Da sette anni l’Associazione Studenti di Filosofia Unict (ASFU) organizza un ciclo di incontri dedicato a Filosofia e Letteratura. Dopo aver letto Proust (2018), Dürrenmatt (2019), Gadda (2020), Céline (2021), Manzoni (2022) e D’Arrigo (2023), quest’anno parleremo di filosofia e poesia attraverso l’opera di tre fra i più grandi poeti di tutta la nostra storia letteraria: Petrarca, Leopardi e Ungaretti.
Giovedì 11 aprile 2024 alle 16.00 nella sede del Centro Studi di via Plebiscito, a Catania, avrò la gioia e l’onore di presentare la musica poetica e filosofica di Petrarca e di Leopardi insieme al docente che quando ero studente mi guidò alla comprensione della letteratura europea contemporanea, Giuseppe Savoca, ora Professore emerito dell’Università di Catania.
Nell’oceano della poesia universale, e particolarmente nel mare di quella italiana, l’opera dei poeti più grandi è certamente anche teoretica ed è insieme musicale, è quel «cantar che ne l’anima si sente» (Petrarca, Rerum Vulgarium Fragmenta, CCXIII, v. 6) che in Petrarca, Leopardi, Ungaretti vibra in modo magnifico e costante.
L’opera di Francesco Petrarca è interamente musica, una musica teoretica che diventa sistema del mondo in particolare nei sei Trionfi (1374). La scrittura di Giacomo Leopardi oltrepassa ogni distinzione tra poesia e filosofia, ponendosi come l’inevitabile, oggettivo, sereno strumento e risultato di un esercizio di piena razionalità e non di sterile disperazione. Leopardi pensa e scrive affinché il demone della nascita non prevalga, affinché sulla sua sconfitta si possa stendere la potenza del pensare, lo splendore della materia, della sua entropia, dell’«infinita vanità del tutto» (A se stesso, v. 16). Petrarca e Leopardi confermano che filosofia è anche guardare la Gorgone e non morire.
Lunedì 8 aprile 2024 alle 18.00 alla libreria Feltrinelli di Catania parteciperò alla presentazione del volume che raccoglie tutta l’opera in versi di Cesare Pavese, i suoi testi editi e inediti, le traduzioni da poeti greci – specialmente Omero -, latini, moderni, soprattutto i romantici. Il libro, edito da Mondadori, è stato curato da Antonio Sichera e Antonio Di Silvestro, colleghi italianisti del Dipartimento di Scienze Umanistiche di Unict.
Si tratta di un libro/oceano, non soltanto nella mole (1728 pagine) ma soprattutto nella potenza, nell’energia ermeneutica e filologica. È un libro necessario, che permette di avere con sé e davanti a sé l’opera poetica di uno dei maggiori scrittori italiani di ogni tempo. Un libro amico, per l’evidente affetto che traspare nella cura, negli apparati, nelle introduzioni; un’amicizia non priva di contrasti e di momenti di distanza, come tutte le amicizie profonde, autentiche, feconde.
Da Lavorare stanca
I mari del Sud
Camminiamo una sera sul fianco di un colle,
in silenzio. Nell’ombra del tardo crepuscolo
mio cugino è un gigante vestito di bianco,
che si muove pacato, abbronzato nel volto,
taciturno. Tacere è la nostra virtù.
Qualche nostro antenato dev’essere stato ben solo
– un grand’uomo tra idioti o un povero folle –
per insegnare ai suoi tanto silenzio.
(vv. 1-8; p. 77)
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Da Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
Sempre vieni dal mare (19-20 novembre ’45)
Sempre vieni dal mare
e ne hai la voce roca,
sempre hai occhi segreti
d’acqua viva tra i rovi,
e fronte bassa, come
cielo basso di nubi.
Ogni volta rivivi
come una cosa antica
e selvaggia, che il cuore
già sapeva e si serra.
[…]
Fin che ci trema il cuore.
Hanno detto un tuo nome.
Ricomincia la morte.
Cosa ignota e selvaggia
sei rinata dal mare.
(vv. 1-10 e 40-44; pp. 201-202)
RiEvolution.
