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USA: lo Stato-Mafia

USA: lo Stato-Mafia

Se un individuo è il problema, eliminare quell’individuo significa risolvere il problema.
Questa la logica assai rozza ma spesso efficace con la quale le organizzazioni criminali, in particolare quelle che definiamo mafiose, affrontano il conflitto, i pericoli, gli avversari/nemici.
E questa è la logica politica che muove le azioni più importanti e più delicate degli Stati Uniti d’America. Kennedy venne ucciso seguendo tale logica, che quindi si rivolge spesso anche al proprio interno, ai conflitti e alla competizione affaristico-politica di quella stessa Nazione. Nei confronti dei capi di Nazioni estere, l’utilizzo dell’attentato – che spesso viene attribuito a un singolo killer o a soggetti mai identificati – è sistematico. I più recenti obiettivi, per fortuna sinora mancati, sono stati il capo del governo slovacco Robert Fico e il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, come affermato dal Ministero degli Esteri di quel Paese, Ministero non aduso a fare con leggerezza affermazioni di tale gravità:

 

 

 

 

Il nemico interno appare oggi Donald Trump, che infatti è stato oggetto di un recente attentato il cui autore è stato immediatamente ucciso, dopo che alcuni presenti alla manifestazione elettorale di Trump avevano vanamente segnalato alla sicurezza federale (vale a dire quella guidata dall’attuale governo USA) la presenza di una persona armata sul tetto di un edificio.
Se è vero che eliminare la persona dell’avversario politico ignora spesso la complessità del contesto e il fatto che quindi non si tratta di un metodo risolutivo, in molti casi tale metodo raggiunge comunque l’obiettivo di rimescolare a fondo il campo nemico, che diventa in questo modo in ogni caso meno pericoloso.
Tutto questo, anche se espresso con la sintesi richiesta da questo sito (brachilogie, appunto), conduce alla conclusione che ciò che da se stessa e dai suoi servi in altri Paesi (compresa l’Italia) viene definita ancora (e incredibilmente) ‘la più grande democrazia del mondo’ è invece una organizzazione statale che utilizza sistematicamente dei comuni metodi criminali. Il fatto che lo faccia tramite organizzazioni istituzionali come la Central Intelligence Agency (CIA) non toglie nulla alla natura mafiosa di questo Stato.

6 commenti

  • agbiuso

    Agosto 3, 2024

    Che da questi reazionari e golpisti seriali (gli USA) e dai loro servi (soprattutto Unione Europea) vengano lezioni di democrazia – sulle elezioni in Venezuela e ovunque – è semplicemente grottesco.

  • agbiuso

    Agosto 1, 2024

    Terrorismo e mito americano
    il Simplicissimus, 1.8.2024

    Gli atti di terrorismo che si consumano ormai quasi ogni giorno da parte degli Usa e dei nani assortiti dell’alleanza occidentale, non sono certo un segno di forza, ma costituiscono la sfrontatezza con cui si cerca di celare la debolezza. Una debolezza che fra le altre cose porta come conseguenza la distruzione delle proprie colonie purché – per usare un’espressione forte, ma calzante – non cadano nelle mani del nemico, ovvero di chi non subisce passivamente o dimostra di essere più forte dei padroni. Dunque dopo aver posto le basi per la nullificazione della Germania e delle sue aree circostanti, ovvero Italia e Francia, gli Usa procedono a marce forzate verso la propria dissoluzione.

    Un interessante storico tedesco, Michael Brenner, sintetizza la situazione dell’impero americano con un’immagine tratta dalla storia romana: quando Pompeo il Grande fece il suo trionfale ritorno a Roma nel 61 a.C. dopo le sue straordinarie conquiste in Oriente, fu organizzata una cerimonia spettacolare atta a soddisfare il suo ego fuori misura e a mostrare uno status superiore a quello del suo rivale Giulio Cesare. Il centro focale della cerimonia era un trono imponente dove un Pompeo in costume regale sarebbe passato attraverso un arco della vittoria installato per l’occasione. Sorse però un problema quando una prova mostrò che il trono era di oltre un metro più alto dell’arco. Si tratta di una metafora che spiega come gli Stati Uniti invece di alzare l’arco, cosa che non sono più in grado di fare o di abbassare il trono, cosa che distruggerebbe la cultura auto mitologica del Paese impartita ai bambini fin dal primo sorso di Coca Cola, fanno disperati tentativi di adattarsi nel vano tentativo di piegare il mondo all’adorazione dello Zio Sam. Gli impegni statunitensi nel mondo negli ultimi vent’anni rivelano un triste primato di iniziative fallite. La maggior parte causata da obiettivi irrealistici, visioni ottuse del campo d’azione, orgoglio arrogante, ignoranza degli altri Paesi. della loro cultura e/o della loro storia mentre all’interno ci si dedica a trarre conforto in mondi fantastici che esistono solo nell’ immaginazione.

