L’Osservatorio permanente per la legalità costituzionale ha redatto un documento giuridicamente rigoroso e nello stesso tempo a tutti accessibile. L’Osservatorio -che è formato da giuristi di consolidata esperienza, la più parte dei quali sono professori universitari- sta raccogliendo l’adesione di quanti intendono opporsi alla «estrema e pericolosissima strumentalizzazione di principi giuridici complessi quali la proporzionalità nelle scelte politiche sanitarie o il bilanciamento tra diritti costituzionali che, inquinati da interpretazioni frutto di meri rapporti di forza, vengono utilizzati per giustificare il trasferimento di poteri di polizia in capo a soggetti del tutto privi di qualifiche».
È possibile dare qui la propria adesione: GREEN PASS: appello e raccolta firme.
Il titolo del documento relativo alla tessera verde è Sul dovere costituzionale e comunitario di disapplicazione del cd. decreto green pass.
Ne consiglio la lettura anche al fine di comprendere il pericoloso vulnus giuridico che in Italia si sta realizzando. E, con tale estensione, soltanto in Italia, come ben chiarisce il testo anche tramite un confronto con la Francia.
Riporto qui il link al documento, il suo pdf integrale, il sommario e alcuni brani particolarmente significativi.
- https://generazionifuture.org/sul-dovere-costituzionale-e-comunitario-di-disapplicazione-del-cd-decreto-green-pass/ (link)
- Sul dovere costituzionale e comunitario di disapplicazione del cd. decreto green pass (pdf)
===========
1. Premessa metodologica;
2. Il quadro di riferimento normativo europeo;
3. L’introduzione della certificazione verde: continuità o discontinuità con il green pass europeo?;
4. Covid pass e obbligo vaccinale: simul stabunt simul cadent?;
5. Green pass, diritto a (non) vaccinarsi e principio di non discriminazione.
Diversi articoli della nostra Costituzione sono coinvolti dall’entrata in vigore del Green pass, infatti, oltre agli artt. 2 e 3 Cost., esso, da una prima lettura, ha un impatto diretto sugli artt. 11, 13, 16, 24, 32, 77, 117 Cost.
Si tratta di un tema che coinvolge la natura e l’essenza stessa della Democrazia.
Si tratta di aspetti che non si possono trascurare tanto nella fase in cui il vaccino è ancora in fase sperimentale (avendo ottenuto solo un’autorizzazione di emergenza) quanto a sperimentazione avvenuta se la capacità di limitare il contagio non dovesse risultare confermata.
Inoltre, proviamo ad interrogarci se il suddetto quadro normativo risulta compatibile “con i regolamenti (UE) 2021/953 e 2021/954 del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 giugno 2021” come richiede l’art. 4 comma 3, punto2) dello stesso d.l. n. 105/2021.
Al momento l’impressione è che con l’ultimo suddetto Decreto-legge, l’ordinamento giuridico italiano non recepirebbe le scelte del diritto europeo in materia di Green pass, ovvero la facilitazione della libertà di circolazione in sicurezza tesa a sopprimere la quarantena obbligatoria. Al contrario il d.l. n. 105/2021 sembrerebbe conferire al Green pass natura di norma cogente ad effetti plurimi di discriminazione e trattamento differenziato.
In relazione al suddetto Decreto-legge, sorgono pertanto plurimi ordini di problemi, perché diverse sono le dimensioni giuridiche coinvolte: 1) sotto il profilo generale, possibile violazione dell’ordinamento giuridico europeo, poiché mentre in ambito europeo il Green pass ha valenza informativa, assume viceversa nel nostro ordinamento valenza obbligatoria e prescrittiva; 2) presunta violazione del dato costituzionale, laddove, pur in assenza di un obbligo vaccinale e di un serio dibattito parlamentare come accaduto in Francia, s’introducono forme di discriminazione e di trattamento differenziato nei confronti dei soggetti non titolari del Green pass.
