«La politica è una scienza, che si deve imparare, e non un modo per vivere senza lavorare (nel migliore dei casi) o per delinquere e arricchirsi impunemente (nel peggiore e molto diffuso). Spero che arrivino a capire che, come nessuno può diventare medico, ingegnere, magistrato (e tante altre cose) senza studi regolari, esami e correlativi diplomi, così nessuno dovrebbe esercitare la professione di “politico” (che vuol dire gestire lo Stato) solo per esperienza pratica, militanza nei partiti, tirocini da portaborse (di nuovo nel migliore dei casi) o per ricchezza, spregiudicatezza e legami criminali» (Bruno Tinti, Il Fatto quotidiano, 25.11.2011 ).
«Non ci sarebbe tregua dei mali nelle Città, e forse neppure nel genere umano […] se prima i filosofi non raggiungessero il potere negli Stati, oppure se quelli che oggi si arrogano il titolo di re e di sovrani non si mettessero a filosofare seriamente, sì da far coincidere nella medesima persona l’una funzione e l’altra -ossia il potere politico e la filosofia- e da mettere fuori gioco quei molti che ora perseguono l’una cosa senza l’altra» (Platone, Repubblica, 473 d, trad. di R. Radice).
Al filosofo, dunque, bisognerà affidare il potere, a chi si è dedicato con impegno, metodo e passione alla ricerca sugli enti e sull’umano. Il potere deve andare al filosofo poiché soltanto a lui appare «il legame originario di tutte queste cose» (Id., Epinomide, 992 a); costui non solo saprà governare in maniera disinteressata ma non potrà fare a meno di proiettare sulla materia politica il rigore, la necessità, la freddezza del cosmo.
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8 commenti
agbiuso
Caro Diego, come di consueto lei coglie l’essenziale. Sì, l’obiettivo di questo sito è totalmente politico, nel senso della metapolitica, di uno sguardo critico sull’accadere che costituisca la condizione per agire al meglio possibile ogni volta che i soggetti hanno una funzione o una responsabilità pubblica.
Ecco perché ribadisco che se questo spazio ha un senso ciò è dovuto anche alla sua dimensione collettiva e non soltanto mia personale. Grazie dunque ancora una volta a tutti gli amici che contribuiscono con la loro lettura e con la scrittura.
diegob
certo la società di oggi è così complessa che, paradossalmente, nessuno «specialista» può sbrogliare le matasse senza ricorrere ad pensiero unificante, ad uno sguardo «dall’alto»
probabilmente un filosofo del nostro tempo avrebbe ed ha delle difficoltà a navigare nel mare tempestoso e limaccioso della politica in senso «basso», anche se non è vera quella raffigurazione banalizzante del filosofo come un tizio ingozzato di libri e incapace di organizzare alcunchè, perchè quella è solo una caricatura inventata per paura che i filosofi «facciano sul serio»
comunque, il lavoro del nostro ospitante, di cui tutti siamo qui lettori e, a vario titolo, discepoli, secondo me è profondamente «politico», perchè si tratta proprio di innestare nel corpo della pòlis, attraverso i giovani studenti e lettori a vario titolo, una potente, fresca, gioiosa e nel contempo rigorosa e profonda, dinamica di conoscenza e riflessione
comunque, chiudo con una battuta scherzosa, tanto per spegnere gli entusiasmi: attenzione che anche il bersani è laureato in filosofia…
Roberto Battaglia
So benissimo che non si abbasserebbe mai a far parte di una casta di imbroglioni e ladri come quella che ci governa. Ammetto però che, se ci fossero persone come lei, quel sistema sarebbe privato dalla cattiva connotazione che lo caratterizza e, scevro da ogni forma di arricchimento personale, potrebbe offrire qualcosa di concreto alla Società.
Se cambiasse idea, potremo chiamarlo PdF = “Partito dei Filosofi”.
filippo scuderi
filippo scuderi
Pubblicato 12 novembre 2011 alle 00:08 | Permalink
Penso che se si studiasse di più la filosofia , incominciando seriamente dalle scuole medie inferiori, forse un giorno avremmo in politica degli uomini più coerenti verso il prossimo.
BREVE TRATTATO SU DIO, L’UOMO E LA SUA FELICITA’
BARUCH SPINOZA
SANSONI-FIRENZE
CAPITOLO XII pp. 82,83
L’ONORE, LA VERGOGNA E L’IMPUDENZA
L’onore è una certa specie di gioia, che l’uomo avverte in se stesso, quando vede i suoi atti lodati e apprezzati dagli altri uomini, senza alcuna speranza di lucro o di utilità. La vergogna è una certa specie di tristezza che nasce nell’uomo quando vede le sue azioni biasimate da altri, senza che essi temano danno o disagio.
