Lenin epistemologo
in Il Pensiero Storico. Rivista internazionale di storia delle idee
23 febbraio 2024
pagine 1-8
I Greci, la Scolastica, Lenin e Heidegger per quanto diversi e tra di loro lontani sostengono una filosofia non idealistico-antropocentrica. Il corpomente umano è una parte della natura/materia, non è la natura/materia una parte del corpomente umano. Per questo bisogna «riconoscere l’esistenza delle cose, dell’ambiente, dell’universo, indipendentemente dalla nostra sensazione, dalla nostra coscienza, dal nostro Io e dall’uomo in generale» (Lenin, Materialismo ed empiriocriticismo). A un secolo dalla morte di Lenin ho voluto mostrare in questo articolo quanto feconda sia la sua epistemologia per una comprensione oggettiva del reale e del luogo che vi occupa l’umano.
2 commenti
Luca Carbone
Grazie Professore Biuso, per aver sinteticamente ricordato e discusso un’opera da teorico come da grande polemista, e di un autore così malversato per motivi ben noti, quale Lenin: già al suo tempo, ma ancora di più oggi. Ci vuole coraggio del pensiero, adesso, per questo. Soltanto una postilla. Lei scrive: “Si tratta, anche se Lenin non apprezzerebbe tale accostamento, dello stesso realismo della filosofia medioevale e prima ancora dell’intero pensiero greco. Come Aristotele, Lenin ribadisce l’inseparabilità di materia e movimento…”. Non sono sicuro che Lenin non avrebbe apprezzato, in particolare l’accostamento ad Aristotele. Tra i suoi quaderni di studio sono presenti poche dense pagine edite in italiano con il titolo: Riassunto della «Metafisica» di Aristotele, secondo i curatori risalenti al 1915, quindi tra la prima e la seconda edizione di Materialismo ed Empiriocriticismo. Le poche righe che aprono il Riassunto di Lenin mi sembrano ancora oggi utili per avvicinarsi all’opera di Aristotele:
“Una massa di cose arcinteressanti, vive, ingenue (fresche), che introducono alla filosofia e che nelle esposizioni vengono sostituite dalla scolastica, dal risultato senza il movimento, ecc. Il pretismo [cfr. = idealismo, in senso ampio] ha ucciso in Aristotele ciò che era vivo e ha immortalato ciò che era morto”. E nel punto da Lei sollevato, dopo la citazione tra le più famose, riportata anche da Heidegger: “E non di meno, anche se non avessimo mai visto le stelle, esisterebbero sostanze eterne, oltre quelle da noi conosciute: anche se non sapessimo dire come esse siano, sarebbe nondimeno necessario che esse esistano”, Lenin, riquadrando l’annotazione per evidenziarla, annota: “Incantevole! Nessun dubbio sulla realtà del mondo esterno. L’uomo si sperde appunto nella dialettica di universale e individuale, di concetto e sensazione, ecc., di essenza e fenomeno, ecc.”.
Perdoni la lunghezza del commento, ma mi è sembrato utile condividere questi cenni al vivo lavoro teoretico di Lenin.
agbiuso
Caro Luca, grazie davvero per il suo commento a questo articolo, che rettifica, corregge e integra il suo contenuto. Non conoscevo le pagine nelle quali Lenin esprime esplicita ammirazione verso Aristotele. E sono naturalmente molto contento che lo abbia fatto.