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Mangiare

Cowspiracy: The Sustainability Secret
di Kip Andersen e Keegan Kuhn
USA, 2014
Trailer del film

Quali sono le ragioni del disastro ecologico verso il quale la nostra specie sembra tranquillamente avviarsi, e con essa gli altri animali e i vegetali? Sono numerose. Petrolio, plastica, deforestazione (l’Amazzonia sta subendo danni gravissimi), spreco di acqua. Su tutto ciò le grandi associazioni ambientaliste offrono ampia documentazione e analisi.
Manca tuttavia qualcosa. Manca l’essenziale. E di questo neppure le organizzazioni ecologiste amano parlare. Le foreste vengono distrutte, le emissioni di metano aumentano vertiginosamente, la temperatura media del pianeta cresce e sembra ormai fuori controllo, enormi risorse idriche sono utilizzate a uno scopo ben preciso. Perché? Che cosa hanno in comune tali fenomeni? Quale il denominatore comune? L’alimentazione.
Le foreste vengono trasformate in immensi pascoli e in coltivazioni di mais e soia. Per produrre un hamburger è necessario utilizzare migliaia di litri d’acqua. I miliardi di bovini che ruminano e defecano emettono quantità impressionanti di metano. Questa è la ragione fondamentale del disastro ambientale, evidente ma nascosta da interessi economici, inerzia dei comportamenti, rassegnazione sociale e antropologica. La causa principale di tale disastro è l’alimentazione carnea, in particolare quella bovina e dei derivati del latte. Sta anche qui la giustezza, la necessità, il significato della scelta alimentare vegetariana e vegana. Bisogna diminuire drasticamente l’allevamento intensivo dei bovini e il loro numero. E lo si può fare soltanto eliminando la loro carne dalla nostra alimentazione. Bisogna farlo per noi umani, per le mucche, per l’intero pianeta.
Si tratta dell’unica scelta razionale. Il film di Andersen e Kuhn lo mostra in modo rigoroso e coinvolgente.

Africa

AFRICA. Raccontare un mondo
Milano – Padiglione d’Arte Contemporanea
A cura di Adelina von Fürstenberg
Video e performance a cura di Ginevra Bria
Sino all’11 settembre 2017

Figure umane disegnate, create e descritte in diverse forme.
Installazioni.
Utilizzo metaforico di materiali e oggetti quotidiani.
Video di luoghi, di corpi, di volti, di azioni, di amori e di pianti.
Barthélémy Toguo realizza una grande nave –Road to Exile-, intrisa di progetti, di colori, di futuro.
Richard Onyango disegna uno Tsunami al modo di ingenui ex voto ma con l’evidente scaltrezza dell’artista.
Georges Adéagbo compone Milan-Italy, un bric-à-brac affollato di oggetti e giornali, un blob statico, un’ironica fotografia del presente.
Il designer Gonçalo Mabunda realizza Weapon Throne, un feroce trono fatto con le armi che hanno devastato il suo Mozambico durante gli anni della guerra civile.
Abdelrahmane Sissako, il regista del bellissimo Timbuktu, propone Dignity, un filmato privo di sentimentalismo e ricco di talento visivo-antropologico.
Romuald Hazoumé costruisce una varietà di volti ricavati da materiali disparati: bidoni, annaffiatoi, tostapane, sci, aspirapolvere e molto altro. Splendido il suo Androgino, una scultura metallica e arcaica, apotropaica e ironica, tribale e platonica.
Di Idrissa Ouédraogo è possibile vedere La longue marche du caméléon, parte di un film dal titolo Beyond Borders and Differences nel quale l’artista pone a confronto alcune ancestrali credenze del suo popolo con lo scetticismo di chi si è abbeverato alla razionalità cartesiana. Il risultato è un ironico e intelligente video nel quale il cangiante giallo di un camaleonte rappresenta la continuità e il conflitto tra l’animale umano e altre animalità, la cui saggezza inscritta nella materia si mostra assai più razionale di ogni semplice astrazione logica. Le immagini di Ouédraogo ricordano le tesi dell’antropologo Eduardo Viveiros de Castro
«Vedendoci come dei non-umani, è loro stessi (e i loro rispettivi congeneri) che gli animali e gli spiriti vedono come degli umani: si percepiscono come (o diventano) esseri antropomorfi quando sono nelle loro case o nei loro villaggi, e imparano i loro comportamenti e le loro caratteristiche sotto un aspetto culturale: percepiscono il loro cibo come un alimento umano (i giaguari vedono il sangue come la birra del mais, gli avvoltoi vedono i vermi della carne putrefatta come pesce grigliato, eccetera); vedono i loro attributi corporei (pelame, piumaggio, unghie, becchi, ecc.) come ornamenti o strumenti culturali; il loro sistema sociale è organizzato come delle istituzioni umane (con capi, sciamani, metà esogame, riti…)»
(Metafisiche cannibali. Elementi di antropologia strutturale, ombre corte, Verona 2017, p. 43)
Tutto questo è anche arte concettuale ma è assai di più. È l’immagine di un continente che deve conservare la sua identità, senza disperderla nello spazio altrui, nelle altrui potenze. È l’incarnazione di una vita antica.

