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Tatanka

di Giuseppe Gagliardi
Con: Clemente Russo (Michele), Giorgio Colangeli (Sabatino), Carmine Recano (Rosario), Susanne Wolff (Petra), Rade Serbedzija (Vinko)
Italia, 2011
Trailer del film

Marcianise sta in provincia di Caserta. E dentro Marcianise la camorra agisce, come in altri luoghi della Campania e del mondo. Due ragazzini -Michele e Rosario- cominciano col rubare automobili per poi percorrere le strade del crimine organizzato. Mentre, però, Rosario si integra completamente nel sistema di sopraffazione e di violenza, Michele cerca un riscatto nella boxe, sino a ribellarsi all’ordine di perdere un incontro truccato. Fuggito in Germania, al suo ritorno a Marcianise Michele ritroverà l’amicizia e la morte.

Clemente Russo interpreta in gran parte se stesso, la propria vicenda umana e sportiva. Lo fa in un film che non mi ha convinto perché dà un’impressione di artificiosità, di non possedere lo scarto che separa la tecnica dall’arte. La colonna sonora, le scene rallentate, le dissolvenze -soprattutto quella finale- e altri artifici estetici sembrano costruiti per dare l’impressione della metafora, per essere simbolo di una caduta e di un riscatto ai quali però manca la vita. Un effetto paradossale per una storia nella quale l’attore protagonista coincide con la persona che ha vissuto i fatti narrati.

Fortapàsc

di Marco Risi
Italia, 2008
Con: Libero de Rienzo (Giancarlo Siani), Valentina Lodovini (Daniela), Michele Riondino (Rico), Massimiliano Gallo (Valentino Gionta), Ernesto Mahieux (Sasà), Salvatore Cantalupo (Ferrara), Gigio Morra (Carmine Alfieri), Daniele Pecci (Il capitano Sensales), Ennio Fantastichini (Il sindaco Cassano), Renato Carpentieri (Il Prof. Amato Lamberti), Gianfelice Imparato (Il pretore Rosone)

Trailer del film

fortapasc

Non se ne può più di film che insultano la nostra gente meridionale -campana, calabrese, siciliana- ponendosi sempre dalla parte di singoli personaggi, in questo caso il giornalista “abusivo” (per sua stessa ammissione) Giancarlo Siani, di Torre Annunziata. I registi, gli scrittori, i filosofi, gli artisti -gli “intellettuali” insomma- non comprendono come la vendetta, una giustizia immediata e superiore alle lungaggini, ai cavilli, alla manipolazione propria dei tribunali, sia una giustizia migliore, più equa e soprattutto risolutiva dei conflitti. Conflitti che, peraltro, non possono essere eliminati e che costituiscono il sale e il sapore della nostra tenace vita mediterranea. O vogliamo ridurci alla noia paludata e triste dei Paesi scandinavi?

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