Skip to content


Finale di cortile

Zō. Centro culture contemporanee – Catania
Il cortile
di Spiro Scimone
con Spiro Scimone, Francesco Sframeli, Gianluca Cesale
scene e costumi di Titina Maselli
regia di Valerio Binasco
produzione Compagnia Scimone Sframeli

Dialoghi ripetuti e sempre uguali. Peppe chiama Tano, gli chiede di sistemargli la coperta sui piedi, dargli il bastone, un poco d’acqua, da mangiare. Che lo aiuti a urinare. Che lo faccia salire in alto con un argano, che uccida il topo che una volta gli faceva compagnia ma che ora gli mangia i piedi, che lo porti in cortile. E ogni volta gli chiede se tutto questo è la prima volta che lo fa. Alla risposta negativa di Tano, osserva «Te lo chiedo perché lo fai con amore, perché lo fai con piacere, perché lo fai con mestiere». Da un qualche angolo di un ambiente insieme tecnologico e macilento, un mondo di rovine, si sente anche la voce di Uno, che poco dopo compare. Appare a chiedere anche lui del cibo, a supplicare di aiutarlo a fare pena, sempre più pena. Uno striscia come un verme verso di loro e parla di quando aveva un lavoro, della moglie che lo aspetta immobile, delle dentiere che la gente butta e lui raccoglie, che la gente butta perché non c’è più nulla da mangiare.
Sembra di assistere alla continuazione, a una qualche continuazione, di Finale di partita con Hamm, Clov e gli altri pochi personaggi stralunati, miserabili e viventi nell’altrove, abitanti l’estraneità radicale di parole che quanto più sembrano esatte e rivolte a indicare oggetti e atti assai precisi, tanto più risultano bislacche e quasi incomprensibili. L’estraneità di un mondo dal quale è evaporata l’energia. Ne è rimasta solo la quantità necessaria e sufficiente a proseguire un respiro ormai insensato. L’estraneità alla luce, chiusi in un cortile dentro il quale la malinconia stende il suo sudario.
I corpi di Sframeli e Scimone, lo strisciare di Cesale, i gesti di tutti, colmi e insieme vuoti, costruiscono un abisso, descrivono l’infondato.

Disvelamento al Castello Ursino

Sabato 14 maggio 2022 alle 16,30 nella Corte interna del Castello Ursino di Catania presenteremo  Disvelamento. Nella luce di un virusinsieme al libro di Aldo Rocco Vitale All’ombra del Covid-19. Guida critica e biogiuridica alla tragedia della pandemia.
L’evento si inserisce nel Maggio dei libri 2022. A moderare saranno Alessio Canini e Davide Miccione.
È richiesta la prenotazione alla seguente pagina: Presentazione Libri 14 Maggio 2022 al Castello Ursino

«Camus definisce la conoscenza calore della vita e immagine della morte. E conclude il suo romanzo con parole totali, così diverse e così simili a quelle con le quali si chiude l’altro suo capolavoro, L’étranger, lo straniero, titolo anch’esso gnostico:
“Le bacille de la peste ne meurt ni ne disparaît jamais qu’il peut rester pendant des dizaines d’années endormi dans les meubles et le linge, qu’il attend patiemment dans les chambres, les caves, les malles, les mouchoirs et les paperasses, et que, peut-être, le jour viendrait où, pour le malheur et l’enseignement des hommes, la peste réveillerait ses rats et les enverrait mourir dans une cité heureuse”.
Il bacillo della peste non muore o scompare per sempre, perché può rimanere addormentato per decenni nei mobili e nella biancheria, può attendere pazientemente nelle stanze, nelle cantine, nei tronchi, nei fazzoletti e nelle scartoffie e, forse, sarebbe arrivato il giorno in cui, per la sventura e l’insegnamento degli umani, la peste avrebbe svegliato i suoi topi e li avrebbe mandati a morire in una città felice” (La peste [1947], Gallimard 1985, p. 279).
Parole intrise di una sacralità che va al cuore della materia viva, oltre ogni riduzionismo, oltre ogni minaccia e lusinga. Oltre i modi nei quali dei decisori politici senza luce si illudono di gestire i corpi, la loro potenza, la loro fragilità, la loro essenza mortale aperta allo spazio, al tempo, all’alterità, e mai reclusa nell’inganno di una volontà di potenza politica che si capovolge, che si sta capovolgendo, nella catastrofe».
(Disvelamento, pp. 134-135).

