Mente & cervello 62 – Febbraio 2010
La catastrofe dell’Italia contemporanea non è soltanto culturale, etica, antropologica. È anche economica. La disoccupazione è arrivata all’8,3 per cento, anche se il pifferaio che ci porta verso il baratro riesce coi suoi strumenti -televisione, stampa- a nascondere pure tale dato statistico. Le conseguenze sulla psiche di una condizione senza lavoro sono devastanti e coinvolgono l’identità profonda di una persona, il suo presente, le attese, le memorie.
Drammi sociali e drammi individuali. Come quello di soggetti colpiti nei lobi frontali e che per questo cambiano identità, modi di essere e di fare. Un caso celebre è quello, ristudiato di recente da Antonio Damasio, dell’operaio Phineas Gage che dopo un pauroso incidente sul lavoro rimase illeso ma “non era più lui”. La demenza frontotemporale produce gli stessi effetti di quell’incidente, rendendo i soggetti che ne vengono colpiti del tutto indifferenti al significato e alle conseguenze dei propri gesti. La moralità umana, quella virtù di cui tanto andiamo fieri, abita dunque anche in settori ben specifici del nostro cervello.
Un disturbo assai più raro e davvero particolare è la CIP (congenital insensivity to pain), una sindrome che impedisce di provare dolore. Sembrerebbe una benedizione e invece è una catastrofe. Il dolore, infatti, è un segnale potentissimo -anche se certo non piacevole- che ci avvisa di che cosa non funziona nel corpo che siamo e dei pericoli che possiamo correre. Tanto che «spesso i bambini che non provano dolore sono deformi e invalidi per le automutilazioni o le fratture di cui non si accorgono, e perché si rifiutano di stare fermi» (I.Wickelgren, p. 86). In generale, «malgrado l’inaccettabilità del dolore e la ricerca di analgesici sempre più potenti, l’umanità non può permettersi di cancellare il dolore, come invece potrebbe fare con il cancro o una cardiopatia. “Con una battuta, potremmo dire che non vorremmo più provare dolore, ma sarebbe una cosa terribile”, conclude Clark» (95). La soglia del dolore è, poi, molto diversa nei differenti individui poiché, prima di essere uno stato fisico, esso costituisce una condizione mentale, che la mente può dunque modulare in forme assai variabili.
Se la sofferenza è un portato inestirpabile dell’esistenza, gli umani fanno comunque di tutto per moltiplicarla. Un articolo molto bello e istruttivo di Massimo Barberi illustra come nel campo della sessualità i monoteisimi rappresentino un’autentica infamia, un gravissimo incitamento a praticare dei comportamenti contronatura. Si comincia dalla masturbazione infantile, che è un modo necessario che il bambino ha per conoscere se stesso, il corpo che è. L’imbarazzo dei genitori, quando non un esplicito e più o meno duro divieto, inculca nei bimbi un senso di colpa riguardo al piacere che costituisce la radice del senso del peccato, «è come se il bisogno di consenso parentale del piccolo gettasse le basi del senso di colpa, caricando quel comportamento, pur piacevole, di una valenza negativa» (24).
La Chiesa papista -ma in misura ridotta anche le altre- pone sempre più al centro dei propri discorsi l’ossessione del sesso, mettendo decisamente in secondo piano altri “peccati capitali”. Per quale ragione? Perché, come pensava Wilhelm Reich, «il sesso ha un potente valore rivoluzionario» (27) e ogni orgasmo «è senza dubbio anche un assaggio di paradiso» (26). Paolo di Tarso, il vero fondatore del cristianesimo, riteneva che «è cosa buona per l’uomo non toccare donna; tuttavia, per il pericolo dell’incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito. (…) Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro. Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere» (I lettera ai Corinzi, cap. 7, 1-8). L’ebraismo pratica la circoncisione col presupposto -peraltro infondato- che essa provochi eiaculazione precoce e quindi renda il maschio «meno soggiogato dal potere delle donne» e incapace di «soddisfare appieno la propria partner» (28). L’Islam, infine, è la religione più contronatura tra quelle monoteistiche, punendo con la morte ogni tipo di piacere sessuale che non sia riconducibile al solo rapporto tra coniugi. Sulla facciata dei templi induisti di Khajuraho, invece, si possono osservare delle scene sfrenatamente erotiche.
