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Josquin

13 dicembre 2015 –  Chiesa di San Fedele – Milano
Josquin, Bach e creazione
Musiche di Josquin Desprez, J.S. Bach e Matteo Giuliani
Il Canto di Orfeo 
Direttore  Gianluca Capuano

The Tallis Scholars sing Josquin

Un concerto molto intenso, mistico: la Missa Pange Lingua di Josquin Desprez, due mottetti di Johan Sebastian Bach, un canto gregoriano, un inno ambrosiano e Ostendis del giovane compositore Matteo Giuliani. Quest’ultimo mi è parso assai bello, anche perché capace di riprendere forme dell’antica musica sacra per farne creazione del tutto contemporanea. L’opera è stata in prima esecuzione assoluta e non la si trova in commercio. Peccato. Consoliamoci con il Kyrie dalla messa di Josquin, eseguito da The Tallis Scholars diretto da Peter Phillips.

[audio:Josquin_Pange-lingua_Kyrie.mp3]

Il dolore, la calma

Basilica di Santa Maria della Passione – Milano – 28 agosto 2015
J.S.Bach – La passione secondo Giovanni (BWV 245)
Norwegian Soloists’ Choir
Accademia Bizantina
Direttore: Ottavio Dantone

Bach - St John Passion

 

L’essenzialità, la sobrietà, della Passione secondo Giovanni è stata ben incarnata dalle voci limpide dei solisti e dalla armonia del Coro norvegese. In questa composizione sembra che il cammino verso il dolore sia anche un itinerario verso la liberazione, verso una calma infinita.
Propongo l’ascolto del brano con il quale l’opera comincia: Herr, Unser Herr, eseguito dal Taverner Choir, Consort and Players, diretto da Andrew Parrott.

[audio:Herr_Unser_Herr.mp3]

Fica / Fibonacci

Nymphomaniac – Volume 1
di Lars von Trier
Danimarca, 2013
Con: Charlotte Gainsbourg (Joe), Stellan Skarsgård (Seligman), Stacy Martin (Joe da ragazza), Shia LaBeouf (Jerome), Christian Slater (il padre di Joe), Uma Thurman (la signora H), Sophie Kennedy Clark (B)
Trailer del film

Una donna dal volto tumefatto e ferito racconta la propria vita all’uomo che l’ha raccolta e soccorsa. Joe dice di se stessa che è persona spregevole, colma di egoismo e di peccati. Tra questi «l’aver chiesto di più al tramonto, i più spettacolari colori». Il padre le aveva insegnato, bambina, a godere della bellezza del faggio, «l’albero più bello e più invidiato del bosco». Il ricordo più intenso di Joe è la lunga agonia di questo giovane padre in ospedale, della quale il film nulla risparmia, mostrando i deliri e la cacca ma anche la dolcezza dell’essere stati e del commiato.
Tanti uomini. Sfidati, sfruttati, derisi, abbandonati, posseduti, distrutti. In una scena estrema uno di tali maschi, che nulla sono per lei, le si presenta con le valigie dopo aver lasciato la moglie e i tre bambini. La moglie lo segue, portando appresso la prole. E parla parla nello strazio dell’essere stata lasciata. Ma Joe dichiara, gelida, «è soltanto un grande malinteso, io non amo vostro padre».
Le sfide in treno con un’amica d’avventure: un sacchetto di cioccolattini sarà il premio per chi delle due si accoppierà con più maschi lungo il viaggiare. Soprattutto evitare l’amore, che è la suprema debolezza del desiderio. Ma un uomo, almeno uno, Joe sembra averlo amato. Jerôme, al quale ragazzina chiese di prendersi la sua verginità -e lui lo fece nel modo più sbrigativo e brutale-, che incontra dopo alcuni anni come datore di lavoro, del quale sembra innamorarsi ma che all’improvviso si sposa e scompare. «L’amore non è cieco, è peggio. L’amore distorce la realtà». Verissimo, naturalmente.
Eventi, piaceri, morte, solitudine. Tutto immerso nella piena, feroce e trionfante naturalità della nostra specie. Insetti, galassie, felini. Natura che accompagna altra natura e la sostanzia di assurdità e di senso. Sullo sfondo e nella trama concettuale il pensiero di Spinoza e quello di Sade. Due modi diversi di dire che «per bonum id intelligam quod certo scimus nobis esse utile» (Ethica IV, Definizione 1), che «humanas actiones atque appetitus considerabo perinde ac si quæstio de lineis, planis aut de corporibus esset» (Ethica III, Prefazione)1, Anche de Sade invita a «ne soupçonner de mal à rien, de voir avec la plus tranquille indifférence toutes les actions humaines, de les considérer toutes comme des résultats nécessaires d’une puissance, telle qu’elle soit, qui tantôt bonne et tantôt perverse, mais toujours impérieuse»2.
Un gelo geometrico percorre Nymphomaniac, un ritmo matematico che vibra nelle musiche di Bach e nella sin dall’inizio ripetuta serie di Fibonacci, quella per la quale il numero successivo è la somma dei due precedenti. 1+1=2, 1+2=3, 2+3=5, 3+5=8, 5+8=13, 8+13=21, 13+21=34, 21+34=55 e così via . Lo stesso rapporto tende alla sezione aurea, fondamento del Partenone, e sta inscritto nell’ordine delle lettere che compongono il nome di Bach. 2-1-3-8, numeri della serie di Fibonacci la cui somma è 14, cifra che ricorre spesso nell’opera del compositore. Come se la bellezza estrema, il supremo ordine e l’armonia nascessero dalla serie disordinata delle passioni di cui siamo fatti.
Un film cupo e magnifico.

