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Lo sguardo sulla Natura. Luce e paesaggio da Lorrain a Turner

Museo Diocesano di Milano

Sino all’11 gennaio 2009

marieschi-capriccio-con-arco-gotico

 

Settanta dipinti che fra Sei e Settecento delineano la grande parabola del paesaggismo europeo. Tra di essi alcuni vertici di questa forma della rappresentazione umana dello spazio e soprattutto della proiezione su di esso della mente, delle sue emozioni, delle geometrie.

Le luci calme e diffuse di Lorrain (Paesaggio con Hermes e Argo), le architetture naturali di Marini, i netti chiaroscuri di Magnasco (Il vecchio mulino), le prospettive esatte e rapitrici di Canaletto (Capriccio con torre ed edificio gotico), l’impressionismo e le macchie di Guardi (Burrasca), la visionarietà di Marieschi (Capriccio con arco gotico), la potenza di Turner (Paesaggio montano del Galles). E numerosi altri artisti italiani, fiamminghi, inglesi, francesi.
Su tutto la Terra, la Luce.

Bach – Magnificat e Oratorio di Natale

Johann Sebastian Bach
«Magnificat in re maggiore BWV 243 – Oratorium tempore Nativitatis Christi BWV 248»
Conservatorio di Milano
16 dicembre 2008

Società del Quartetto – Academia Montis Regalis
Coro Filarmonico “Ruggero Maghini”
Alessandro De Marchi direttore

Quasi tre ore di musica bachiana, di testi biblici che si trasformano ora in serena meditazione ora in esaltante tripudio. Violini che si alternano a oboi d’amore, timpani e trombe nel pieno splendore. Gli Oratori di Bach e quella particolare preghiera che è il Magnificat rappresentano un momento intermedio tra la più intima meditazione religiosa -le Passioni– e le celebrazioni politiche della casa di Sassonia.
L’esecuzione dell’Academia Montis Regalis è forse anche troppo misurata e trasmette solo in parte la potenza del pensiero di Bach. Ottimo il coro, meno i cantanti solisti. Ma quando le note sono di Bach pulsa, in ogni caso, la festa.

[audio:Bach_Magnificat.mp3]

L’Adalgisa Disegni milanesi

Carlo Emilio Gadda
Garzanti 2007 (1943)
Pagine 297

     


Milano
«città egèmone» (p. 171), con nel suo antico simbolo una «proliferante scrofa, animale dilettissimo all’Autore» (193), è il luogo sociale e psichico nel quale accadono gli eventi del tutto quotidiani ma che Gadda sa trasfigurare in un epos di stupefacente, galoppante, frenetica e splendida invenzione linguistica, in una dolente osservazione del cosmo umano, in una fenomenologia dei gesti, degli eventi e delle cose che si esprime in molteplici forme: nello sterminato elenco di oggetti, nella miseria del pettegolezzo attuato da chi “senza né figli, senza più voglie, si prese la briga e di certo il gusto di dare a tutte il consiglio giusto” come canta De Andrè, nella accurata descrizione del fumare, nel disvelamento della macabra ipocrisia dei necrologi. Dal quotidiano alla grande storia salto non v’è. E una magnifica pagina ricostruisce la vita di un Napoleone Bonaparte «intrigante arrivista (…) incoronando prepotentello» immerso nella «dorata e smaltata chincaglieria ed aquileria cesarea» (51-56).

Anche in un libro composto in gran parte dai lacerti di altri, nella affettuosa e spietata descrizione della vita milanese agli inizi del Novecento, Gadda riesce a meditare sulla «folla tediosa dei viventi» (233), segnata dal limite costitutivo per il quale «ogni più nobile schema nella imperfettibilità del mondo si avvera e perfeziona cariandosi, cioè accompagnandosi di qualche inevitabile imperfezione. Così come il corpo, andando, si accompagna del peso (gravame): e talora di un’ombra» (136). Il male, la morte e l’oltraggio -che della morte è figura- disegnano la potenza del tempo, costruiscono la vita come forma malinconica della memoria, di quanto ottenuto, del molto smarrito.

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Leonardo Leo – «Sant’Elena al Calvario»

Sant’Elena al Calvario
Oratorio in due parti su libretto di Pietro Metastasio
di Leonardo Leo
(1732)

Conservatorio di Milano – Sala Verdi – 2 dicembre 2008

Europa Galante
Fabio Biondi direttore e violino solista, Gemma Bertagnolli soprano, Lucia Cirillo soprano, Anna Chierichetti soprano, Marina De Liso mezzo soprano, Roberto Abbondanza baritono.
Società del Quartetto

Composto nel 1732 su libretto di Metastasio, questo Oratorio ha la leggerezza -in tutti i sensi- del barocco napoletano. Molti recitativi, dunque, e le arie affidate a turno ai cinque cantanti. Mancano la potenza, il fasto a volte angoscioso, la complessità armonica della grande musica dell’epoca. La lievità canonica produce un ascolto piacevole ma è sempre come se a queste note mancasse il volo.
Eccellente l’interpretazione, su strumenti d’epoca, del complesso fondato e diretto dal palermitano Fabio Biondo. Specialiste, e quindi, efficaci nel rendere le sfumature tonali del canto di Leo, le voci.

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