Postcontemporaneo / Carmelo Bene

Nell’ambito della Terza edizione del Catania Book Festival venerdì 6 maggio 2022 alle 11,30 presenterò Nuvole sul Grattacielo. Saggio sull’apocalisse estetica di Giuseppe Frazzetto (Quodlibet 2022). La sede è la Sala Minerva delle Ciminiere.
Postcontemporaneo è uno dei numerosi dispositivi concettuali e analitici con i quali Frazzetto conduce il suo itinerario nei gangli del presente, nelle strutture della comunicazione, nei corridoi della Rete, dentro quelle che una volta erano le gallerie d’arte e oggi sono l’ovunque della pratica estetica: il digitale, il televisivo, gli eventi, i dispositivi molteplici dell’intrattenimento, del lavoro, delle relazioni umane.

Sempre alle Ciminiere sabato 7 maggio alle 18,30 parlerò del libro che Jean-Paul Manganaro ha dedicato a Carmelo Bene: Oratorio Carmelo Bene (il Saggiatore 2022).
Carmelo Bene è stato una lunga e lenta dissipatio. Dissoluzione del corpo del teatro, dissoluzione del corpo dell’attore. «Il suo corpo, alla fine, era devastato, senza spazio, senza tempo. L’inorganico». L’Oratorio di Manganaro è musica ed è preghiera, è una fenomenologia di Carmelo Bene che ne scolpisce il manierismo dell’assenza, l’ironia esercitata su ogni eroismo romantico proprio mentre il soggetto romantico sembra nei suoi concerti trionfare.

Basilico, lo spazio

Gabriele Basilico
Territori intermedi

Castello Ursino – Catania
A cura di Filippo Maggia – Fondazione Oelle
Sino al 6 marzo 2022 

Intermedie tra la densità e il vuoto sono le immagini urbane di Gabriele Basilico. Se una città è un insieme assai complesso di fondamenta, strutture, strade, verticalità, abitazioni, vegetazione, acque, dislivelli, umani, scale, acciaio, cielo, l’arte di Basilico raccoglie tutto questo in luoghi che solo l’apparenza reputa inconsistenti, ‘periferici’, inespressivi, brutti.
Al di là del banale, dell’ovvio e del confuso, città diverse di tutti i continenti si aprono invece al segreto dello sguardo. Penetriamo e diventiamo una cosa sola con Arles, Amman, Barcelona, Bari, Beirut, Bilbao, Brescia, Istanbul, Lisboa, Liverpool, Madrid, Montecarlo, Mosca, Napoli, Parigi, Roma, Rio de Janeiro, San Francisco, San Sebastian, Shangai, Valencia , Vigo, Zurigo. Numerose altre sono le città da Basilico fotografate ma quelle che ho elencato sono tutte presenti nella mostra catanese, che espone immagini in gran parte inedite, scattate tra il 1985 e il 2011. Oltre le città appaiono anche i borghi, le  lunghe strade italiane come la Via Emilia, le Langhe.
Una fotografia del 2008 che raffigura le Langhe innevate è epitome della grandezza di Basilico. Un’immagine nella quale non c’è la neve, non ci sono i filari, non ci sono le colline, non c’è una sinuosa striscia d’asfalto. In questa immagine c’è lo spazio, semplicemente. Lo spazio in sé, lo spazio ovunque, lo spazio sempre. Lo spazio.
«Il presente puro è lo spazio che ci sta davanti, è la materia in tutta la sua ricchezza naturale e artificiale. Il presente sono gli enti che appaiono alla visione e alla percezione adesso. Il presente è tutto ciò che si dispiega nella sua apparente immobilità ma che accade come forma e parte anch’esso del tempo unitario che scorre incessante e che fa di ogni istante un tra dell’essere» (Tempo e materia. Una metafisica, p. 91).

Lezione in piazza

[Qui sotto si può leggere una comunicazione che avevo preparato per questo sito, relativa a una lezione da svolgere all’aperto su iniziativa degli studenti universitari di Catania contrari alla logica e alla pratica del lasciapassare.
La Questura ha proibito lo svolgimento nel luogo stabilito qualche giorno fa d’accordo con la stessa polizia. Abbiamo proposto di spostare l’evento nel giardino pubblico di via Biblioteca ma ci è stato incredibilmente risposto che non si poteva perché «luogo vicino» a una delle (assai numerose) piazze e strade proibite da questore e prefetto per tutte le manifestazioni. Una risposta la cui sostanza giuridica lascio alla valutazione e al buon senso di ciascuno. Via Biblioteca è uno spazio senza negozi, senza traffico automobilistico e quindi non ricadente in nessuna delle «motivazioni» che governo e questure adducono per proibire le manifestazioni. Mistero. Ci è stato quindi intimato di spostarci in Piazza Federico II, luogo bello, certo, ma l’ordine ha avuto toni così liberticidi, sciocchi e arbitrari da farmi decidere di non aderire più a un evento il quale, ripeto, non prevede cortei o slogan ma una discussione di argomento filosofico, sociologico, giuridico.
Invito a riflettere su tutto questo quanti non sono ancora convinti dell’evidenza dell’attacco alle libertà politiche, ai diritti civili, alla Costituzione della Repubblica. È vero, «il fascismo sta tornando»]

===================

Se le strutture pubbliche, come le Università, si vanno progressivamente chiudendo, proviamo ad aprire i nostri corpimente in altri luoghi. È quello che sta accadendo in molte città italiane. Anche per questo, lunedì 15 novembre 2021 alle 10,00 terremo delle lezioni in Piazza Dante a Catania, davanti al Monastero sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università etnea.
La mia lezione avrà come argomento Guy Debord: lo spettacolo del virus.