 

Note

1.«Bene è ciò che sappiamo con certezza che ci è utile»; «Le azioni e gli appetiti devono essere osservati come se fosse questione di linee, superfici o corpi».

2. «Non supporre nulla di male nelle cose, considerare con la più tranquilla indifferenza tutte le azioni umane, ritenerle tutte come prodotti necessari di una potenza, qualunque essa sia, a volte buona a volte perversa ma sempre imperiosa» (Eugénie de Franval). 

 

Bach / Musica

Conservatorio G. Verdi – Milano – 22 ottobre 2013
I sei Concerti Brandeburghesi
Le Concert des Nations
Direttore Jordi Savall

Ho già scritto qui che «Bach non è un musicista, un compositore, un artista, per quanto eccelso. Bach è la musica». La conferma arriva sempre. Stavolta viene dall’interpretazione che Le Concert des Nations diretto da Savall ha dato di una delle opere più celebri, eseguite, ripetute della musica bachiana e barocca.
Questa esecuzione dei sei Concerti Brandeburghesi non è caratterizzata soltanto dall’utilizzo di strumenti antichi o dalla cura filologica. È molto di più. Ascoltare questo concerto ha significato penetrare nella splendente razionalità dell’invenzione di Bach, una razionalità mai separata dalla passione mistica che rende sacra tutta la musica del compositore. Ogni strumento sembrava che suonasse da solo -tanto è stata limpida la concertazione- ma nello stesso tempo formava un’unità inscindibile con l’intero.
Propongo l’ascolto del primo movimento del Concerto n. 1 in fa maggiore BWV 1046, con i suoi magnifici corni che dialogano tra di loro. Pura gioia. Trionfo della mente musicale.

Concerto Brandeburghese n. 1 BWV 1046 – I movimento allegro

Bach. Il come e l'altrove

21 settembre 2012 – Teatro Coppola – Catania
JSB – Come Bach
Primo studio

di Lavoro Nero Teatro

Interpreti
Cristiano Nocera – voce recitante
Johanne Maitre – oboe
Enrico Dibbenardo – clavicembalo

 

«Immaginate una pozza di neve sciolta…», così comincia questa narrazione della vita di JSB. Una pozza d’acqua vicino alla quale un bambino di dieci anni, da poco rimasto orfano, attende. E poi la formazione da autodidatta, i viaggi a piedi per centinaia di chilometri tra le diverse regioni della Germania, i primi incarichi, i conflitti, gli amori. L’amore assoluto è per Frau Musik, per la Signora Musica. Ma forse neppure Johann Sebastian Bach si rendeva conto di che cosa la musica avrebbe fatto per lui e lui per la musica. Bach non è infatti un musicista, un compositore, un artista, per quanto eccelso. Bach è la musica. A partire da lui tutto è cambiato, il contrappunto è diventato la regola del pulsare e dello stare; la concertazione ha assunto arditezze prima impensabili; a essere “ben temperata” è stata la vita di chi nelle sue note disumane si immerge. Disumane perché probabilmente Bach è stato un’entità venuta dall’altrove a insegnarci che cosa possano fare il silenzio e i suoni tra loro mescolati. Ma Bach è stato anche un umano -uno di quegli umani che da soli giustificano l’esistenza della specie- e questo spettacolo racconta la sua calda e spesso difficile umanità. Un work in progress come lo ha definito Cristiano Nocera, autore e voce recitante, che sulla base della documentazione disponibile sta costruendo e ricostruendo gli anni della vita di Bach. E lo sta facendo, con rigore e leggerezza, per quel Teatro Coppola che da luogo abbandonato e dismesso dagli immondi amministratori di Catania è diventato uno dei centri culturali più vivaci della città.
La voce bella e calda di Nocera si è alternata alle note eseguite dai musicisti. E Bach è tornato tra noi. Noi «come Bach».

Bach – Barry Lindon

Concerto in Do minore per 2 clavicembali –  BWV 1060: II. Adagio
di Johann Sebastian Bach
(eseguito dalla Wurttemberg Chamber Orchestra)
Dalla colonna sonora di Barry Lindon (Stanley Kubrick, 1975)


Barry Lindon è un’opera di stupefacente bellezza e di profonda crudeltà. Rivedendola appare sempre diversa. È un trattato sulla pittura del Settecento -ogni inquadratura è una citazione- ma la sua luce è funebre. L’ossessione e la morte, di cui il cinema di Kubrick è fatto, l’attraversano dal primo all’ultimo fotogramma. Lo scavo nell’umano si fa appassionante e gelido. È l’opera formalmente più splendida del regista e insieme la più feroce.
Come sempre in Kubrick, la musica diventa la sostanza stessa dell’immagine. L’Adagio dal Concerto BWV 1060 scandisce la calma discesa nel dolore, la fredda gloria di un enigma disvelato.


[audio:Bach_BWV 1060_ Adagio.mp3]

 

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