20 ottobre 2009
Sala Verdi del Conservatorio – Milano
Un omaggio del marchese Ruspoli al cardinale Ottoboni
Musiche di G.F. Händel: Cantata «Il duello amoroso» HWV 82 – Cantata «Clori, Tirsi e Fileno» HWV 96
20 ottobre 2009
Sala Verdi del Conservatorio – Milano
Un omaggio del marchese Ruspoli al cardinale Ottoboni
Musiche di G.F. Händel: Cantata «Il duello amoroso» HWV 82 – Cantata «Clori, Tirsi e Fileno» HWV 96
di Molière
Teatro Strehler – Milano
con Daniel Auteuil, Jean-Jacques Blanc, Bernard Bloch, Michèle Goddet, Pierre Gondard, David Gouhier, Charlie Nelson, Lyn Thibault
scene Jean-Paul Chambas
regia Jean-Pierre Vincent
produzione Studio Libre – Odéon Théâtre de l’Europe
Una regia e delle scene molto sobrie bastano a rendere ancora una volta contemporaneo uno dei più profondi e feroci testi di Molière. La vicenda di Arnolphe e della sua pupilla appare, infatti, anche come una parodia demistificante del comportamentismo, di quella illusione di onnipotenza dell’educatore sull’educando che fece scrivere a Watson: «Datemi una dozzina di neonati di sana e robusta costituzione fisica e lasciate che li tiri su in un mondo scelto da me e garantisco che di qualunque di loro potrò fare qualunque cosa: medico, avvocato, artista, capovendite, e, sì, persino straccione o ladro, indipendentemente dalle sue capacità, tendenze, inclinazioni, abilità, vocazioni, e dalla razza dei suoi antenati» (Behaviorism, Norton, New York 1930, p. 104). Il tutore che pretende di fare di una ragazza la propria marionetta si merita la beffa ideata da Molière. E così la meriterebbero le frotte di pedagogisti e tecnologi della didattica che vanno ripetendo le litanie del “successo formativo” e della esclusiva responsabilità degli insegnanti sui risultati dei loro allievi…Le persone, infatti, sono vive, libere, diverse e fatte a modo proprio, come è libera l’Agnès di Molière.
A un regista abile e intelligente bastano pochi particolari per rendere comunque non banale la messinscena di un classico: un sacchetto di carta da grande magazzino, degli occhiali da sole, la pietra lanciata da Agnès e che da allora rimane sempre sul palco, a ricordare l’ambiguità di ogni gesto. E poi l’eccellente recitazione della Compagnia, con una Lyn Thibault naturalissima nella sua ottusa ma sempre più consapevole ingenuità e un Daniel Auteuil capace di toccare molte corde e di far ridere come il più navigato attor comico.
E su tutto, naturalmente, la bellezza del francese quotidiano e poetico di Jean-Baptiste Poquelin.
Teatro Strehler – Milano
Con Franco Branciaroli, da Miguel de Cervantes
Progetto e regia di Franco Branciaroli
Teatro de Gli Incamminati
Sino al 15 febbraio 2009
A un certo punto dello spettacolo Branciaroli spiega che cosa sia lo humour, la sua natura, la differenza rispetto alla satira, alla beffa, al comico. E attribuisce a Cervantes (anche) il merito di aver inventato lo humour nella letteratura. Uno dei segreti del Chisciotte è l’imitazione. L’hidalgo imita i cavalieri erranti, un libro trovato per caso da lui e da Sancho imita le loro avventure. Branciaroli imita -perfettamente- Vittorio Gassman e Carmelo Bene mentre imitano, rispettivamente, Don Chisciotte e lo scudiero. Gassman imita Bene e quest’ultimo imita Gassman mentre entrambi recitano il Faust di Marlowe. Lo spirito di Dante viene evocato a giudicare chi dei due reciti meglio la Commedia. Tutti e tre, infatti, sono ormai vivi nell’aldilà…
Un vorticoso gioco di specchi, un’idea splendida realizzata magnificamente. L’impressione è che i due grandi attori siano davvero tornati, con le loro voci, le tonalità, l’istrionismo, la malinconia, la potenza. E su tutto una riflessione partecipe e disincantata sul teatro, la sua finzione, la sua fine. Si ride moltissimo e molto si pensa, tra Totò, Peppino e Borges. Uno degli spettacoli più originali dei quali abbia goduto negli ultimi anni.
Milano – Pinacoteca di Brera
Sino al 29 marzo 2009
Quattro dipinti ospitati nella sala XV di Brera. La Cena di Emmaus del 1606 è esposta sempre nella Pinacoteca. Per alcuni mesi viene affiancata dal quadro con lo stesso titolo dipinto nel 1601 e di proprietà dalla National Gallery di Londra. L’opera londinese rivela tutto il fulgore misterioso e inquietante del riconoscimento da parte dei due pellegrini, quella di Milano -con un Cristo molto più sofferente- ha la calma del momento successivo, nel quale una sorta di inquieta distanza separa il Redentore dagli altri personaggi.
Il Ragazzo con canestro di frutta (Galleria Borghese di Roma) e il Concerto (Metropolitan Museum di New York) sono le due opere giovanili esposte insieme alle Cene. La sensualità del primo passa attraverso il corpo e lo sguardo del modello come anche attraverso l’evidenza quasi tangibile della natura morta. Il secondo è una fusione di corpi, abiti, strumenti. Le letture che sono state date di quest’opera apparentemente semplice ma enigmatica sono le più varie: Amore e Musica inseparabili; un elogio dei legami omosessuali; l’armonia trinitaria.
Ciò che rimane è la sensazione di una potenza nascosta, di una energia che diventa Forma, Luce.
Yoshikazu Mera
[audio:Rinaldo.mp3]