivo. I genitori e un fratello di 4 anni sono ricoverati in ospedale.
Ali Dawabsheh è stato bruciato vivo a 18 mesi di vita. Eretz Yisrael, il Grande Israele promesso da Jahvé il maledetto ai suoi fanatici credenti, continua a mietere vittime in modo atroce. Con questa fede, nata nei deserti del Vicino Oriente, si è generato il culto dell’Uno contro la gloria della Differenza, si è generato il monoteismo più intransigente contro l’apertura pagana alla molteplicità degli dèi. Dall’ebraismo sono scaturiti il cristianesimo e l’islam, le tre forme della più radicale violenza che la storia mediterranea abbia conosciuto.
Céline ha ragione: «Bibbia il libro più letto del mondo…più porco, più razzista, più sadico che venti secoli di arene, Bisanzio e Petiot mescolati! …di quei razzismi, fricassee, genocidi, macellerie dei vinti che le nostre più peggio granguignolate vengono pallide e rosa sporco in confronto» (Rigodon, Einaudi 2007, p. 14).

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