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Antonio Lizzadri su Chronos

Antonio Lizzadri
Recensione a Chronos. Scritti di storia della filosofia 

in Rivista di Filosofia Neo-Scolastica
Anno CXVI / Aprile-Giugno 2024 (ma uscita nel 2025)
Pagine 484-487

«Il volume rappresenta pertanto una vivida testimonianza della ‘coincidenza della filosofia con la sua storia’, non nel senso di una costrizione della teoresi entro perimetri filologici, ma, al contrario, nel senso attualistico gentiliano secondo cui la storia della filosofia si dà ‘nell’atto del filosofare […]. Giacché la totalità della filosofia non consiste nella scolastica compiutezza enciclopedica delle sue parti’ (p. 293). In tal senso, il genitivo nell’espressione ‘storia della filosofia’, che compare nel titolo stesso del volume, ha una connotazione prettamente soggettiva, ovvero sembra indicare quella storia che è filosofia: per essere più espliciti, in base a tale interpretazione, la ricostruzione storico-filosofica è essenzialmente un’operazione teoretica, un atto del pensiero inscindibile dall’assunzione di un qualche criterio di sviluppo delle idee anzitutto speculativo o, più semplicemente, da ‘interessi teoretici’; come indica altrettanto chiaramente l’altra espressione che costituisce il titolo – Chronos – per Biuso, tali interessi ‘sono incentrati sulla questione del tempo e della relazione tra temporalità e metafisica’ (p. 409)»

Pio Colonnello su Chronos

Pio Colonnello
Tra αἰών e καιρός
Rileggendo
Chronos di Alberto Giovanni Biuso
in Vita pensata
n. 30, maggio 2024
pagine 24-29


Abstract
 

La presente nota ripercorre alcune piste riflessive di un volume complesso che, abbracciando l’intera storia della nostra tradizione filosofica, presenta affascinanti proposte riflessive. Nella mia lettura volgo una particolare attenzione all’incrocio del concetto di tempo con l’orizzonte del tragico e la dimensione del sacro, interpellando cinque figure emblematiche: Euripide, Leopardi, Nietzsche, Heidegger, Canetti. 

This note retraces some reflective paths of a complex volume which, spanning the entire history of our philosophical tradition, presents fascinating reflective proposals. In my reading I pay particular attention to the intersection of the concept of time with the horizon of the tragic and the dimension of the sacred, questioning five emblematic figures: Euripides, Leopardi, Nietzsche, Heidegger, Canetti. 

ANGELICA ROCCA SU CHRONOS

Angelica Rocca
Esercizi di decentramento
Recensione a Chronos. Scritti di storia della filosofia 

in Fata Morgana
11 dicembre 2023
Pagine 1-4

«Il leitmotiv è la critica all’umanismo che non si traduce, però, nel suo rovescio, cioè in un anti-umanismo, in un disprezzo dell’umano e in un suo superamento ascetico in vista di un orizzonte trascendente. Tutt’altro: si tratta semmai di ritracciare i confini, di ricollocare l’uomo, spostarlo dal centro, di soffiare via tutte quelle nuvole di onnipotenza divina cui si è aggrappato per riancorarlo alla terra, a quel piano immanente di cui è solo una piccola parte. Una critica all’umanismo parte innanzitutto da un tributo alla filosofia greca, cosciente del limite (πέρας) invalicabile dell’umano, che è figlio di Chronos, del tempo. […]
Il bersaglio dell’idealismo, a cui la lettura di Biuso contrappone l’alternativa lucreziana di un materialismo ontologico, è l’oggettivismo greco che l’avvento del Cristianesimo, al pari di quanto fa con le religioni naturalistiche, scalza dalla storia del pensiero.  Non è forse la figura di Cristo, ancor prima dell’uomo vitruviano, a spostare l’uomo al centro del cerchio, a renderlo padrone della natura, misura di tutte le cose, ad estendere la sua area fino al punto in cui in essa si dispiega l’intero? […]
In un percorso che parte dal mondo greco sino ad avventurarsi lungo vie più recenti  e spesso poco esplorate – del pensiero contemporaneo, Chronos attraversa più di mille anni di storia della filosofia occidentale, restituendo un’immagine di quest’ultima forse più affine alla saggezza orientale intesa come esercizio».

[Foto di Bryan Goff su Unsplash; l’immagine raffigura la Nebulosa di Orione]

Vicoli e capitali

Ci sono dei luoghi che rappresentano una sintesi, un’epitome, un simbolo, un’antologia.
Il complesso di chiese, chiostri e monastero di Sant’Anna dei Lombardi a Napoli è uno di questi luoghi. L’ho visitato in occasione della presentazione di Chronos alla Federico II. Vi sono arrivato attraversando i vicoli e le piazze (vivacissima Piazza Dante) dei Quartieri Spagnoli, vero cuore della città, antico e del tutto contemporaneo. Li abita un’umanità variegata, dal linguaggio e dai costumi immutati nei secoli; un’umanità creativa e teppista, che lascia le automobili negli angoli più impensati, compreso il centro delle strade; un’umanità rassegnata e vibrante.
Su una piccola altura preceduta da una fontana, Monteoliveto, sta una chiesa che è quanto rimane di un antico monastero dei monaci olivetani. La facciata è sobriamente rinascimentale, l’interno coniuga il Rinascimento con il proliferare del Barocco, con il suo tripudio di forme, colori, ornamenti, putti, folle, estasi.
Il tesoro di questo luogo è la Sagrestia affrescata da Giorgio Vasari nel 1544-1545. In basso le tarsie lignee di Giovanni da Verona, in alto una vera e propria cosmologia che raffigura le costellazioni, le virtù e gli archetipi della Religione, dell’Eternità e della Fede [immagine di apertura].
La Sagrestia è preceduta da una cappella con l’insieme di terracotta del Compianto del Cristo morto scolpito da Guido Mazzoni nel 1492. Le statue a grandezza naturale esprimono la forza del dolore umano, la disperazione dell’irreparabile, l’amore e il rimpianto per chi più non è, una vera e propria lacerazione dell’esserci.


L’insieme dei luoghi, delle cappelle, delle opere di Monteoliveto conferma il dato antropologico della inseparabilità di mito, bellezza e tragedia che intrama tutte le forme religiose autentiche, di qualunque luogo e civiltà. Il cattolicesimo rappresenta uno degli esempi più compiuti di questo plesso di significati e di vita, una ricchezza che deve alla sua continuità con la civiltà del paganesimo mediterraneo. Osservata da questa prospettiva, la Riforma luterano-calvinista non è neppure una religione ma è un’ideologia politico-moralistica. Persino l’Islam, nonostante il divieto di raffigurare forme umane e animali, ha trovato la strada di espressioni artistiche che non descrivono persone ma costruiscono geometrie di grande eleganza. Nulla di tutto questo nell’ebraismo, che è figurativamente miserrimo e con il quale il cristianesimo riformato volle porsi in continuità nonostante l’accesso antisemitismo di Martin Lutero.
Ancora una volta e a ogni viaggio Napoli si conferma una città dalla scoperta infinita, città potente, viva e dai connotati antropologici che ne fanno la vera capitale d’Italia. 

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