    Fino ad ora l’americanismo, come costruzione ideologico – educativa è stato un efficace collante per tenere insieme auto identità identità, impresa collettiva e significato duraturo della Repubblica e in effetti in passato, la mitologia americana ha energizzato il Paese in modi che lo hanno aiutato a prosperare. Oggi, è un pericoloso allucinogeno che intrappola gli americani in una distorsione temporale sempre più distante dalla realtà che provoca insicurezza e disorientamento. Gli americani sono sempre più ansiosi su chi sono, su quanto valgono e su come sarà la vita in futuro: si tratta di un fenomeno individuale e collettivo che sta letteralmente erodendo il Paese. Una serie infinita di errori – diplomatici, militari e politici – è altrettanto difficile da conciliare per la nazione con la sua immagine di sé, così come lo è l’ammissione dell’evidente discrepanza tra la fede nella missione provvidenziale del Paese e la sua sempre più evidente ordinarietà. La conciliazione tra realtà e immagine esaltata di sé che finora ha tenuto insieme gli Usa, sta saltando e crea dissonanze cognitive che si aggiungono a quelle della menzogna di massa imposta da un sistema di potere ormai chiaramente feudale.

    Questo porta direttamente al terrorismo come sistema che permette di mantenere il trono alto senza alzare al contempo l’arco di trionfo, ma non permette nemmeno di fare un passo avanti, mentre tutti i punti nodali del Paese vengono meno. Proprio l’altro ieri , per esempio ho parlato di una Ong, diretta emissione della Cia, che è stata al centro di tutti i cambiamenti di regime negli ultimi quarant’anni e che proprio nei giorni scorsi ha tentato una rivolta contro la vittoria elettorale di Maduro in Venezuela: si tratta della National Endowment for Democracy il cui più importante contributo è stato il golpe in Ucraina del 2004. La sconfitta nella guerra che ne è seguita ha portato al licenziamento di due alti funzionari e a uno stato di conflitto interno tra i neoconservatori più anziani e la dirigenza più giovane, Una delle conseguenze di tale stato di cose è stato il fallimento della campagna venezuelana per la quale erano state investite decine di milioni di dollari e forse di più visto che il Congresso statunitense finanzia questa Ong con 200 milioni di dollari l’anno. Ma è solo un esempio: è ormai difficile trovare qualcosa di efficiente e di competente negli Usa, sia che si tratti delle navette della Boeing che della gestione dei senzatetto. E il vantaggio residuo in alcuni campi si sta rapidamente annullando.

    Purtroppo la continuità e l’immobilità è molto più semplice del riorientamento: non richiede nuove idee, conoscenze e competenze reali invece del dilettantismo e carrierismo che esprime la classe dirigente intermedia tra i feudatari della finanza che naturalmente vogliono servi sciocchi nelle istituzioni formali e la popolazione generale. Il fatto di essere riuscirti nel capolavoro di avvicinare Russia e Cina, creando così un blocco assai più potente nei fatti degli Usa, dimostra come la schizofrenia e l’incapacità di riconsiderare se stessi, stia avendo la meglio. Che per noi è ovviamente il peggio.

  • agbiuso

    Luglio 23, 2024

    Doppio golpe nella satrapia chiamata America
    il Simplicissimus, 23.7.2024

    Gli Stati Uniti sono, come ben sappiamo, uno stato che si crede talmente eccezionale da potersi permettere tutto. Così probabilmente abbiamo assistito nelle ultime settimane non a un golpe grigio, ma a due tentativi di colpo di stato contemporanei, uno dei quali è fallito mentre l’altro in corso. Ciò che il potere reale, lo stato profondo, le oligarchie si prefiggevano era impedire che entrambi i maggiori partiti esprimessero un candidato attraverso la discussione e lo scontro, insomma attraverso il processo democratico cui si vuole evidentemente porre fine ad eccezione, almeno per ora, delle ritualità.

