CALDER
Roma – Palazzo delle Esposizioni
Sino al 14 febbraio 2010
D’aria e di fil di ferro sono fatte le prime sculture di Alexander Calder, quasi impalpabili eppure materiche. A rappresentare animali, volti, eventi, miti (splendidi davvero Ercole e il leone e Romolo e Remo). Poi l’invenzione dei Mobiles, sculture non germinate dalla terra ma arrivate dal cielo. Opere che il vento muove e che sono dunque ogni volta rinnovate nello spazio. Vi si affiancano le grandi Stabiles come il magnifico Tree che sembra trasformare in vita l’inorganico.
Più lieve è il mondo, più aerea la bellezza da quando questo tra i massimi scultori di sempre ha sradicato le opere dalla loro morta fissità e le ha rese movimento, gioco, volo. Come il grande mobile appeso al tetto e intitolato a una data: Le 31 Janvier. C’è qualcosa di ancestrale e di profondo in queste opere, come la rivelazione di ciò che la materia è davvero: non sostanza, sostrato, permanenza, costanza, ma spazio che si dilata, apre, trasforma, cangia, splende, a dire la propria identità col tempo.
Una sezione della mostra espone le fotografie dedicate a Calder da Ugo Mulas, nelle quali il «gigante bambino» è una cosa sola con le sue opere, con l’aria.