I grandi rivoluzionari dell’arte italiana. Dal futurismo alla Street art
Palazzo della Cultura – Catania
A cura di Raffaella Bozzini e Giuseppe Stagnitta, con il coordinamento storico-scientifico di Marco Di Capua
Sino al 7 gennaio 2024
Rara è a Catania, e in Sicilia in genere, l’occasione di intraprendere un percorso così ricco e articolato nell’arte del Novecento. 130 dipinti, sculture, installazioni, video che vanno dal Futurismo al presente e che mostrano ciò che a più di un secolo dai suoi inizi è la poetica del Novecento, una poetica unitaria e ben riconoscibile nonostante la grande varietà di forme, nomi, espressioni, materiali, ideologie.
Astrattismo e realismo; formalismo e intenti politici; materiali poveri di uso quotidiano e materiali di nuovissima invenzione; vibrazioni tragiche e declinazioni puramente tecniche si intrecciano, si confondono, dialogano e producono il risultato di un divertimento dal quale si apprende. La svolta romantica ha segnato ciò che Giuseppe Frazzetto ha esattamente descritto come metamorfosi dell’artista artigiano nell’artista sovrano, il quale abbandona la prospettiva, un punto di vista oggettivo sul mondo, a favore di una pluralità di punti di vista creati dall’artista stesso, padrone dello spazio, delle relazioni, delle durate e della stessa indicazione di qualsiasi oggetto o situazione come arte. Da allora siamo immersi nella funzione collettiva e sociale, e soprattutto nella valenza radicale, ontologica, del fatto artistico dentro il mondo umano.
Ben si vede anche da questa mostra come l’estetica contemporanea pensi – in modo più o meno radicale ma pervasivo – all’opera come manipolazione di materiali che si fa smascheramento, leggerezza, denuncia e sorriso. Nella prima sala appaiono subito le scatolette nelle quali Piero Manzoni racchiuse la sua «merda d’artista», uno degli esiti più ironici ed emblematici del Novecento.
Nel 1939 Charles Morris propone di cogliere nell’arte non più enunciati – segni che vogliono dire qualcosa al di là di sé – bensì iconi, segni che non rinviano ad altro ma presentano il significato, lo incorporano in se stessi. L’opera d’arte non significa nulla al di là del proprio stesso significare, la potenza della forma. Questo non vuol dire, però, che l’arte sia solo un gioco. È anche un gioco ma nel suo carattere ludico diventa la sostanza stessa delle società e degli umani. Sta qui il nucleo delle avanguardie, la loro perenne fecondità.
In un corso di estetica tenuto a Berlino nell’a.a. 1822-23 Hegel argomenta come l’arte sia «inferiore al pensiero per l’espressione; ma fa intravedere il pensiero, l’idea; contrariamente al mondo sensibile dove è immediatamente nascosto il pensiero. L’arte non si distingue, del resto, dalla maniera in cui appare» (Estetica. Il manoscritto della «Bibliothèque Victor Cousin», a cura di Dario Giugliano, Einaudi 2017, p. 3, foglio 1 del manoscritto). La sostanza dell’arte è dunque fenomenologica, è l’apparire. Nell’apparire dell’opera d’arte confluiscono pertanto la forma/espressione, il contenuto/concetto, la società che li genera.
Elementi ed esperienze che appaiono assai chiari anche nel percorso dentro il fare artistico contemporaneo che questa mostra consente di intraprendere.
La foto di apertura rappresenta l’opera di Grazia Varisco Filo rosso F (2009).
Arte in Sicilia nel secondo ʼ900
Esposizione permanente
Palazzo Valle / Fondazione Puglisi Cosentino – Catania
Quali siano lo statuto, l’identità e i confini dell’«arte contemporanea» è una questione aperta e complessa, alla quale ha dato e continua a dare un contributo di chiarezza, di scientificità, di grande competenza l’opera di Giuseppe Frazzetto. Insieme alla lettura di saggi, insieme allo studio, è naturalmente fondamentale accostarsi alle opere, vederle, se possibile toccarle, girare loro intorno, gustarle e in esse immergersi.
