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I luoghi, la gioia

I luoghi, la gioia

I luoghi, la gioia
Nicola Buonomo
in Gente di Fotografia. Rivista di cultura fotografica e immagini
anno XXX – numero 82 – aprile 2024
pagine 50-55

Nelle immagini di Nicola Buonomo non appaiono umani. Se ne scorgono tracce, si vedono i loro manufatti, le automobili, le antenne, le sedie, le ciminiere, i panni stesi, ma essi, gli autori di tali artefatti, sono evaporati, dissolti, dissipati. Si vedono il legno, il cemento, le pietre, a volte sullo sfondo di colline, alberi, cieli. Ma nessuna persona umana abita questi luoghi né li attraversa. Sono luoghi che sembrano cantare da sé – non con voci umane – il significato del loro esserci. E anche per questo sono luoghi colmi di senso. I quali a chi in particolare è cresciuto in una Sicilia analoga, antica e freneticamente volta al ‘moderno’, trasmettono una profonda familiarità con ogni angolo dello spazio da Buonomo raffigurato. Un panificio, ad esempio, è semplicemente «Panificio», senza altre specificazioni e formule da marketing. Un panificio archetipico. E in questi luoghi i frutti della terra e le opere dell’animale umano sono inestricabilmente connessi, intrecciati, formanti un solo mondo, lo spazio.

3 commenti

  • Michele Del Vecchio

    Maggio 14, 2024

    Nel presentare alcune intense fotografie di Nicola Buonomo sulla rivista “Gente di Fotografia”, Alberto Biuso ha puntato diritto al cuore dell’immaginario sotteso al percorso fotografico pubblicato, evidenziandone i presupposti estetici e formali. L’analisi critica esposta ha reso quindi visibile la complessità di una poetica che, come quella che Buonomo propone, si concretizza in una sequenza di foto che “incorniciano” luoghi e spazi ove non compare mai alcun elemento dotato di umana vita vivente. Una splendida poesia della assenza, quindi, e della mancanza, dell’isolamento, del silenzio. Caratteri declinabili solo per via negativa? Sicuramente no. Le foto-quadro di Buonomo lo confermano in modo perentorio. L’assenza di parola umana è la inevitabile premessa per il dispiegamento della dimensione temporale pura. Quei “luoghi” sono, infatti, solo “tempo”. Sono anche i luoghi di vite trascorse e dell’abbandono silenzioso di un mondo. Sono quell’ attimo di eterno che respira nel nostro presente.

  • sarah

    Maggio 13, 2024

    C’è molto silenzio e tanta calura estiva nelle fotografie di Nicola Buonomo che lei ha ‘raccontato’. Silenzio e calura che transitano dagli occhi, non dall’udito e nemmeno dal tatto.
    Al di là dell’assenza dell’elemento umano rimane comunque l’elemento antropico, rimane soprattutto la desolazione tipica di alcuni spazi della nostra isola la quale concede come unico riscatto la sua luce particolare che illumina le sue terre, e le immagini che le ritraggono, di un colore unico, le distingue e le rende subito riconoscibili nella loro bellezza, nella loro diffidenza e nella loro solitudine. Nonostante tutto credo ci sia del vero nel dire che si tratta di qualcosa che affanna e che consola, come scriveva il ‘suo’ don Lisander.

    • agbiuso

      Maggio 13, 2024

      La ringrazio, Sarah.
      Da parte mia, ho letto con molto interesse il suo testo pubblicato sullo stesso numero di Gente di Fotografia. La sua analisi del doppio, a proposito di un portfolio di Marius Schultz, mi è sembrata di grande esattezza: «Particolare, unica ed enigmatica è la dinamica in cui l’Altro porta il tuo stesso riflesso, condivide i tuoi luoghi, il tuo spazio, il tuo tempo senza essere i tuoi luoghi, il tuo spazio e il tuo tempo; manifesta su di sé le sembianze della tua persona spinte ad agire però secondo modalità diverse e assai lontane rispetto alle modalità a te note e familiari; diventa lo specchio nel quale riconoscersi nel duplice significato che questa parola può assumere: come somiglianza e come differenza».

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