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Barocco / Jazz

Strike the Viol
Henry Purcell (1694)
in «Music for a while. Improvisations on Purcell»  (2014)
Esecuzione dell’ensemble L’Arpeggiata diretto da Christina Pluhar
Raquel Andueza, soprano
Gianluigi Trovesi, clarinetto

[audio:https://www.biuso.eu/wp-content/uploads/2018/04/Purcell_Strike-the-viol_Pluhar.mp3]

«Music for a while / shall all your cares beguile» affermano alcuni versi musicati da Henry Purcell. E davvero la musica è una delle massime consolazioni e gioie della vita umana. L’arte di Purcell ha ispirato diverse modalità d’esecuzione e molteplici forme espressive. Tra le più intriganti interpretazioni ci sono quelle dell’ensemble L’Arpeggiata fondato e diretto dalla musicista austriaca Christina Pluhar. Un meraviglioso esempio è l’album dal quale traggo il brano dal titolo Strike the Viol, scritto da Nahum Tate e musicato da Purcell nel 1694 (numero z323/5).
Il testo è un invito a gustare l’armonia e sorriderne:
«Strike the Viol, touch the Lute;
Wake the Harp, inspire the Flute:
Sing your Patronesse’s Praise,
Sing, in cheerful and harmonious Lays».
L’interpretazione contamina barocco e jazz, dando ritmo e improvvisazione a uno sguardo limpido sul mondo.

Christina Pluhar racconta in questo testo la perennità della musica di Purcell:
Henry Purcell in the Twentieth & Twenty-first Centuries
Just how modern Purcell’s harmonic language is, and how timeless his use of ground bass, is no secret. Today’s pop, rock and jazz musicians and film-makers have found constant inspiration in his musical inventions.
Pete Townshend of The Who declared in 2009 that Purcell was a strong influence on the band’s music of the sixties and seventies – echoes of Purcell’s harmonic language feature notably in ‘I Can See for Miles’, ‘Pinball Wizard’, and ‘Won’t Get Fooled Again’.
’What power art thou’, the song of the Cold Genius in King Arthur, became one of the show pieces of the cult New Wave singer Klaus Nomi, who recorded it as ‘Cold Song’ in 1981. Purcell originally wrote the piece for a bass, but since Nomi’s interpretation a number of counter tenors have taken it into their repertoire. In 2009 the English singer-songwriter Sting included ‘Cold Song’ in his album If on a Winter’s Night; in 2013 the actress and singer Arielle Dombasle added a beat to it and performed it on video naked in a coffin.
Purcell has often made appearances in film scores. The composer Wendy Carlos adapted the march from the Music for the Funeral of Queen Mary for synthesiser in Stanley Kubrick’s A Clock work Orange (1971). Oliver Hirschbiegel’s Downfall (2004) uses Dido’s lament ‘When I am laid in earth’. The soundtrack of Joe Wright’s Pride and Prejudice (2005) includes a piece entitled ‘A Postcard to Henry Purcell’ in which Dario Maria nelli makes use of Purcell’s Rondeau from Abdelazar. Benjamin Britten’s variations on the same theme in his Young Person’s Guide tothe Orchestra feature in Wes Craven’s Moonrise Kingdom (2012).
In 2003 we invited the great Italian jazz clarinet tist Gianluigi Trovesi to appear on our album All’Improvviso and improvise on Baroque bassi ostinati from seventeenth-century Italy. At that time we deliberately refrained from altering the original harmonies of these ostinato basses (or ‘grounds’ as they were known in England). It was only the melodic idiom of the jazz clarinettist, with his subtle timing, that differed from ‘our’ seventeenth-century musical language.
On Music for a while, however, we wished to underline the extraordinary modernity of Purcell’s music by constantly moving between the centuries in the harmonies and styles of the improvisations. This change of musical style is often accomplished within a single bar of a piece by means of subtle rhythmic and harmonic modifications to the ground. The bass lines and melodies composed by Purcell remain intact, but the improvisatory style of the instruments suddenly switches centuries. Our listeners find themselves in a timeless music room.
I am especially glad that the wonderful Gianluigi Trovesi has again enriched this new project with his superb artistry, ten years after All’Improvviso. I am also delighted that I was able to persuade my old school friend, the extraordinary jazz guitarist Wolfgang Muthspiel from Graz, to join our Purcell project.

Le voci umane

Chiesa di San Bernardino alle Monache – Milano – 7 agosto 2017

Les voix humaines
Jordi Savall
Viola da gamba a 7 corde di Barak Norman, 1697

Programma
Musiche di Abel, Bach, Schenck, Sainte-Colombe, De Machy, Marais
Propongo l’ascolto del Preludio in re minore di Karl Friedrich Abel (1723-1787)
Tristezza, tenerezza, tensione, dolce furia, canto, nostalgia, suono, distacco, luce.

