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Silentium

Centro Culturale San Fedele- Milano
Inner_Spaces#1
Christian Fennesz, concerto inaugurale
26 settembre 2016

In questo primo concerto della stagione 2016-2017 di Inner_Spaces, la lunga performance di Christian Fennesz ha mescolato suoni computazionali con la chitarra, trattata sempre elettronicamente. Il risultato mi è parso piuttosto banale e francamente noioso.
Molto più coinvolgenti sono stati i due brani iniziali del gruppo milanese T.E.S.O, ispirati a Gustav Mahler e Arvo Pärt, e quello dell’e-cor ensemble che ha ripreso anch’esso le musiche del compositore estone. La rielaborazione di Silentium ha confermato la grandezza tecnica e il genio creativo di Pärt, le cui opere sembrano dialogare con quanto c’è di più antico e di più sacro nella struttura sonora del mondo.
Propongo l’ascolto di Silentium nell’esecuzione della Tapiola Sinfonietta & Jean-Jacques Kantorow. Il brano fa parte dell’opera Tabula rasa for Two Violins, Strings and Prepared Piano (1977).

[audio:https://www.biuso.eu/wp-content/uploads/2016/11/Pärt.-Tabula-rasa-for-Two-Violins-Strings-and-Prepared-Piano_-II.-Silentium_-Senza-moto.mp3]

Onda mistica

Arvo Pärt (1935) è uno dei maggiori compositori viventi. Il minimalismo si fa in lui limpidezza armonica, dietro la cui semplicità costruttiva si nasconde e si esprime la forza di uno slancio, di un superamento. Il testo di My Heart’s in the Highlands è del poeta scozzese Robert Burns (1759-1796).
Il canto del poeta alla propria patria diventa nella sensuale e insieme distante voce di Else Torp un percorso mistico senza più terra, senza più spazio. Soltanto onde.

My Heart’s In the Highlands
(2000)
di Arvo Pärt
Voce: Else Torp
Organo: Christopher Bowers-Broadbent

[audio:Pärt_Highlands.mp3]

Il proprio tempo appreso con i suoni

Radio Neue Musik

Questa volta non consiglio uno specifico brano ma un intero genere musicale. Neue Musik è una radio tedesca che trasmette musica contemporanea, permettendo così di conoscere e gustare le opere di moltissimi compositori. Ascoltarla è semplicissimo, basta andare all’indirizzo http://laut.fm/neue-musik. Si comprenderà quanto vario, plurale, differenziato e profondo sia il panorama della musica del Novecento e del XXI secolo. In realtà, infatti, è molto più corretto parlare di musiche contemporanee. Il loro ascolto richiede, come tutto ciò che non è banale, un apprendimento, una frequentazione regolare, un minimo di curiosità, in modo da superare la sensazione di inconsueto stridore che a volte esse trasmettono. Quando si siano oltrepassati tali ostacoli, il piacere che offrono è identico a quello della musica barocca o dei cantautori. In più, la musica d’oggi è “il nostro tempo appreso con i suoni”.
Tra i miei autori preferiti ci sono -in ordine sparso- Louis Andriessen (il suo De Tijd [il Tempo, 1981] è una delle composizioni più potenti che conosca), Arvo Pärt, Luis De Pablo, Brian Eno, Philip Glass, Fabio Vacchi, Penderecki, Sciarrino, Luigi Nono, Toshio Hosokawa, Stockhausen e -naturalmente- Cage e Ligeti, che mi sembrano i più grandi. Ma si tratta di pochissimi nomi rispetto alle musiche d’oggi, che sono senza confini. Molto al di là non soltanto del “classico” ma anche della dodecafonia, dell’atonalismo, della musica elettronica, i suoni contemporanei sono un’officina senza posa dentro la quale le Muse continuano a creare.

