NUDO PER STALIN. Il corpo nella fotografia sovietica negli anni Venti
Milano – Museo Fondazione Luciana Matalon
Sino al 30 marzo 2010
La parabola dell’arte nella Russia diventata Unione Sovietica è emblematica. All’innovazione futurista degli inizi segue l’imbalsamazione staliniana. Significativa di tale destino è la vicenda del nudo. Negli anni Venti alcuni fotografi ne fanno un soggetto potente e innovatore. Con l’avvento di Stalin questi artisti vennero giudicati dei “pornografi”, le loro opere distrutte (compresi i negativi), gli autori stessi incarcerati. Il nudo-vestito diventa funzionale soltanto alla celebrazione dei successi economici, alle parate, alla vicinanza col corpo del Capo. Il monoteismo politico, come quello religioso, odia e teme la molteplicità del piacere. Anche per questo il potere è un’espressione di masochismo. Inevitabile che ci siano sempre dei sadici ad approfittarne. Stalin fu uno di questi.
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