Metafisiche cannibali

Decolonizzare il pensiero per restituire il sapere dell’Altro
il manifesto
19 agosto 2017
pag. 11
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Tutto qui appare diverso rispetto a come siamo abituati a pensare. Categorie, concetti e modi d’essere si mostrano in una prospettiva completamente differente, attraversamento di una soglia del mondo. All’opposto dell’evoluzionismo europeo, la differenziazione non parte dalla comune animalità ma si origina dalla comune umanità. E pertanto dove la nostra posizione tende a essere multiculturalista, quella dei popoli amazzonici è multinaturalista. Lo sciamano attraversa i confini ontologici, non semplicemente raggiungendo una conoscenza dell’alterità ma trasformandosi nell’alterità.

Pedagogia

L’editrice Petite Plaisance sta ripubblicando in versione digitale (pdf) Punti Critici, importante rivista uscita tra la fine degli anni Novanta e gli anni Zero del nostro secolo. Nel numero 2 (settembre-dicembre 1999) vi apparve un mio saggio di argomento pedagogico. Lo metto a disposizione anche qui per chi volesse leggerlo:
Educazione e antropologia   (pp. 27-46).
Il tempo trascorso da allora ha dato ragione a molte tesi di questo saggio, come quelle che seguono. Avrei certamente preferito avere avuto torto.

«Livellando le menti verso il basso, il facile, il ludico, la scuola di Berlinguer si illude forse di rinviare l’eccellenza ai dottorati e ai corsi post-universitari, creando in questo modo una casta di scribi, di nuovi mandarini capaci di decidere, progettare, sapere mentre sotto di loro una massa di incolti – ma tutti rigorosamente forniti di diploma o perfino di laurea – si diverte con i videogiochi, qualunque sia il loro travestimento. Si tratta di un’illusione poiché l’eccellenza non nasce mai dal nulla ma da una media tenuta quanto più alta possibile. Il modello scolastico statunitense, classista ed elitario, mostra da tempo il suo fallimento ma i pedagogisti “democratici” e i loro ministri sembrano ignorarlo» (pp. 34.35)
«Il privare le nuove generazioni degli strumenti critici propri della razionalità greca e trasmessi a noi dalle più diverse culture che si sono incontrate nel Mediterraneo e in Europa -la problematicità del dialogo socratico-platonico, la logica di Aristotele, il metodo euclideo, la fIlologia alessandrina – è una scelta funzionale all’imbonimento commerciale e ideologico che è il vero obiettivo dei mezzi di comunicazione di massa. Da tempo negli USA, e sempre più in Italia, se gli studenti non riescono a soddisfare i requisiti di una buona preparazione, si preferisce la facile scorciatoia dell’abbassare il livello delle richieste e degli obiettivi piuttosto che incrementare davvero il rendimento con una serie di strategie inevitabilmente selettive e quindi politicamente poco corrette» (p. 45).

Machiavelli

Lunedì 15 maggio 2017 nel Coro di Notte del mio Dipartimento si svolgerà una Giornata di studi dal titolo Machiavelli. Il potere della libertà / La libertà del potere.
Vi terrò una relazione su Libertà e animalità, della quale pubblico qui l’Abstract.

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Una delle condizioni per comprendere l’umano è il riconoscimento del suo specifico βίος come parte della più vasta ζωή. Il fondamento biologico del potere e della ribellione contribuisce a fare della vita collettiva una dinamica costante nelle sue strutture e sempre mobile nelle sue espressioni.
La distinzione spinoziana tra potentia e potestas deriva sia dalla consapevolezza di tale animalità sia dalla lezione dell’acutissimus -per Spinoza- Machiavelli. Termini come volpe, lione, lupi, fortuna, virtù; l’antropologia de L’asino -per la quale «dal pianto il viver suo comincia quello, con tuon di voce dolorosa e roca; tal ch’egli è miserabile a vedello»- condensano l’antiumanismo di Machiavelli e ne rendono fecondo il pensare per chi sappia e voglia operare politicamente nel disincanto, nell’attenzione più alla «verità effettuale della cosa, che alla immaginazione di essa» (Il Principe, cap. XV).
Le relazioni fra antropologia ed etologia diventano così un’ulteriore testimonianza della presenza di Machiavelli tra i cardini del lavoro culturale e politico.
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Machiavelli_locandina_15.5.2017_corretto

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