    Il primo tentativo che sembra aver avuto più di una facilitazione all’interno dei servizi, è fallito per una questione di millimetri e millisecondi, anche se non sarà possibile conoscere la verità poiché i servizi fanno chiaramente ostruzionismo: con l’eliminazione di Trump i repubblicani si sarebbero trovati privi del loro candidato così inviso ai grandi oligarchi e non avrebbero potuto che rivolgersi a un nome di emergenza, magari caldamente suggerito attraverso gli opportuni canali. Ma anche Biden è stato messo nel mirino di un’arma diversa: prima, quando i democratici dovevano votarlo, hanno mantenuta integra la favola della sua lucidità, poi l’hanno esposto al pubblico ludibrio, mostrandone le vere condizioni. Il New York Times ha descritto Obama come il “burattinaio” di questa operazione e Pelosi come il “principale istigatore”, ma adesso ci sono anche seri dubbi che la lettera di dimissioni con la quale Biden raccomanda Kamala Harris sia autentica, mentre il vecchio Joe è letteralmente scomparso dai radar. Si vuole impedire che anche in extremis il partito discuta e scelga autonomamente un successore.

    Intendiamoci, che Biden fosse ormai fuori di testa era evidente a tutti e tutti mentivano agli elettori, ma anche molti elettori a se stessi, però in questo caso l’obiettivo è destabilizzare completamente il partito democratico e renderlo completamente impotente di fronte alle pressioni dell’oligarchia. Qualcosa che era apparso già abbastanza chiaro nel 2016 quando la scelta degli elettori era stata per Sanders, ma i risultati furono manipolati per far passare la Clinton. L’obiettivo generale in questo caso era quello di sostituire i candidati di entrambi i partiti con esponenti di spicco scelti e valutati dalle élite di comando: ciò avrebbe garantito che il “partito unico” restasse al potere per i prossimi quattro anni, indipendentemente dal voto di novembre, anche se la preferenza del potere reale è chiaramente per una vittoria democratica.

    Tuttavia, diciamolo, molte cose sono andate storte, il che accade spesso quando un coagulo di potere entra in crisi: l’incoronazione di Kamala come candidata democratica de facto ha dissipato le illusioni sulla democrazia da parte di quel partito, ma è improbabile che dovesse essere lei a ricoprire questo ruolo, poiché ci si aspettava che l’assassino non avrebbe sbagliato il colpo contro Trump ed è appunto per questo che incongruamente in un primo momento si è tentato di mantenere in piedi la candidatura Biden, anche quando il re è apparso nudo. L’uccisione di Donald avrebbe portato a una convention repubblicana aperta qualche giorno dopo, che avrebbe fatto apparire meno anomala quella pianificata dai democratici il mese successivo. Poiché Trump è sopravvissuto ed era ovvio che il suo vantaggio sul presidente in carica sarebbe diventato troppo grande per essere colmato anche con manipolazioni elettorali, è stata presa la decisione di sostituire Biden con Kamala invece di procedere con una convention democratica aperta per eleggere al suo posto chiunque l’élite avesse intenzione di portare alla Casa Bianca.

    Adesso qualche eretico del potere cercherà di far saltare la Harris magari spargendo un po’ di scheletri da un armadio che alcuni dicono pieno, ma sembra proprio che i giochi siano fatti in quella che è stata considerata come una democrazia modello ed è invece sempre più simile a una satrapia. Lo dimostra il fatto che Biden considerato ormai incapace di governare, rimanga ancora tre mesi a governare o a fingere di farlo mentre sono in corso due guerre.

  • agbiuso

    Luglio 21, 2024

    Mi auguro che l’auspicio conclusivo si realizzi.

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    Una scommessa su Biden e la von der Leyen
    il Simplicissimus, 21.7.2014

    Tutta l’informazione è piena di notizie e di ipotesi sul fatto che Biden potrebbe ritirarsi dalla corsa per la presidenza e anzi si mormora dell’esistenza di una camarilla disposta a non dare più il proprio voto a Biden nella convention democratica di agosto dopo averlo invece scelto alle primarie e ai caucus. Possibile che questi furbastri non si fossero accorti prima delle condizioni del vecchio Joe? Oppure hanno scoperto che finalmente se ne sono accorti gli elettori? Insomma i democratici sembra stiano tentando di tutto per liberarsi di sleeping Joe dopo averlo incensato per quattro anni.