Anche per questo avevo accolto con gioia, nel 2009, l’apertura della Fondazione Puglisi Cosentino nella magnifica sede del Palazzo Valle di Catania. Si trattava di un doveroso, eppure sino ad allora assente, spazio per il contemporaneo nella seconda città della Sicilia e in una delle più popolose d’Italia. Nel 2011 Frazzetto scorgeva «nella vicenda dell’arte contemporanea a Catania la facies hippocratica delle contraddizioni cittadine. La città che non si vuole; la città che non si conosce; la città che non si vuole conoscere. Questa sorta di headline potrebbe lampeggiare, come insegna, sul frontone della Fata Morgana, la decine di volte annunciata Galleria Civica» («Catania + Pittura + Moderno AntiModerno + Scultura 1921/1981» in AA.VV., Storia di Catania, a cura di G. Giarrizzo, Sanfilippo Editore).
Catania è inoltre una città universitaria, dove sono presenti sia il Liceo Artistico sia l’Accademia di Belle Arti, e dove l’attività di pittori e scultori è stata nel Novecento di grande significato e qualità. Che in una città con queste caratteristiche non esistesse uno spazio dedicato all’arte contemporanea era un fatto assai grave, un’assenza che veniva in parte sanata. Visitai dunque quasi tutte le mostre organizzate e proposte dalla Fondazione e ne parlai (nei limiti delle mie competenze in questo campo) nelle seguenti pagine:
- Costanti del Classico nell’arte del XX e XXI secolo (2009)
- Burri e Fontana. Materia e spazio (2010)
- Artisti studenti dell’Accademia di Belle Arti di Catania (2010)
- Le biennali d’arte di Marrakech (2010)
- Carla Accardi (2011)
- I grandi capolavori del Corallo (2013)
- Louise Nevelson (2014)
- Ugo Nespolo (2017)
- Vivian Maier (2018)
Poi la chiusura, per ragioni a me ignote. Da qualche mese la Fondazione è stata riaperta, anche se con dei limiti negli spazi, poiché è possibile per ora visitare soltanto il terzo piano di Palazzo Valle, che ospita adesso una selezione dalle collezioni private di Alfio Puglisi Cosentino e di Filippo Pappalardo.
Della collezione Puglisi Cosentino sono presenti due opere (di Salvatore Scarpitta, siciliano, e di Roberto Fabelo, cubano); le altre provengono dalla collezione Pappalardo e disegnano il percorso dell’arte in Sicilia lungo tutto il Novecento sino al presente.
Pochi forse lo sanno ma, come accennato, tra le principali avanguardie, correnti artistiche, riviste d’arte del XX secolo la presenza di artisti siciliani è stata molto alta e soprattutto assai qualificata. Lo si vede percorrendo le sale della Fondazione, nelle quali il figurativo, l’informale, il manierismo degli ‘anacronisti’ (o ‘postmoderni’), l’astrattismo, si confrontano e si alternano, delineando una ricchezza, differenza, complessità e fecondità che finalmente possono essere conosciute, studiate e fruite in uno spazio unitario della città. Un esempio in qualche modo riassuntivo è Centro Storico, un olio di Totò Bonanno (1928-2002).
Ho avuto il privilegio (ché veramente di privilegio si tratta) di accostarmi a queste opere in compagnia e con la guida di Giuseppe Frazzetto, in una bella mattinata dell’autunno siciliano, apprendendo da lui molte notizie sui singoli artisti (decine) e sulle loro opere. Artisti dei quali questo critico è capace di delineare storia, forme, affinità e identità. Tra le sue molte attività, Frazzetto ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Catania. L’Ateneo della città ha usufruito delle sue competenze e del suo nome soltanto per alcuni anni nei quali ha tenuto i corsi di Storia dell’arte contemporanea nel Dipartimento di Scienze Umanistiche. Per il resto l’Università di Catania si è privata della presenza di uno dei massimi critici viventi del contemporaneo.
