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Čiurlionis, l'esoterico

Čiurlionis. Un viaggio esoterico 1875-1911
Milano – Fondazione Mazzotta / Palazzo Reale
A cura di Gabriella Di Milia e Osvaldas Daugelis
Sino al 13 febbraio 2011

Vissuto nel pieno del Simbolismo, Mikalojus Konstantinas Čiurlionis è stato uno dei maggiori musicisti e pittori lituani. Musica e pittura erano per lui due manifestazioni diverse della stessa realtà artistica, tanto che diede il titolo di Sonate a molti dei suoi cicli pittorici. Le strutture che dipinge sono diafane, trasparenti, sovraccariche di elementi simbolici. Il colore è un azzurro-verde-giallo uniforme e trapuntato di luci. I soggetti descritti e trasfigurati fanno riferimento alle religioni orientali, all’Egitto, all’astrologia. I cicli più interessanti sono infatti la Sonata delle Piramidi e il Ciclo dello Zodiaco. Quest’ultimo è paradigmatico dell’intera opera di Čiurlionis per la capacità di coniugare la sovrabbondanza di elementi esoterici e l’essenzialità formale con la quale vengono espressi. Tra serpenti, stagioni, costellazioni, affiorano comunque ponti, gallerie, strade, che riflettono le grandi strutture industriali che le Esposizioni universali dell’epoca facevano conoscere in tutta Europa. Čiurlionis utilizza pure lo strumento fotografico, con risultati notevoli per la profonda somiglianza tra pittura e fotografia nel taglio, nella prospettiva, nell’essenzialità.

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La montagna sacra

di Alejandro Jodorowsky
(La montaña sagrada)
Messico-USA, 1973

Un percorso di iniziazione dalla pianura politica e sociale alla montagna splendente e solitaria. La ricerca dei nove immortali che vi abitano è una foresta di simboli attinti dalle più diverse tradizioni religiose -compresa la cristologica-, magiche, astrologiche, esoteriche, alchemiche. Paure e potenze ancestrali si coniugano a un erotismo quasi meccanico e freddo; l’animalità intride ogni scena; i corpi vengono dipinti, sventrati, crocifissi, imbalsamati, ibridati; le istituzioni ecclesiali rappresentano la decadenza di ogni autentico sentimento religioso e sono punite con una costante irrisione; il potere è pura e insensata violenza; l’individuo un frammento del mondo.
Lo stile underground tipico dei Settanta appesantisce la già strabordante simbologia di colori, di costumi, di sfondi, nei quali prevalgono spesso il grottesco e l’orrorifico. L’invenzione espressiva è però ammirevole e probabilmente frutto di sostanze allucinogene. Il surrealismo diventa psicomagia e Jodorowsky -che del film è anche interprete, compositore, sceneggiatore- sembra porsi tra i Buñuel-Dalí di Un chien andalou e il Cronenberg di Videodrome e Naked Lunch. Lo scarto rispetto a ogni genere codificato emerge nell’imprevedibile chiusa, dove la finzione è svelata e il percorso deve ricominciare. Come sempre.

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