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Bellamore

Bellamore
Francesco De Gregori (1992)

[audio:https://www.biuso.eu/wp-content/uploads/2018/07/De_Gregori_Bellamore.mp3]

 

Bellamore Bellamore non mi lasciare

Bellamore Bellamore non mi dimenticare. 

Rosa di Primavera, isola in mezzo al mare 

lampada nella sera, Stella Polare. 

Bellamore Bellamore, fatti guardare

nella luna e nel sole fatti guardare. 

Briciola sulla neve, lucciola nel bicchiere 

Bellamore Bellamore, fatti vedere. 

E vieniti a sedere, vieniti a riposare

su questa poltroncina a forma di fiore. 

Questa notte che viene non darà dolore

questa notte passerà, senza farti del male. 

Questa notte passerà, o la faremo passare. 

Bellamore Bellamore, non te ne andare. 

Tu che conosci le lacrime e le sai consolare. 

Bellamore Bellamore non mi lasciare

tu che non credi ai miracoli ma li sai fare. 

Bellamore Bellamore fatti cantare

nella pioggia e nel sole, fatti cantare. 

Paradiso e veleno, zucchero e sale

Bellamore Bellamore, fatti consumare. 

E vieniti a coprire, vieniti a riscaldare

su questa poltroncina a forma di fiore. 

Questo tempo che viene non darà dolore

questo tempo passerà, senza farci del male. 

Questo tempo passerà o lo faremo passare.

 

Milano

Una lode ironica e tenera nei confronti di una città bellissima, dove per me è stato ed è gratificante vivere. «Milano sono contento che ci sei. […] Ti lascio tutti i miei progetti, le mie vendette e la mia età».

Alberto Fortis
Milano e Vincenzo (1978)

[audio:https://www.biuso.eu/wp-content/uploads/2017/12/Fortis_Milano_e-_Vincenzo.mp3]

L’immagine raffigura il Parco delle Cave, che sta proprio dietro casa, meta delle mie passeggiate in bicicletta 🙂

La casa fra le rose

Dove arriva quel cespuglio
di Mogol-Battisti
da Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera
(1976)

Il futuro degli amanti è la loro immaginazione presente. «La casa fra le rose» è il tempo che sono stati e che sperano di essere ancora. La pienezza dell’adesso dissolve l’inquietudine di ogni sarà. Rimane, inemendabile, «un vago senso di dolore» che scompare nel respiro dei corpi, qui e ora.
Non è soltanto Proust a sapere che l’amore è un riflesso della nostra tenerezza.

[audio:https://www.biuso.eu/wp-content/uploads/2016/06/Cespuglio.mp3]

Contro la pubblicità

Ma è un canto brasileiro
di Mogol – Lucio Battisti

(Il nostro caro angelo, 1973)

Cantano le sirene, dolci, invitanti, convincenti. Descrivono una donna «mentre sorseggia un’aranciata amara / con l’espressione estasiata / di chi ha raggiunto finalmente / un traguardo nella vita». Quante volte non ci sorprendiamo -cosa che dovremmo ben fare se non fossimo idiotizzati- nell’assistere in televisione a «un imbecille [che] entrando dalla porta / grida un evviva con la bocca aperta». E automobili bellissime e sinuose che sfrecciano tra paesaggi solitari  e incontaminati (traffico, mai), automobili le quali raccontano «che la benzina / quasi quasi quasi purifica l’aria / sarà al mentolo l’ultima scoria». Attori e attrici ai quali basta indossare un camice bianco per convincere all’acquisto di un «dentifricio pure trasparente / dove ti fanno dire che illumina la mente […] / E mentre parli sei una semplice comparsa / vestito da dottore, che brutta farsa! / Ti fanno alimentare l’ignoranza / fingendo di servirsi della scienza!». Tranquille e costanti, le sirene della pubblicità rispondono con la loro melodia: «Ah ma è un canto brasileiro. / Ah ma è un canto brasileiro. / Ah ma è un canto brasileiro».
E tutto questo in un sapiente e originale tessuto musicale che alterna ritmi molteplici, anch’essi sirenici e  ironici. No, queste non sono solo canzonette.

[audio:Battisti_canto_Brasileiro.mp3]

Boogie

di Paolo Conte
(1981)

L’ironica sensualità di questa canzone avvolge e spalanca sino a far vedere i personaggi che ballano e a far sentire i loro profumi. Magnifico il finale del testo: «Era un mondo adulto, / si sbagliava da professionisti…»

[audio:Conte_Boogie.mp3]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bartali

di Paolo Conte
nell’esecuzione di Enzo Jannacci

Una canzone profondamente italiana. Metaforica e allegra, popolare e raffinata.
È stata interpretata da tanti ma la versione di Jannacci le regala un ritmo, un divertimento, uno swing straordinari. Un ritmo epico. Ballate, amici miei, ché la vita è breve e la gioia è un dovere.

[audio:Bartali.mp3]

Una vita viva

di Battisti-Mogol
da Una giornata uggiosa (1980)

«Se è il caso lottare, più spesso lasciare.
Saper aspettare chi viene e chi va.
E non affondare se si può in nessuna passione
cercando di ripartire, qualcosa accadrà.
[…]
Non temere la notte, non temere la notte,
però amando più il giorno
e partir senza mai pensare a un sicuro ritorno.
[…]
E inventare la vita, una vita viva, una vita viva»

Un programma di vita stoico-spinoziano, questo di Battisti-Mogol, che condivido pienamente: «Nec ridere, neque lugere, neque detestari, sed intelligere» (Ethica, prefazione alla terza parte; Trattato politico, cap. I, § IV).
E in questa comprensione inventare la vita.

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