Spero che nei prossimi mesi Palazzo Valle sia fruibile per intero ma già adesso il suo terzo piano merita la visita di chi vuole comprendere più a fondo la complessità del reale e dunque vivere meglio.
Il 14 settembre 2023 ho inviato all’«Ufficio per le Relazioni con il Pubblico» del Comune di Catania questa comunicazione:
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«Abito in *** e devo segnalare un grave disservizio che dura dal mese di luglio 2023.
I mezzi addetti alla raccolta differenziata dei rifiuti confluiscono in Piazza Vaccarini, sulla quale dà l’appartamento dove abito, allo scopo di trasferire i rifiuti dai piccoli automezzi a quelli più grandi. Il rumore è totale, continuo, insostenibile e dura dalle 5.30 circa alle 8.30.
Nei mesi di luglio e agosto queste operazioni avvenivano nella altrettanto vicina Piazza Annibale Riccò; adesso in Piazza Vaccarini. Credo che operazioni di questa natura non possano essere espletate a danno del sonno dei cittadini che lavorano e pagano le tasse. Non solo i mezzi meccanici sono assai rumorosi ma anche gli addetti urlano in piena notte.
Chiedo dunque a questa Amministrazione:
–se la società che si occupa della raccolta rifiuti è stata autorizzata dal Comune di Catania a svolgere operazioni così invasive della quiete pubblica nelle strade comunali abitate dai catanesi;
–nel caso in cui tale autorizzazione ci sia stata, di ritirarla quanto prima per le ragioni qui enunciate […]
Cordiali saluti»
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Ecco un mio video che documenta quanto succede in questa pubblica piazza:
Non avendo ricevuto alcun riscontro da un ufficio che esiste per rispondere alle segnalazioni e alle domande dei cittadini, il 29 settembre 2023 ho inviato una lettera all’Assessore Alessandro Porto:
«Egregio Assessore Porto,
avrei voluto indirizzare questa lettera al suo collega Salvo Tomarchio, Assessore all’Ecologia, ma nella pagina dell’Ass. Tomarchio sul sito del Comune non viene fornito alcun recapito. Cosa incredibile e credo anche contraria alle attuali normative.
Mi rivolgo dunque a lei, Assessore alla viabilità, poiché la questione è l’utilizzo di Piazza Vaccarini per le operazioni notturne dei mezzi compattatori che raccolgono i rifiuti con piccoli mezzi e poi li conferiscono a camion più grandi.
Ho riassunto i termini del problema nel Reclamo che ho inviato all’URP del Comune di Catania lo scorso 14 settembre (reclamo che allego). A oggi non ho ricevuto alcuna risposta e i mezzi del Comune, o di chi per esso, continuano a disturbare con i loro assordanti rumori il riposo di cittadini che lavorano e pagano le tasse.
Gli Uffici dell’URP a che scopo esistono? Perché li paghiamo se non forniscono alcun riscontro agli interrogativi dei cittadini sulla qualità e modalità della vita collettiva nel nostro Comune?
Mezzi così rumorosi e lavoratori che urlano di notte nelle strade pubbliche – invece che in luoghi deputati dove dovrebbero svolgere le attività descritte – costituiscono un grave danno; l’indifferenza del Comune di Catania rispetto a richieste di chiarimento inviate con le modalità previste dallo stesso Comune è un segno di disprezzo verso i cittadini.
Spero che almeno lei o l’Assessore Tomarchio vorrete rispondermi»
E invece nessun assessore, ufficio, struttura del Comune di Catania ha ritenuto necessario o opportuno, o semplicemente doveroso, rispondere a queste segnalazioni e chiarire la posizione dell’Amministrazione della città.
Nel frattempo i mezzi compattatori si spostano ogni mattina in parte in una via a ridosso di piazza Vaccarini (piazza sulla quale danno anche molti spazi del Dipartimento di Scienze Umanistiche), ma poi fanno regolarmente il loro trionfale ritorno nella piazza, che è anche parcheggio pubblico, come documenta la foto di apertura, scattata da me la mattina dell’11 novembre 2023. Ma ovunque si spostino, la presenza di tali mezzi nelle strade della città allo scopo di compiere le operazioni descritte è illegittima poiché le azioni che mettono in atto devono essere svolte in spazi tecnici dedicati e non dove i cittadini vivono, riposano, parcheggiano.
