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Beethoven, l'umano

Beethoven. Sinfonie nn. 6-8-7

17 giugno 2010 – Teatro degli Arcimboldi – Milano
Orchestra «I Pomeriggi Musicali di Milano»
Direttore Antonello Manacorda

Una calma piena di tempesta, una serenità pronta a esplodere in energia. Anche questo è la Sesta sinfonia beethoveniana. Meno note e meno ascoltate ma altrettanto capaci di parlare in musica dell’umano, delle sue aspirazioni, della tristezza e della forza, sono le due sinfonie successive. In particolare, il secondo movimento della Settima -l’Allegretto– è uno dei vertici raggiunti da Beethoven. In quel suo mescolarsi di ritmi lancinanti, di marcia verso l’ignoto e di profonda pace è come se parlasse il demone stesso della musica per dire che cosa davvero sia la condizione umana in questo mondo e nel tempo.
L’esecuzione di Manacorda e dell’Orchestra dei Pomeriggi musicali è molto interessante nel suo rifiuto del sentimentalismo e del titanismo -due diversi e complementari aspetti della tracotanza del soggetto e dunque del limite romantico- a favore di una forma limpida e volta a restituire la cupezza e la solarità inscindibili di questa musica.

[audio:Beethoven_7_ Allegretto.mp3]

[L’esecuzione che qui si può ascoltare è quella di Wilhelm Furtwängler  e  dei Wiener Philharmoniker (1954)]

Beethoven – Große Fuge

27 aprile 2009 – Spazio Teatro 89 – Milano
Raccontare la musica. Il Romanticismo di Ludwig van Beethoven
Con Raffaele Cifani (pianoforte e percorso didattico) – Claudio Giacomazzi (violoncello)

Un’associazione privata -BovisArte- e due enti locali -il Comune di Milano e il Consiglio di Zona 7- hanno promosso un’iniziativa assai bella: far gustare la musica sia dal punto di vista estetico sia da quello tecnico attraverso tre ascolti dedicati a Bach, Beethoven e Shostakovich. Il pianista Raffaele Cifani spiega dunque anche con l’aiuto di immagini le partiture, la loro genesi, il contesto storico-artistico nel quale nascono, le difficoltà e le peculiarità di ciascuna. Insieme al violoncellista Claudio Giacomazzi, Cifani esegue poi i brani dei quali ha parlato.
La serata beethoveniana è stata dedicata alla Sonata in Re maggiore Op. 102 n.2, che nei suoi tre movimenti mostra la dimensione aliena del Maestro di Bonn. Essa comincia con un andamento classicistico per poi addensarsi in sonorità dure, in macchie di note, in un Allegro fugato che sconcertò il pubblico al primo ascolto (1815). Questa sonata rappresenta in qualche modo l’inizio di un percorso che porterà alla stupefacente Grande fuga per quartetto d’archi in Si bemolle maggiore, op. 133 (Große Fuge) del 1825-1826, che Stravinskij giudicò «il più perfetto miracolo di tutta la musica. Senza essere datata, né storicamente connotata entro i confini stilistici dell’epoca in cui fu composta, anche soltanto nel ritmo, è una composizione più sapiente e più raffinata di qualsiasi musica ideata durante il mio secolo. (…) Musica contemporanea che rimarrà contemporanea per sempre».

Ne propongo il non facile ascolto. L’esecuzione è del Végh Quartet (1952; da LiberLiber).

beethoven_grande-fuga_vegh_quartet

[audio:beethoven_grande_fuga.mp3]

 

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