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Sotto a chi prof

biuso_zammùQualche giorno fa ho partecipato al programma di Radio Zammù -la radio degli studenti dell’Università di Catania- Sotto a chi prof.
Programma che consiste nell’intervistare un docente dell’Ateneo su disparati argomenti. Dialogando con la bravissima e ironica Fabiola Munda mi sono divertito molto. Spero che sia stato piacevole anche per chi ci ha ascoltato.
Questo è il link all’intervista: Sotto a chi prof – Puntata 46

 

Altri sospiri

7 aprile 2014 – Palazzo Biscari – Catania
Ensemble Les Eléments / Riccardo Angelo Strano

Barocca è la voce di un controtenore che non può vibrare né della profondità e potenza di un maschio né dell’acuta forza di una femmina ma inventa altri suoni, altri sospiri e altri rancori.
La voce di Riccardo Angelo Strano sa restituire questa inafferrabilità cantando le passioni di alcuni dei maestri della gloria secentesca. Una voce che coinvolge per la sua alterità e per l’armonia che sempre la pervade. L’Ensemble Les Eléments -due flauti dolci, un violoncello e il clavicembalo- offre a questa e ad altre vocalità il rigore dei suoni consapevoli che «lo sperare m’è tormento / il timor mi dà spavento / né so dir quale destino il core avrà» (da Mi fan guerra di Alessandro Scarlatti).
Di Scarlatti eseguito da Les Eléments propongo l’ascolto dell’aria «D’amor l’accesa face» dalla Serenata Venere, amore e ragione (1706).

Scarlatti. Venere, amore e ragione

[audio:Scarlatti_Serenata.mp3]

«D’Amor l’accesa face
se alla ragion non piace
face d’amor non è.

È ardor di voglia impura,
che l’innocenza oscura,
che sol desia mercé»

 

 

Ministri

Il Ministro degli Interni del governo Renzi -il Ministro che con la sua sola presenza mostra la vera natura di un governo che evidentemente gli elettori del Partito Democratico un anno fa hanno scelto, voluto, indicato e del quale sono dunque giustamente soddisfatti- è stato a Catania, accompagnato da forze dell’ordine, scorte e notabili locali. A quale scopo? È venuto a Catania per rendere omaggio al «vero padrone» della città: Mario Ciancio Sanfilippo, editore del quotidiano La Sicilia, imprenditore e molto altro, uomo potentissimo senza la volontà del quale nulla di rilevante accade in questo luogo, personaggio indagato -a suo dire- «“solo” per concorso esterno in associazione mafiosa». A Ciancio fece visita anche il governatore Crocetta appena eletto. Il presidente regionale degli industriali, Ivan Lo Bello, «accompagnato dalla scorta che dovrebbe difenderlo dai mafiosi, se ne è andato a cena con Ciancio lo scorso 1 febbraio scorso in un ristorante alle pendici dell’Etna. La cosa è finita in Parlamento perché il senatore 5 Stelle, Mario Giarrusso ha presentato un’interrogazione chiedendo come mai uno sotto scorta vada a cena con un indagato per mafia. A chi l’ha presentata l’interpellanza? Ma al ministro dell’Interno. Sì, proprio ad Angelino Alfano che ha pensato di rispondere a strettissimo giro al senatore grillino e lo ha fatto in modo inequivocabile: con un voscenza benedica a Mario Ciancio…» (Domenico Valter Rizzo, «Mario Ciancio, la corsa al capezzale dell’indagato», il Fatto Quotidiano, 25.3.2014).
Renzi e i suoi dilettanti allo sbaraglio possono moltiplicare quanto vogliono le loro chiacchiere a vantaggio dei buoni elettori del Partito Democratico e del telepopolo. I fatti sono questi. I fatti sono che il ministro degli Interni del governo PD si offre alla propaganda di un potente indagato per mafia. In Sicilia.

 

La mente scultorea

Fondazione Puglisi Cosentino – Palazzo Valle – Catania
Louise Nevelson
A cura di Bruno Corà
Sino al 19 gennaio 2014

Nata a Kiev nel 1899, Louise Nevelson ha percorso il Novecento assimilando dal cubismo ciò che lei definiva «la quarta dimensione» della scultura/pittura, che consiste «non in ciò che si vede ma nella facoltà di completare ciò che si sta vedendo». Anche per questo scelse probabilmente la scultura, poiché in essa l’opera diventa viva nello spazio ambiente e nello spazio della mente. Nevelson raccoglieva da ogni parte pezzi di legno e attraverso un’azione di riciclaggio e assemblaggio li trasformava in totem, colonne, dischi, cerchi, pareti. Legno ridipinto quasi sempre di nero e questo dà alla sua opera grande uniformità e rigore. Il legno è un materiale corroso, frammentato, vissuto. E quindi immerso nel tempo assai più del marmo o del bronzo. Ne scaturisce un’arte dinamica al modo di una città -«Vedo New York come un’immensa scultura»- che a volte si amplia a una dimensione cosmica, come nella potente parete dal titolo Homage to the Universe (1968) dove la materia diventa una struttura seriale, un’armonica alternanza che trasforma il legno in musica.
La mostra presenta anche numerose immagini che ritraggono l’artista. Tra queste, una terribile fotografia di Mapplethorpe (1986) nella quale Nevelson appare una divinità della determinazione, un’Erinni. Divinità consapevole di che cosa sono fatti gli umani, del loro legno: «Penso che la cosa più grande che abbiamo sia la consapevolezza della mente» poiché -aggiunge- è mediante essa che costruiamo il mondo, come lo scultore fa con l’opera.

 

Il Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania


Da qualche giorno è in Rete il nuovo sito del Dipartimento dove insegno e faccio ricerca.
Ne parlo qui anche perché -in quanto delegato alla comunicazione designato dal Direttore Giancarlo Magnano San Lio insieme al Prof. Davide Bennato- ho in questi mesi collaborato alla sua realizzazione lavorando con la Dott.ssa Teresa Cunsolo (del nostro Dipartimento) e con il gruppo tecnico del Centro per i sistemi di elaborazione e le applicazioni scientifiche e didattiche (CEA), in particolare con Tanya Guastella, Marco Di Mauro, Bruno Di Stefano, Francesco Li Volsi, Sebastiano Scirè. Ricordo i nomi di queste persone perché si è trattato -e continua a trattarsi- di un’esperienza professionalmente e umanamente bella e arricchente per la competenza, il rigore, la disponibilità e l’impegno che hanno pervaso l’azione di tutto il gruppo.
Il sito è certamente migliorabile in ogni suo aspetto (è un’opera in fieri) ma mi sembra caratterizzato da quei cinque elementi -semplicità, razionalità, piacevolezza grafica, struttura aperta, funzionalità- che sin dall’inizio ci eravamo proposti di vedere implementati. La ragion d’essere di questo spazio è stata ben espressa dalla collega Beate Baumann in una mail che ci ha indirizzato poco dopo la pubblicazione del sito: «Credo (almeno io lo percepisco così) che costituisca un elemento identitario importante che ci fa sentire parte integrante della nostra comunità di lavoro».

 

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