«I vantaggi della lussuria», come li definisce l’articolo, sono numerosi e diversi. Una sana, serena e libera attività sessuale «riduce il rischio di malattie cardiovascolari (…) inoltre aiuta a buttare giù i chili di troppo, grazie al consumo intenso di calorie -circa 200- che implica ogni rapporto (…) favorisce il rilascio di endorfine, e quindi rappresenta uno scudo nei confronti della depressione e può alleviare diversi tipi di dolore, dall’artrite al mal di testa. Le endorfine, poi, migliorano l’umore, favoriscono il riposo notturno e attenuano gli stati d’ansia. Per non parlare dei vantaggi di chi soffre di tensioni muscolari (…) Fare l’amore migliora anche l’elasticità della pelle (…), riduce la probabilità di andare incontro a dermatiti, purifica i pori e rende la pelle luminosa. (…) Fare sesso prima di tenere un discorso pubblico è il modo migliore per sconfiggere l’ansia, acquistare sicurezza in se stessi e mantenere la giusta concentrazione di fronte a una platea» (26).
Tutti effetti che vengono ulteriormente esaltati se si tratta di una sessualità congiunta a un grande affetto reciproco, all’amore e all’innamoramento. Questi stati mentali, infatti, mettono in moto «un tipo di elaborazione complessiva che a sua volta stimola il pensiero creativo, interferendo con quello analitico (…) Forse l’amore è un modo particolarmente potente per indurre in noi un senso di trascendenza: essere “qui e ora” e al tempo stesso contemplare un futuro distante e, chissà, forse persino l’eternità» (N.Liberman e O.Shapira, 106-107). Naturalmente, queste sono descrizioni dell’amore che non spiegano perché mai essere innamorati scateni endorfine e creatività. Al di là degli effetti neurobiologici, l’amore rimane ineffabile ed è qui che abita davvero il sacro, nei corpi, nella loro tensione, nei loro piaceri.
I monoteismi sessuofobici, con la loro povertà concettuale rispetto alla molteplicità splendente delle forme, con il senso di colpa che li intesse e che avvelena la vità già grama degli umani, con la miseria dei loro risultati storici, tali monoteismi -Ebraismo, Cristianesimo e Islam- costituiscono il veleno con il quale l’umanità si è da se stessa ammorbata. Non a caso, invece, la cosiddetta Mindfulness rappresenta una pratica mentale che si ispira al buddhismo e ad altre forme meno abominevoli di religiosità. Mindfulness significa consapevolezza piena delle proprie sensazioni corporee, è una traduzione dell’indiano Sati e consiste in cinque elementi principali: «non reattività, auto-osservazione, concentrazione, descrizione, atteggiamento non giudicante», ai quali si aggiungono «curiosità, apertura, accettazione e amore» (F.Cro, 99). Appunto.
3 commenti
Giuseppe Cerruti
fede e sesso sono i nostri due punti (più) deboli
perché morte e vita thanatos e eros
se poi li mettiamo insieme…
agbiuso
Su Repubblica leggo dell’ennesimo “scandalo” di preti papisti coinvolti in violenze sessuali:
Germania, stupri sugli studenti. L’orrore nelle scuole dei preti.
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BERLINO – Abusi sessuali sugli studenti, pressioni per sedute di masturbazione, stupri segreti nei sotterranei degli istituti. Per anni, forse per decenni, alcune delle più prestigiose scuole superiori private cattoliche in Germania sono state il luogo dell’orrore, la stanza chiusa in cui forti della loro autorità sacerdoti, insegnanti, organisti hanno distrutto l’animo degli adolescenti che avevano il compito di istruire. Per anni le vittime hanno taciuto, chiuse nel pudore, nel dolore e nella vergogna, o piegate dalle pressioni dei loro carnefici. Adesso il muro d’omertà è caduto, e quella realtà celata per anni viene narrata ogni giorno dai media tedeschi. Per le scuole cattoliche e indirettamente per la stessa Chiesa, nel paese natale del Pontefice, è un colpo durissimo d’immagine, reputazione e credibilità. Il caso appare ogni giorno più grave, evoca quasi gli abusi sessuali compiuti dai religiosi negli Usa, in Irlanda o in altri paesi.
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L’articolo continua con altri particolari che mostrano con chiarezza la strategia ecclesiastica del silenzio, del “sopire e troncare, troncare e sopire“.
Nulla di strano o incomprensibile, comunque. Per delle creature corporee la castità è contronatura. E la natura reclama i suoi diritti, sempre, contro chi crede d’essere più forte di lei, singoli o intera specie umana.
Dario Generali
Caro Alberto,
come sempre non posso che essere pienamente d’accordo con le tue lucidissime analisi.
La critica che muovi ai monoteismi sessuofobici – Ebraismo, Cristianesimo e Islam – è acutissima e del tutto condivisibile.
Splendido il bassorilievo che alleghi a titolo di esemplificazione della qualità della vita che una prospettiva sessuofobica impedisce, in cambio di illusorie escatologie, di mistificazioni e di costanti e profonde ipocrisie.
Un caro saluto.
Dario