MI-TO 2011

MI-TO SettembreMusica
5 settembre 2011 –  Teatro Dal Verme – Milano
Prime esecuzioni assolute per i festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia

Musiche di
Fabio Vacchi – Notte italiana per ensemble
Louis Andriessen – La Girò per violino e ensemble
Matteo Franceschini – Archeology per ensemble
Harrison Birtwistle – Broken images

London Sinfonietta
Direttore: David Atherton
Violino: Monica Germino

La Notte italiana di Vacchi comincia con un pianissimo che a poco a poco si trasforma in tensione e si fa domanda, senza mai abbandonare però la dolcezza notturna, la sua inquietudine stridente. Poi arrivano la forza sonora e le parole da Andriessen dedicate ad Anna Girò, la cantante preferita da Vivaldi, che qui assume i gesti e la voce della violinista Monica Germino, la quale tocca il suo strumento con decisione e canta/recita con coinvolgente densità una partitura che dà spazio anche all’arpa, al cymbalon e alle percussioni. Percussioni che diventano ossessive e onomatopeiche nel magnifico Archeology di Franceschini, un’opera che restituisce i suoni che si levano dall’archeologia industriale e per definire i quali il compositore scrive che «una fabbrica dismessa, un cantiere abbandonato, un macchinario obsoleto, arrugginito, ossidato, assumono un valore simbolico e memoriale pari a un grande affresco o a un’imponente cattedrale» (Programma di sala, p. 13). Le Broken Images di Birtwistle, infine, si addensano in masse sonore caratterizzate da ciò che Pietro Mussino chiama «principio della famiglia timbrica» (Ivi, p. 15), una sorta di sinestesia capace di visualizzare i suoni nello spazio dell’orchestra.
Orchestra -la London Sinfonietta- nata nel 1968 per far gustare la musica contemporanea nella varietà dei suoi modi e delle sue invenzioni e qui ottimamente diretta da David Atherton. La presenza in sala dei quattro compositori in occasione di queste esecuzioni delle loro opere ha reso ulteriormente viva la loro musica, “il nostro tempo appreso con le note”.

Dato che si è trattato di prime esecuzioni assolute non dispongo delle registrazioni dei brani. Avevo pensato a un’ampia partitura di Andriessen, ispirata alla Repubblica di Platone (De Staat, for 2 sopranos, 2 mezzo-sopranos, & chamber ensemble, 1972-1974) ma -probabilmente perché è troppo lunga- non riesco a inserirla sul sito. Propongo quindi un brano di Arvo Pärt, compositore estone anch’egli presente al Festival di quest’anno. Il titolo è An den Wassern zu Babel saßen wir und weinten (1976-1984). Di solito le opere di altri musicisti sono più ostiche all’ascolto ma questo brano molto suggestivo può essere in ogni caso utile per farsi un’idea della musica contemporanea, ricordando che si dovrebbe comunque parlare al plurale: “musiche contemporanee”.

[audio:Arvo_Pärt_Babel.mp3]

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8 settembre 2011 –  Auditorium San Fedele – Milano
Musiche di Arnold Schönberg

Lieder nn. 3, 4, 6 e 8 da “8 Lieder” op. 6
Lied n. 1 dai Vier Lieder op. 2: Erwartung
Quartetto per archi n.1 in re minore op. 7
Drei Klavierstücke op. 11
Quartetto per archi n. 2 op. 107

Lorna Windsor, soprano
Alfonso Alberti, pianoforte
Quartetto di Cremona

Introduzione di Luigi Pestalozza

Il 2 gennaio 1911 a Monaco di Baviera si tenne un concerto di musiche schönberghiane che suscitò apprezzamenti e perplessità da parte degli ascoltatori e l’entusiasmo di Kandinskij, che sentì in Schönberg quella «via rigorosamente antigeometrica, antilogica» che lui stesso cercava di percorrere nella pittura. Il programma di quella sera  del 1911 è stato ripreso integralmente ed eseguito ottimamente da interpreti che con il Maestro austriaco hanno una lunga familiarità. Dopo un secolo questa musica -tutta comunque precedente la svolta dodecafonica- è ormai diventata “classica” in ogni senso. Oggi non si tratta più di tonalità/atonalità ma di un modo completamente diverso di comporre, dove i suoni non dipendono da regole codificate o dalla loro rottura rivoluzionaria ma da ciò che vibra sia nell’interiorità della coscienza sia nel divenire delle cose.

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