[audio:https://www.biuso.eu/wp-content/uploads/2017/08/Abel_Savall_preludio.mp3]

Pur

Chiesa di San Pietro in Gessate – Milano – 3 agosto 2017
Devozione barocca
Monteverdi e i suoi eredi

Ensemble La Venexiana
Raffaele Pe – controtenore

Programma
Annibale Gregori
Ruggiero à un soprano
Claudio Monteverdi
Pianto della Madonna
Dario Castello
Sonata terza a due, secondo libro
Francesco Cavalli
O quam suavis
Giovanni Battista Riccio
Canzon La Grileta
Giovanni Legrenzi
Angelorum ad convivia
Giovanni Battista Bassani
Tantum ergo (inedito)
Giovanni Antonio Pandolfi Mealli
Sonata “La Castella”
Benedetto Ferrari
Queste pungenti spine

Le chiese di Milano ascoltano ancora una volta i suoni malinconici e forti del Barocco.
Quattro strumentisti dell’ensemble La Venexiana (Andrea Inghisciano al cornetto, Efix Puleo al violino, Gabriele Palomba alla tiorba e Davide Pozzi all’organo) accompagnano e sostengono la voce di Raffaele Pe, il cui effetto -come sempre accade con un controtenore- è afferrante per la mescolanza di potenza maschile e di altezza femminile.
Il più coinvolgente dei brani eseguiti è stato Tantum ergo di Giovanni Battista Bassani, un inedito che ovviamente non possiedo. Propongo quindi l’ascolto del compositore che sta al centro del lavoro di questo ensemble. L’aria Pur ti miro che conclude L’incoronazione di Poppea (1642) di Claudio Monteverdi raccoglie in sé la gioia impossibile di ogni amore, il suo miraggio e insieme la sua sostanza, il ‘tuttavia’ che oltrepassa ogni disincanto.

[audio:https://www.biuso.eu/wp-content/uploads/2017/08/Monteverdi_Pur_ti_miro.mp3]

Pur ti Miro
pur ti godo
pur ti Miro
pur ti godo
pur ti stringo
pur t’annodo
più non peno più non moro
o mia vita
o mio tesoro…

Io son tua, Speme mia,
Tuo son io Dillo dí
Si mio ben, sì mio cor, mia vita, sì
l’idol mio, Speme mia,
tu sei pur Sì mio ben
Sì mio ben, sì mio cor, mia vita, sì
l’idol mio, tu sei pur.

Pur ti Miro
pur ti godo
pur ti Miro
pur ti godo
pur ti stringo
pur t’annodo
più non peno più non moro
o mia vita
o mio tesoro…

«Freude, Freude, über Freude!»

Chiesa di San Simpliciano – Milano
Le Cantate di Bach

Programma:
Johann Sebastian Bach:
Cantata “Jauchzet, frohlocket, auf, preiset die Tage” BWV 248/I
Cantata “Darzu ist erschienen der Sohn Gottes” BWV 40
Cantata “Sie werden aus Saba alle kommen” BWV 65
Cantata “Herrscher des Himmels, erhöre das Lallen” BWV 248/III

Amsterdam Baroque Orchestra & Choir
Ton Koopman  – direttore
Martha Bosch  – soprano
Maarten 
Engeltjes  – alto
Tilman 
Lichdi  – tenore
Klaus 
Mertens  – basso

«Gioia, gioia che cresca su gioia!» Questo l’urlo sacro che si ascolta in uno dei corali della Cantata BWV 40. Bach è capace di esprimere sia il più profondo dolore dell’anima sia il gaudio più redento. La sua musica sembra percorrere i sentieri della passione umana e del distacco, toccare ogni sfumatura e trasformarla in canto. Nella bellezza di San Simpliciano, Ton Koopman e i suoi Amsterdam Baroque Orchestra & Choir hanno restituito per intero la potenza di questa luce.
Propongo l’ascolto del Coro iniziale della Cantata BWV 248/I:
Jauchzet, frohlocket, auf, preiset die Tage  (Esultate, giubilate, benedite i giorni)

«Una natura radiosa»

RUBENS e la nascita del Barocco
Milano – Palazzo Reale
A cura di Anna Lo Bianco
Sino al 26 febbraio 2017