L’impudenza è la mancanza o il rigetto della vergogna, non per motivi razionali, ma o per ignoranza,-come presso gli infanti e i selvaggi-, o perché un uomo , dagli altri tenuto in grande disprezzo, finisce col disprezzare, egli stesso, ogni cosa senza alcuno scrupolo.
Una volta conosciute queste passioni, noi sappiamo, per loro mezzo, il vuoto e l’imperfezione che esse hanno in loro.
Per quanto riguarda l’onore e la vergogna, queste passioni non solo sono inutili, ma anche, poiché riposano sull’amore di sé e sull’opinione che l’uomo è la prima causa delle sue azioni e merita l’elogio o il biasimo, sono funeste e sono degne d’essere respinte.
Non dico che tra gli uomini bisogna vivere come si vivrebbe da loro appartati, perché qui non vi sarebbe posto né per l’onore né per la vergogna, ma ammetto, al contrario, che non solamente ci è permesso di fare uso di queste passioni, quando possiamo impiegarle per utilità del nostro prossimo e per suo emendamento, ma anche che, a questo effetto, noi possiamo restringere la nostra libertà, -la libertà perfetta e permessa . Per esempio, se qualcuno si abbiglia lussuosamente per farsi ammirare, egli ricerca un onore che ha la sua origine nell’amore di sé, senza alcuna preoccupazione per il suo prossimo. Ma se uno vede la sua saggezza, per la quale potrebbe essere utile al suo prossimo, tenuta a sdegno e vilipesa, perché egli indossa un vestito modesto, avrà ragione, se vuole soccorrere gli altri uomini, di preferire un vestito che non offenda gli occhi, e di rendersi simile al suo prossimo per procacciarsi la sua benevolenza.
Quando all’impudenza, essa è di tale natura che noi abbisogniamo solo della sua definizione, per vederne le manchevolezze.
Ps
Grazie per il Vs tempo che mi avete dedicato , grazie al Prof. Biuso.
Biuso
@Sandra Tigano
Cara Sandra, la questione del potere in Platone è -come sai- tra le più complesse. Con la mia brachilogia ho inteso soltanto evidenziare la grande fecondità della prospettiva platonica se dei suoi echi si possono ancora trovare nell’articolo scritto da un magistrato su un quotidiano del 2011. In ogni caso, sono abbastanza certo che senza filosofia non si raggiunge la pienezza in nessuna attività umana, neppure dunque nella gestione della cosa pubblica, a qualunque livello.
@Roberto Battaglia
Grazie della disponibilità ma sarà molto difficile vedermi in qualche lista 🙂
@Giusy Randazzo
La tua condivisione è per me sempre ragione di fiducia in ciò che scrivo e di gioia per avere scritto.
sandra tigano
Alberto, condivido pienamente la tua riflessione che, sulle tracce di Platone, ci ricorda il legame, o meglio la coincidenza tra l’arte di governare uno Stato o una città (la politica) e l’arte della ricerca (la filosofia).La soluzione di affidare il potere ad un filosofo è sempre giusta perchè il filosofo è colui che saprà applicare il metodo della ricerca alla politica con serietà e impegno. La storia ci ha consegnato tanti esempi. Per esempio, Alessandro Magno seppe far suo questo precetto perchè ebbe un filosofo come maestro, Aristotele. Alessandro governò il suo vasto impero con tolleranza e rispetto delle differenze culturali, attribuendo il potere della delega.
Tuttavia sono molto perplessa sulla possibilità che, oggi, si possa applicare questa ‘cura’ al governo dei nostri territori. Bisogna ripartire dalla formazione delle menti, dalla rivalutazione sociale del ruolo pubblico e formativo della filosofia che ci orienta a saper “vivere bene con e per l’altro all’interno delle istituzioni giuste”. Bisognerebbe liberare il campo. Costruire nuovamente lo spazio della politica che è frequentato da falsi filosofi, millantatori, che sanno usare bene il potere della parola, a destra come a sinistra. Bisogna ripartire dalle menti dei bambini che questa mattina filosofando sul problema della cittadinanza per i bambini immigrati nati in Italia hanno affermato: “In ogni casa degli italiani ci dovrebbe essere un Giorgio Napolitano”; “E’ difficile mettere insieme i politici per fare questa legge”, “non ne sono capaci, molti di loro sono razzisti”, “forse dovrebbero filosofare di più e imparare a fare questa cosa come facciamo noi in classe, giorno per giorno”, “perderebbero meno tempo se si mettessero in cerchio per confrontarsi e per trovare buone soluzioni”….i bambini, caro Alberto, sono il nostro futuro, ma ci vuole un “esercito di maestri educati al valore della filosofia”. Platone docet.
Giusy Randazzo
Questa brachilogia mi ricorda qualcosa. 🙂
Come ben sai condivido ogni virgola, Magister.
Roberto Battaglia
Caro professore siamo tutti pronti a votarla!
😀