Francofonia. Il Louvre sotto occupazione
di Aleksandr Sokurov
Con: Louis-Do de Lencquesaing (Jacques Jaujard), Benjamin Utzerath (Franz Wolff-Metternich), Johanna Korthals Altes (Marianne), Vincent Nemeth (Bonaparte)
Francia, Germania, Paesi Bassi 2015
Trailer del film
I tedeschi arrivarono a Parigi, la conquistarono senza combattere, ne rimasero affascinati. Lo fu in particolare il conte Franz Wolff-Metternich, al quale venne affidato l’incarico di salvaguardare il patrimonio culturale dei Paesi occupati, in particolare quello che si raccoglie al Louvre. Il conte e Jacques Jaujard – Direttore del Museo- collaborarono al fine di conservare per il mondo la bellezza.
Questo evento storico è il filo conduttore di un film che è puro cinema, vale a dire immaginazione, intreccio di diversi livelli spaziali e temporali, piani sequenza e zoomate sui particolari di alcune opere del Louvre, raccolta di analogie e di metafore -la più costante quella che coniuga La zattera della Medusa di Géricault alla tempesta di mare che investe un cargo il quale trasporta quadri per l’oceano-, citazioni di antichi documentari, dialogo con i corpi di Tolstoj e di Cechov.
Uno dei significati di questo film-antologia, che è anche un manifesto di poetica, è racchiuso in una delle affermazioni sue più dense: «Cosa saremmo noi senza l’Europa? In Europa è ovunque Europa». Mi ha ricordato un’affermazione di Elias Canetti: «Tanti che vorrebbero lasciare l’Europa. Io in Europa vorrei esserci ancora di più» (Il cuore segreto dell’orologio. Quaderni di appunti 1973-1985, Adelphi 1987, p. 132). L’Europa come splendore dei ritratti che costellano il Louvre. Il ritratto è infatti un genere pittorico specificamente europeo. Non esiste nulla di simile nelle culture ebraica, islamica, giapponese. Nello sguardo dell’umano su se stesso si percepisce con plastica chiarezza la domanda fondamentale sul significato del nostro stare al mondo, dell’esservi gettati e del tentare in tutti i modi di percorrere itinerari di salvezza.
[Questo film è stato mal compreso da molti critici. Una delle recensioni più utili ed equilibrate è apparsa sul sito del Centro Internazionale dello Spettacolo e della Comunicazione Sociale a firma di Manfredi Mancuso. Ne consiglio la lettura per avere un’idea più completa dell’opera: Francofonia ]