«Una comunità vigile, prudente e critica»

Il 31 agosto 2021 un nutrito gruppo di studenti dell’Università di Catania ha inviato una Lettera al Rettore, al Direttore Generale, ai Direttori di Dipartimento e all’Ente per il diritto allo studio universitario Ersu.
La Lettera è stata pubblicata anche sulle testate Girodivite e LiveUnict. La riprendo qui anche perché e al di là di tutto sono contento -come cittadino e come docente- che ci siano delle persone giovani in grado di elaborare una posizione critica verso chi pro tempore comanda. E di argomentare tale posizione.
Credo che sia una garanzia per tutti.

================

Alla Cortese attenzione del Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Catania
Al Direttore Generale dell’Ateneo
Ai Direttori dei Dipartimenti dell’Ateneo
All’Ente per il diritto allo studio universitario Ersu

Magnifico Rettore Francesco Priolo,
Siamo un nutrito gruppo di studenti dell’Università di Catania, che comprende anche docenti
e personale T/A di codesta Università, critici del dispositivo denominato “Green Pass” (leggasi lasciapassare verde).

Vorremmo rispondere brevemente alla Sua Lettera aperta inoltrata alla comunità accademica il 27 agosto. Riguardo la rapida diffusione delle varianti virali, nonché il quadro clinico dei contagi della regione Sicilia, certamente anche noi siamo attenti alle misure di prevenzione e riduzione del rischio di contagio; meno chiara è, invece, la determinazione con la quale si spinge alla vaccinazione di massa.

Lei afferma: «La copertura vaccinale riduce significativamente l’impatto clinico della malattia». Ciò è realisticamente vero, ma tale proposizione non può prescindere dall’analisi dei dati per fasce d’età. Per inciso, le fasce 12-19 e 20-29 sono tra le meno colpite dalle forme severe e critiche del Covid-19. Meriterebbe maggior attenzione, a nostro avviso, la capacità “sterilizzante” del vaccino contro il Covid-19 (i vaccini in uso prima del Covid-19 godono di efficacia indiscussa per la doppia azione “immunizzante” e “sterilizzante”).

Ebbene, riteniamo quanto meno preoccupante ciò che i dati di Israele e della Gran Bretagna possono oggi esprimere: ad elevate coperture vaccinali non segue una discesa dei contagi nella popolazione generale. Ciò che dunque è dubbia è, per la precisione, la capacità “sterilizzante” del vaccino contro il Covid-19, nonostante i proclami sulla riduzione della carica virale e della minore contagiosità dei soggetti vaccinati. Ne discende, in breve, che non vi è alcuna garanzia di avere spazi sterili e sicuri dal contagio. Questo, a nostro avviso, è uno degli elementi chiave (ma non l’unico) per la critica da noi mossa contro il lasciapassare verde.

Magnifico Rettore, noi siamo una comunità di studenti che intende rimanere vigile, prudente e critica nonostante i 17 mesi di proclamata emergenza nazionale. Abbiamo, come tutti, sostenuto enormi sacrifici per mantenere in vita la nostra dedizione allo studio, il nostro spirito critico, il nostro sentimento di cura verso i dettami costituzionali che reggono lo stato di diritto. Siamo studenti, docenti, personale T/A che intendono difendere l’immagine, la vita e il futuro del nostro Ateneo.

Riteniamo sia giunto il momento di porre freno a divisioni mediatiche e astratte (come quelle tra vaccinati e non vaccinati, o tra astrattamente sani e malati), nonché ridiscutere lo stato emergenziale imperituro che rischia, oramai, di sfaldare la tenuta dello stato di diritto della nostra Nazione; riteniamo sia giunto il momento di riprendere uno spazio critico e libero, di confronto e di dialogo proficuo, per scongiurare una situazione foriera di reale nocumento per la salute pubblica, materiale e spirituale dell’Ateneo e della Nazione.

