di Giorgio Colli
Adelphi, 1980
Pagine 211
Questo volume raccoglie le introduzioni e le note che Giorgio Colli scrisse per la traduzione Adelphi delle opere di Nietzsche. L’Autore legge Nietzsche con la forza di uno studioso intimo a quel pensiero, soprattutto nella comune vicinanza ai Greci, i quali «risplendono più che mai» (pag. 150). Con radicalità teoretica, penetrazione psicologica, senso dei problemi, Colli fa emergere sempre i nuclei fondanti e fecondi del pensiero nietzscheano.
Anzitutto l’amore per la Grecità arcaica di contro alla decadenza cristiana. Poi, la distanza rispetto ad alcune credenze che hanno dato vita alla modernità -eguaglianza, democrazia, progresso- e la genaologia della morale da un sentimento passivo della vita. Colli sostiene che nessun altro ha saputo cogliere come ha fatto Nietzsche il nucleo profondo dell’esistenza, del divino e della gioia. Se il filosofo venne ucciso dalla sua stessa inattualità, dall’impossibile tentativo di trasformarla in segreto del presente e sua trasvalutazione, ciò vuol dire che «in realtà il suo pensiero serve a una cosa sola, ad allontanarci da tutti i nostri problemi, a farci guardare al di là di tutti i nostri problemi» (201).
Di fronte al rigore e alle contraddizioni, ai giorni e alle opere, al dolore e all’euforia di Nietzsche, Colli scrive che «vacillano le certezze e le presunzioni di aver colto il fondo della sua anima» (208). Una testimonianza di umiltà ermeneutica che varrà sempre per chi si voglia accostare a Nietzsche. L’intero libro è pervaso da tale atteggiamento ed è anche per questo che esso rappresenta una delle migliori introduzioni al labirinto nietzscheano.
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1 commento
diego b
conobbi come studente di filosofia, ovviamente mai laureato, giorgio colli a pisa
mi ricordo che appena entrato in aula (una specie di prefabbricato dentro un cortile, dove i legni cigolavano e la formica azzurra ricordava più una scuola elementare che, parola grossa per noi, era la grande università)
appena entrato disse: cos’è per voi la verità? e alcuni di noi si sbilanciarono in ovvietà abbastanza ingenue
io dissi che la verità è una decisione che prendiamo per poter passare oltre, come un colpo alla vecchia radio perchè riprenda a mandar musica
mi indicò col dito e disse: lui ha detto una cosa interessante
difatti giammai mi son laureato, a breve, nonostante i grandi professori, fuggii dall’università
ma colli me lo ricordo bene