Mercoledì 8 giugno 2016 parteciperò a un Convegno organizzato dall’Accademia di Belle Arti di Catania dal titolo Scienzarte. Arte e tecnologia. La mia relazione sarà dedicata al rapporto tra Arte e ibridazione.
Mercoledì 8 giugno 2016 parteciperò a un Convegno organizzato dall’Accademia di Belle Arti di Catania dal titolo Scienzarte. Arte e tecnologia. La mia relazione sarà dedicata al rapporto tra Arte e ibridazione.
Giovedì 26.5.2016 alle 18,00 nella Pinacoteca – ex Chiesa di San Michele Minore (Piazza Manganelli, Catania) parteciperò alla presentazione del volume di Attilio Scuderi L’arcipelago del vivente. Umanesimo e diversità in Elias Canetti (Donzelli, 2016).
Giovedì 28.4.2016 alle 10,00 nel Coro di Notte del Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania proporrò una lettura dell’11 settembre 2001 e degli eventi che ne sono scaturiti.
Venerdì 22.4.2016 alle 10,00 nella Sala Rotonda del Coro di Notte del Dipartimento di Scienze Umanistiche (Catania) parteciperò alla presentazione del volume di Biagio Guastella Giacomo Leopardi, hérétique et inactuel (L’Harmattan, Paris 2015).
Martedì 12 e mercoledì 13 aprile 2016 Eugenio Mazzarella terrà alcuni incontri a Catania.
Martedì alle 10,00 nella Sala Rotonda del Coro di Notte del Monastero dei Benedettini presenteremo la sua più recente raccolta di poesie Anima Madre.
Il pomeriggio dello stesso giorno al Camplus D’aragona alle 17,00 Mazzarella svolgerà un laboratorio nell’ambito del ciclo Le parole della poesia, organizzato dal Centro di Poesia Contemporanea di Catania.
Mercoledì alle 10,00 nella Sala Rotonda del Coro di Notte del Monastero dei Benedettini, il Prof. Mazzarella terrà una lezione dal titolo Futuro ed evoluzione. L’uomo che deve rimanere.
E.I.A.E. Et in Arcadia Ego
Fotografie di Giovanni Chiaramonte – Poesie di Umberto Fiori
Cucine del Monastero dei Benedettini – Catania
A cura di Sebastiano Favitta
Sino al 26 marzo 2016
Il giallo di un eterno autunno, luminoso. Le Rovine, le Regge, la Natura tra Potsdam e Berlino. Lo sguardo di Giovanni Chiaramonte su tutto questo è sempre laterale, mai monumentale, straniante. Gli edifici, gli alberi, le architetture, i giardini della Germania del Nord appaiono immersi in un bagliore mediterraneo, nel lucore del meriggio panico, di quell’istante che è la vita nella sua pienezza tragica, nel suo essere qui, ora, senza senso alcuno al di là di se stessa, poiché Pan è l’identità animale di un umano che non è «soltanto occidentale, moderno, laico, civilizzato e ragionevole, ma anche primitivo, arcaico, mitico, magico e pazzo» (James Hillman, Saggio su Pan, Adelphi 2005, p. 32).
Nella pervasività del giallo di Chiaramonte gli spazi teutonici vengono metamorfizzati in un sogno ellenico. Persino la Porta di Brandeburgo è irriconoscibile e tutto è trasformato nella dolcezza della quale parla Qoèlet: «Dolce è la Luce e agli occhi piace vedere il Sole» (11,7).
L’Arcadia del nostro contento è questa, è l’eco della provenienza, perché -scrive Chiaramonte- «l’esistenza di ogni uomo e di ogni donna vive in realtà l’irreparabile divisione tra il luogo del proprio inizio e il luogo dell’origine: la vera dimora, fotografia dopo fotografia, mi è apparsa così l’incessante migrazione che ogni istante, ciascuno di noi deve compiere tra il luogo del proprio inizio e il luogo da sempre perduto dell’origine». La nostra dimora è il Tempo. Colonne, giardini, templi e ogni altro luogo sono le sue stanze.
Chagall. Love and Life
Castello Ursino – Catania
A cura di Ronit Sorek
Sino al 3 aprile 2016
I mistici e materici spazi del Castello voluto da Federico II ospitano oli, gouaches, acquarelli di Chagall e soprattutto numerose litografie ideate per illustrare dei libri.
Ma Vie è un racconto autobiografico pensato quando l’artista era ancora giovane; First Encounter narra i primi incontri con Bella, futura moglie; Burning Lights descrive alcune cerimonie e feste ebraiche; From My Notebooks prosegue la narrazione autobiografica che costella l’intera esistenza di Chagall, di questo artista felice nonostante la tragedia della morte dell’ancora giovane Bella.
Una felicità che si esprime nella densità dei colori, negli spazi che si ampliano alla mente, nelle tradizioni ebraiche reinventate attraverso forme serene, nella presenza calda e protettiva degli altri animali, nella radice popolare e favolosa che in mostra è documentata dalle litografie pensate per le Favole di La Fontaine. La ridondanza della natura semplice, gentile e ovvia come la luna, i fiori, il desco, la preghiera, il cielo tra le case contadine, l’uomo volante, gli amanti. Molte figure appena tratteggiate e mai realistiche. La realtà così com’è appare forse a Chagall troppo seria, troppo vera, troppo importante, troppo nel bene o nel male.
L’allestimento e le opere trasmettono una sensazione di gaiezza e di lievità, come se vivendo si potesse, nonostante tutto, sorridere.