Il nostro Ateneo è lo spazio principale entro cui devono essere innestati questi princìpi e questa attenzione verso gli eventi occorsi negli ultimi mesi. Purtroppo, riteniamo non esente da criticità il d.l. n. 111/2021 (che richiama il d.l. n. 105/2021), e proprio per le criticità che emergono (che sono non solamente sanitarie e giuridiche) non possiamo considerare il rientro di settembre né un «rientro in sicurezza», né il lasciapassare verde una norma degna di una istituzione fondata sul confronto, sul dialogo, sulla convergenza di posizioni e di analisi che, seppur differenti, sono parte integrante di uno spirito comunitario e democratico.

Il lasciapassare verde impedirà, a breve, a molti studenti di poter serenamente essere parte di quella istituzione di cui tanto ci vantiamo e di cui siamo orgogliosi. La serenità degli studenti, difatti, non è solo sanitaria (la situazione corrente rimane una realtà fattuale che non neghiamo, ma che non ci atterrisce né ci conduce a “soluzioni” dagli esiti deleteri e nefasti per tutti). Come possiamo rimanere in silenzio dinanzi alle istituzioni che si barricano in dubbie soluzioni quali l’ingresso in qualsiasi locale d’Ateneo «solo se in possesso di certificazione verde COVID-19»? Come possiamo tollerare una discriminazione oramai evidente e lampante, sotto gli occhi dell’intero corpo collettivo?

Magnifico Rettore, a nostro avviso si è andati oltre ogni sforzo tollerabile; uno sforzo, peraltro, assolutamente non necessario. Può davvero l’istituzione sondare la coscienza di ciascuno? Può davvero tollerare un obbligo surrettizio ad un trattamento sanitario dagli effetti non determinabili a priori per ciascuno, tenendo presente che ciascuno ha le sue peculiarità e storie clinico-familiari?
Come può aversi certezza della sicurezza universale di un trattamento in autorizzazione emergenziale per ciascun singolo ed irripetibile individuo? Perché parlare di invito, quando si è dinanzi alla impossibilità di proseguire serenamente negli studi, visto che l’alternativa che il Green Pass dispone non è universalmente percorribile?

Per chiarezza, per poter seguire lezioni o attività laboratoriali di presenza, supposta una frequenza settimanale di 5 giorni, sono necessari 3 test (molecolari o antigenici rapidi), per cui, oltre l’invasività di tali trattamenti, sarebbe necessario sostenere un impegno economico di circa 240 euro al mese (nel caso ottimista in cui si opti per un antigene rapido dal costo di 20 euro, posto che il prezzo calmierato di 15 euro è valido fino al 30 settembre 2021). Possiamo parlare anche di ottimismo, ma dinanzi ad una scelta obbligata l’unico sentimento di noi studenti, docenti e personale T/A contrari al Green Pass è solamente quello di una pura amarezza.

Magnifico Rettore, Le rivolgiamo un appello affinché si possano seguire percorsi alternativi al modello prospettato dal Ministero e dall’indirizzo di Governo. Il lasciapassare verde presenta criticità anche per quanto riguarda la tutela dei diritti personali di privacy, oltreché avvelenare un ambiente (teoricamente aperto) mediante controlli quotidiani per tutti. Rivolgiamo un appello per trovare soluzioni differenti, che non richiedano l’introduzione di dispositivi che ledono i diritti fondamentali
garantiti costituzionalmente, nonché pericolosi per i precedenti che anche politicamente
rappresentano. La pandemia certamente si arresterà, meno certo è se questi strumenti che oggi si predispongono e adoperano saranno poi eliminati. Per quanto il fine possa essere nobile, i mezzi sembrano essere non solo inadeguati, ma pericolosi e nocivi per il futuro condiviso di tutti.

Di seguito, Le vorremmo proporre due alternative:
1. Mantenere tutte quelle misure di prevenzione del contagio (uso obbligatorio della mascherina all’interno dei locali universitari, flussi di ingresso e uscita con percorsi specifici, igienizzazione delle mani, distanziamento) secondo le linee guida di Ateneo, che sono già riuscite negli ultimi mesi di lezioni ed attività in presenza ad evitare i contagi nei locali del nostro Ateneo, superando la normativa attuale sull’imposizione del Green Pass quale dispositivo obbligatorio.
2. Come il punto 1, introducendo però per tutti la possibilità di tamponi salivari (sia ai vaccinati che ai non vaccinati) gratuitamente, stabilendo modalità e periodi a vostra discrezione.
Lo stesso strumento Green Pass non è esente da problematiche logistiche, ed in tal senso andrebbe considerata anche la nostra proposta di cui al punto 2, se il vero obiettivo è un rientro in sicurezza garantito e certificato per tutti.

Sicuri di una Sua risposta, le porgiamo i nostri più
Cordiali Saluti.

Catania, 31 agosto 2021

Gli studenti, i docenti e il personale T/A dell’Ateneo contrari al Green Pass

Vai alla barra degli strumenti