Gli occhi scrutano da dentro il biondo dei capelli e il bianco incarnato della pelle. La testa di tre quarti s’allarga nella scura geometria del copricapo. Così ci guarda Rubens dal magnifico Autoritratto del 1623. Di quest’uomo, Jacob Burckhardt disse che fu un artista dalla «gigantesca fantasia» e «fu anche una natura radiosa», che dall’adesione all’etica stoica seppe trarre la saggezza dell’inevitabile e il riverbero della gioia.
Il suo Seneca morente è fatto di un corpo possente che abbandona con serena amarezza la vita. Quel Seneca che ritorna come nume nel busto che veglia sui Quattro filosofi, dei quali fa parte Giusto Lipsio, il più significativo esponente del neostoicismo. Rubens pensa che la terra del sapiente non sia questa o quella comunità ma la saggezza stessa, condivisa con chiunque se ne disseti. La sua azione di diplomatico presso le corti di Spagna e d’Inghilterra fu intessuta del suo amore per l’Europa, ritratta ne Le conseguenze della guerra come una donna in lutto e con le braccia alzate mentre Afrodite cerca inutilmente di fermare Ares. Un grido, un lutto, una lucidità meno note di Guernica ma altrettanto profonde a esprimere la tragedia dell’Europa devastata dalla Guerra dei Trent’AnniRubens_Los_horrores_de_la_guerra
Quella che è stata definita come la più grande novità in pittura dai tempi di Caravaggio si esprime nei corpi gloriosi che la riempiono. Gloriosi non nel senso paolino ma in quello greco. Sono infatti corpi ispirati a sculture classiche come il Torso del Belvedere, l’Ercole farnese, l’Afrodite al bagno del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Corpi intrisi di una carnalità piena, tesa, avvolgente e affascinante.
Rubens fa il contrario degli artisti e degli architetti che inglobarono i templi greci negli edifici cristiani (come si vede assai bene, ad esempio, nel Duomo di Siracusa). Rubens trasforma i santi cattolici in eroi e in divinità greche. Fa questo proprio perché è «una natura radiosa», la cui luce riempie ancora oggi lo spazio della pittura e si chiama Barocco.

Tripudio

Palazzo Biscari- Catania
Concerts avec plusieurs instruments
24 novembre 2016

Johann Sebastian Bach:
Concerto brandeburghese n. 6 (BWV 1051)
Concerto brandeburghese n. 3 (BWV 1048)
Concerto brandeburghese n. 5 (BWV 1050)
Orchestra del Festival internazionale del Val di Noto – Magie Barocche
VI edizione del Festival (2016)

I sei concerti composti da Bach nel 1721 per il Margravio del Brandeburgo costituiscono uno dei vertici dell’arte europea. È musica-tripudio, è un inno offerto alla gioia d’esserci, è soprattutto l’essenza  del Barocco: la perfezione formale unita alla gloria malinconica del mondo. Ascoltare questi brani nello spazio settecentesco di Palazzo Biscari significa avere anche negli occhi e non soltanto nell’udito la metafora barocca.
Rispetto all’esecuzione della quale parlai qui nel 2013 quella dell’Orchestra del Festival internazionale del Val di Noto mi è sembrata più monocorde e meno brillante nei toni, nei colori. E però ascoltare i Brandeburghesi è sempre pienezza. Non avendo a disposizione una registrazione dell’orchestra che ha eseguito questi tre concerti, propongo l’ascolto del primo movimento del Concerto n. 5 nell’esecuzione del Concert des Nations, diretto da Jordi Savall.

[audio:https://www.biuso.eu/wp-content/uploads/2016/12/Bach_Concerto_V_BWV_1050_-I.-Allegro.mp3]

«Nell’amorosa quiete delle tue braccia»

Ich habe genug
da Kantate BWV 82 (1727)
di Johann Sebastian Bach
Berliner Mottettenchor – Das Ristenpart Kammerorchester
Direttore Karl Ristenpart
Baritono Dietrich Fischer-Dieskau

«Ich habe genug, / Ich habe den Heiland, das Hoffen der Frommen, / Auf meine begierigen Arme / genommen; / Ich habe genug! / Ich hab ihn erblickt, / Mein Glaube hat Jesum ans Herze gedrückt; / Nun wünsch ich, noch heute mit Freuden / Von hinnen zu scheiden».
Il testo della Cantata numero 82 di Bach si riferisce alle parole con le quali Simeone prese tra le braccia il piccolo Gesù e disse Ich habe genug, ‘mi basta, ho vissuto per questo’. Si potrebbe spostare il senso di tale Pienezza, attribuendola alla passione amorosa. E tradurre così: «È quanto mi basta, / ho preso il mio Amore, la speranza / tra le mie braccia che l’attendevano / è quanto mi basta! / Ho potuto vederlo, / la mia attesa sicura ha impresso la sua immagine dentro di me; / ora desidero, -anche oggi stesso con gioia- / andarmene dal tempo che sono».
C’è qualcosa di così struggente nelle note di Bach da non poter rinchiudersi e limitarsi al compiacimento di chi attendeva il Messia e finalmente lo ha visto; c’è l’indefinibile sentimento di chi ha incontrato il Senso che attendeva, lo ha abbracciato. E poi può morire dicendo a se stesso: «Mi basta, ho vissuto per questo».
«Nell’amorosa quiete delle tue braccia» è una delle figure più dense dei Frammenti di Roland Barthes.

[audio:https://www.biuso.eu/wp-content/uploads/2016/10/Bach_BWV_82_1_genug.mp3]
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