Il Ministro, il Cepu e la virtù
In molte Facoltà il pactum sceleris è questo: io ti offro una didattica scadente, un impegno minimo, un livello scientifico basso e in cambio ti assicuro voti alti agli esami e voti ancora più alti per tesi di laurea di scarso valore; prenditi il pezzo di carta e non dare fastidio. Un patto possibile solo perché fa comodo ai peggiori docenti e a molti studenti e famiglie. Il Ministro Mariastella Gelmini Tremonti sostiene che la decisione di tagliare fondi agli Atenei che risultano “non virtuosi” (sulla base in realtà di «criteri improvvisati, arbitrari, parziali» [ANDU]) li purificherà dal male. L’effetto, invece, sarà tutto l’opposto: l’Università tende verso il suicidio a causa della corruzione interna ma i vari governi che si sono succeduti (e l’attuale più di ogni altro) le offrono la pistola carica. La grottesca “virtù” di cui i ministri parlano consiste infatti in due ben precisi elementi: tagli drastici che costringeranno, fra l’altro, ad alzare -e di molto- le tasse di iscrizione; esami facili per tutti, visto che tra i criteri per i finanziamenti c’è il numero di esami superati in tempo dagli studenti. Insomma, più che virtù è Cepu.
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2 commenti
Biuso
Caro Dario, la tua analisi è lucidissima e da me totalmente condivisa.
Una versione più ampia di questo intervento -apparsa su Girodivite– conferma quanto da te sostenuto.
Dario Generali
Caro Alberto,
purtroppo questa politica universitaria ha nei tagli di Tremonti, eseguiti
dalla segretaria Gelmini, solo il suo improvvido epilogo, ma è stata
perseguita in modo equanime, come anche tu poni in evidenza, sia dai governi del centro destra, che da quelli del centro sinistra.
A partire dal ministro Berlinguer si sono inseriti forti disincentivi di
carattere economico alla selezione, imponendo di fatto alle università di
promuovere la maggior parte degli studenti, anche a fronte di una loro
preparazione assai approssimativa. Proprio questa incapacità di formulare
politiche effettivamente democratiche e finalizzate al bene pubblico è stata
alla base della delegittimazione della sinistra e della possibilità
dell’instaurazione della tirannide berlusconiana, che, invece, ben comprende
che tali politiche porteranno, come dici giustamente, al suicidio della
scuola e dell’università pubbliche, a vantaggio di organismi privati che le
sostituiranno, in una logica di ulteriore controllo dell’opinione pubblica e
di rafforzamento delle barriere alla mobilità sociale.
La vera differenza, in questo settore, fra i governi di centro sinistra e di
centro destra, è che i primi pensavano di rendere maggiormente democratiche
le carriere scolastiche e ottenevano invece il contrario, con una chiara
eteronomia dei fini, mentre i secondi perseguono con lucidità la
delegittimazione e la rovina delle istituzioni scolastiche e formative
pubbliche, spesso, almeno in passato, sedi di elaborazione di pensiero
critico e di esigenze di libertà intellettuale e sociale, a vantaggio di
scuole e università private, più facilmente controllabili, possibili
occasioni di profitto per le stesse società di Berlusconi e dei suoi
accoliti e aperte solo ai ceti più abbienti.
Un caro saluto.
Dario