Sabato 11 maggio 2024 alle 19.00 nell’Aula consiliare del Palazzo di Città di Palazzolo Acreide (Siracusa) insieme a Cristina Santacroce dialogherò con Davide Miccione a proposito del suo libro più recente: Quando abbiamo smesso di pensare. Scritti di fenomenologia dell’emergenza (2020-2023) (Transeuropa Edizioni 2023, pagine 146).
Questo libro spiega come sia stato possibile in pochi decenni, dal 1989 a oggi, passando per l’evento chiave del 2001 (le torri di New York), trascorrere da una società e una mentalità intrise di consistenti tendenze libertarie alla sottomissione, da parte degli stessi soggetti, alle parole d’ordine in gran parte insensate delle autorità. Il neoliberalismo va mostrando con sempre maggiore chiarezza gli impulsi autoritari che lo attraversano, la «spinta liberticida in atto», i tabù, le parole d’ordine, i capovolgimenti linguistici che si riassumono nel politicamente corretto come forma suprema di obbedienza all’autorità costituita nelle sue forme concettuali, mediatiche e politiche.
2 commenti
agbiuso
Segnalo un articolo, ancora una volta lucido e profondo, che Davide Miccione ha dedicato a un’altra delle parole chiave del lessico totalitario contemporaneo: inclusione.
Riporto l‘incipit del testo che ha come titolo:
Inclusione ma non per gli elettori
Aldous, 12.7.2024
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Tra i vari parti linguistici da cui è funestato il nostro corpo sociale, tra le “resilienze” e le “fluidità” appare particolarmente odiosa l’“inclusione”. Forse perché sarebbe qualcosa di veramente importante se fosse vera: non lasciare fuori nessuno, non escludere nessuno. Forse perché abbiamo deciso di ribattezzarci “società dell’inclusione” proprio alla fine di un percorso che comprende il crollo della partecipazione democratica e la distruzione del welfare (in particolare sanitario). Eppure la democrazia sarebbe la possibilità per ognuno di noi di esprimere una posizione sul mondo e sulla polis, di partecipare al processo di formazione del nostro vivere civile, di essere dentro e non sotto.
La nostra pretesa invece è quella di essere una società dell’inclusione e al contempo una società dell’emergenza. Un connubio impossibile da realizzare in cui la seconda caratteristica appare come il vero motore e la prima poco più di un paravento. In una società dell’emergenza le opinioni possono essere accettate solo se non mettono a rischio la sedicente gravità dell’emergenza in corso. Le emergenze che si susseguono e si intrecciano non possono includere ma devono segnare il confine tra i buoni e i cattivi, tra gli obbedienti e i disobbedienti.
agbiuso
Tre immagini del pomeriggio molto intenso (e assi bello) vissuto a Palazzolo Acreide.
L’ultima è una lapide con alcuni versi da Antonino Uccello dedicati alla cittadina iblea.