    Ma io sono disposto a fare una scommessa: a meno di eventi drammatici e straordinari, i democratici che hanno il potere e non la truppaglia politica di secondo piano, sanno che la partita è persa e probabilmente lo sarebbe anche con qualche nuovo candidato dell’ultima ora. Anzi portare avanti la vice del presidente, Kamala Harris oppure Hillary Clinton, le uniche forse disposte a combattere una battaglia quasi certamente perdente, potrebbe approfondire il disastro: il fatto stesso che il rimbambimento del presidente sia stato nascosto per quattro anni ha in un certo senso cambiato le carte in tavola e allontanato molti elettori che potrebbero avere difficoltà a votare per personaggi molto vicini al vecchio Joe e che hanno fatto di tutto per nasconderne le condizioni.

    Dopo l’attentato Trump sembra deciso a fare un campagna elettorale meno aggressiva e più “riunificatrice” per così dire, mentre gli avversari più accesi sono a loro volta costretti a far scendere i toni per non essere accusati di istigare nuovi attentati o di avere lavorato a creare l’atmosfera in cui si è consumato il tentativo di uccisione dell’ex presidente. In questa situazione complessiva l’obiettivo principale dei democratici non è più la Casa Bianca, ma quello di difendere le loro posizioni alla Camera e al Senato e per raggiungere tale obiettivo nessun candidato a poltrone parlamentari si mostrerà troppo bideniano per non rischiare il posto. Quindi stanno buttando a mare il presidente sul quale avevano giurato appena due mesi fa.

    Sono anche disposto a fare una seconda scommessa: se la vittoria di Trump dovesse effettivamente concretizzarsi, l’élite della Ue sarebbe lasciata sola di fronte alle proprie responsabilità nel voler a tutti i costi combattere una guerra contro la Russia, che peraltro non potrebbe nemmeno fare sul piano militare e che sarebbe ancora più disastrosa sul piano economico. Di certo gli aiuti all’Ucraina da parte di Washington in armi e intelligence verrebbero diminuiti così come il carico di menzogne grottesche che vengono quotidianamente sparate per far credere che il regime di Kiev possa vincere. A questo punto la Ue si ritroverebbe con le spalle al muro ed è molto probabile che il procedimento giudiziario contro la von der Leyen per la questione dei vaccini, che oggi è praticamente disperso nelle nebbie, verrebbe ritirato fuori, messo in primo piano e costituirebbe la base per chiedere ed ottenere le sue dimissioni, azzerando di fatto la Commissione piena zeppa di bellicisti da quattro soldi. La faccenda della trattativa privata per i vaccini, tirata fuori per la prima volta dal New York Times, è stata palesemente usata in maniera ricattatoria perché la Ue seguisse Biden nella sua guerra infinita in Ucraina e adesso invece potrebbe servire proprio per mettere fine al conflitto.

    Del resto, mandare a casa la commissione guerrafondaia è il modo più indolore, per l’oligarchia continentale di non pagare un prezzo troppo alto rispetto a politiche che hanno completamente snaturato e ribaltato il senso stesso dell’Europa facendole scegliere la via della guerra dopo averne castrato qualsiasi ambizione di politica sociale. Ma sono anche sicuro che metterci una pezza non basterà affatto a placare le cose, ci si è spinti troppo avanti: si innescherà un processo di disgregazione della Ue neoliberista pensata sul modello euro. Forse. per una volta, sono troppo ottimista, ma la storia avanza con i suoi stivali e chi ha orecchio se ne sente il rimbombo.

  • Michele Del Vecchio

    Luglio 20, 2024

    Si, caro Alberto, tu hai espresso molto bene il mio primo pensiero dopo avere saputo l’incredibile, e al tempo stesso grottesca, vicenda dell’attentato a Trump. “Ci risiamo” mi sono detto. Ecco che negli USA si ripresenta il ricorso all’omicidio politico come via di uscita da un contesto interno e internazionale molto preoccupante. Da quel momento mi arrovello la mente chiedendomi come possa accadere tutto questo. Grazie per le tue riflessioni. A presto.

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