Il Comune di Catania tace e non spiega, disinteressato come sempre alla qualità della vita dei suoi cittadini. Qualità della vita che nei più di vent’anni da che insegno e lavoro in questa città è precipitata.
Gli umani si abituano a tutto – a molto di peggio – ma se i catanesi si documentassero su come sia possibile vivere e si vive in molte altre città dell’Italia e del mondo; se si soffermassero qualche minuto sul livello sporco, insicuro e barbarico al quale è ridotta la loro esistenza individuale e collettiva; se finalmente fossero cittadini e non dei servi rassegnati, un moto di stupore, di vergogna e di disgusto li travolgerebbe. Probabilmente anche per questo preferiscono continuare ad abitare nella sporcizia, nel rumore e nel basso livello delle loro vite.
[L’articolo è uscito su girodivite.it. Segnali dalle città invisibili, con il titolo Catania, la spazzatura. Rumori e silenzi dell’amministrazione comunale]
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Aggiornamento: 2 giugno 2024
L’esito del mio esposto è stato positivo e ora i camion che raccolgono i rifiuti non operano più di notte nel centro della città di Catania, sono spariti da Piazza Vaccarini.
Per conseguire questo obiettivo ho dovuto tuttavia inviare l’esposto non come cittadino ma con l’aiuto e dall’indirizzo dell’Avvocato Dario Sammartino, che ringrazio di cuore per la sua professionalità, come sempre impeccabile e competente.
Catania rimane però un luogo estremamente rumoroso a causa della maleducazione dei suoi cittadini, sia quando camminano sia quando guidano, soprattutto le moto (di qualunque cilindrata).
Dopo alcune settimane e mesi trascorsi nel frastuono urbano oggi sono in campagna, sull’Etna, immerso in un silenzio meraviglioso, accompagnato solo dal canto degli uccelli. Il silenzio è un altro nome della saggezza.
Ferdinando Scianna. Ti ricordo Sicilia
Castello Ursino – Catania
A cura di Paola Bergna e Alberto Bianda
Sino al 20 ottobre 2023
Bagheria, il mare, le ragazze, i mostri di Villa Palagonia, la campagna, la bellezza conturbante e gelida di Marpessa, le processioni, la festa, i bambini, i vecchi, Leonardo Sciascia. E l’andare e venire dalla Sicilia verso l’altrove. Il dover fuggire ma poi sempre ritornare nel grembo dell’Isola di tripudi e di sfacelo, di cenere mista al sangue degli eroi, dove – nelle urne memori dei Padri – morire è acquietarsi nella luce.
La Sicilia appare fra lontane terre emerse come la sintesi semplice del mondo, una lucente antologia dell’universo. I suoi scrittori la disegnano, la scavano. I suoi fotografi – al Castello Ursino di Catania Ferdinando Scianna, in tante occasioni e luoghi Franco Carlisi – la illuminano, la raccontano. I suoi pittori ne restituiscono le tenebre e la luce. I suoi filosofi, Gorgia, Nicola Spedalieri, Giovanni Gentile, la rendono teoretica.
Ma forse la Sicilia non esiste. Forse l’Isola è il sogno inquieto di un dio e noi siamo parte di questo sogno.
Venerdì 23 giugno 2023 alle 18.00 alla Libreria Feltrinelli di Catania dialogherò con Lina Gandolfo, autrice del romanzo Con i miei occhi (euno edizioni, 2022). Un testo dalla tonalità verista nel pieno del XXI secolo. Un verismo autentico sino al dolore e intramato però della dimensione onirica e folle della grande letteratura del Novecento.
Per scrivere un romanzo come questo è stato necessario avere per decenni osservato, pensato e accolto la disperazione della vita. Della quale l’arsura delle terre della Piana di Catania – di Mineo, di Grammichele, di Scordia – è geografica sineddoche. E bisogna avere avuto il coraggio di confrontarsi senza infingimenti con l’iniquità.