Mentre il quadro normativo europeo configura un modello di governance basato sul ragionevole trattamento differenziato, teso ad agevolare la libertà di circolazione in sicurezza, nel modello de quo sembrano trovare spazio provvedimenti di carattere normativo e/o amministrativo, tali da generare irragionevoli e non proporzionati trattamenti differenziati al punto da incidere su ampie fette della vita sociale dei cittadini.
In sostanza, la certificazione verde finirebbe per costituire l’imposizione, surrettizia e indiretta, di un obbligo vaccinale per quanti intendano circolare liberamente e/o usufruire dei suddetti servizi o spazi. Ne conseguirebbe la violazione della libertà personale, intesa quale legittimo rifiuto di un trattamento sanitario non obbligatorio per legge, o comunque di continue e quotidiane pratiche invasive e costose quali il tampone.
Indubbiamente, la messa all’indice dei non vaccinati etichettati come cittadini non rispettosi del dovere di solidarietà sociale provoca uno stigma sociale equiparabile a una delle menomazioni della dignità della persona in cui si concreta la violazione dell’habeas corpus.
Soltanto una legge che imponga la vaccinazione obbligatoria – ove sussistano i presupposti legali e scientifici – potrebbe costituire valido fondamento giuridico al Green pass di tipo prescrittivo.
Rendere il patentino verde requisito necessario per esercitare il diritto alla circolazione o per accedere a determinati luoghi/servizi, comporterebbe, di fatto, in violazione dell’art. 32 Cost., la scelta tra il vaccinarsi o il sottoporsi a continui test o, peggio ancora, rinunciare a priori all’esercizio di propri diritti.
Si aggirerebbe così, nella sostanza, la riserva di legge assoluta, con una serie di atti che porterebbe al medesimo obiettivo, nell’ assenza di una base fattuale ragionevole tanto per l’imposizione vaccinale (esclusa in tutti i Paesi europei anche per le categorie a rischio) quanto per una sua implementazione de facto. Porre in essere una rete di limitazioni all’esercizio di diritti costituzionalmente garantiti, attraverso provvedimenti, che appaiono, come si è cercato di dimostrare, dalla debole sostenibilità giuridica, determinerebbe un obbligo vaccinale surrettizio.
Se l’obiettivo è quello di vaccinare tutta la popolazione, occorrerebbe esprimerlo con un chiaro e netto atto di indirizzo politico, ovvero con una legge formale, la quale allo stato, tuttavia, non sembrerebbe poter resistere ai limiti costituzionali vigenti, in virtù della sperimentalità e delle limitate conoscenze scientifiche circa l’impatto sull’ infezione.
Che il decreto legge non rappresenti un’idonea base giuridica per l’introduzione e l’utilizzo dei certificati verdi è stato fatto presente anche dal Garante per la Protezione dei dati personali proprio in relazione alla questione del trattamento sistematico e non occasionale dei dati personali anche relativi alla salute su larga scala comunicati attraverso il Green pass.
Il Garante nel parere n. 156 del 21 aprile 2021 ha ritenuto con riferimento al dl n. 52/2021 – tra l’altro adottato in dispregio delle procedure previste dalla normativa sulla privacy – che “soltanto una legge statale può subordinare l’esercizio di determinati diritti o libertà all’esibizione di tale certificazione”.
Il timore invece, è che il Decreto-legge di cui all’oggetto, così come strutturato, nella sua farinosa governance, possa incrementare il profluvio di incertezza e discrezionalità diffusa dettate da trattamenti differenziati.
Ne deriverebbe quindi un paradosso insuperabile giacché il danneggiato da farmaco sperimentale, per di più caldeggiato al punto da costituire discriminante per l’esercizio di libertà fondamentali, e quindi surrettiziamente obbligatorio, godrebbe di trattamento deteriore rispetto al danneggiato da un qualunque vaccino raccomandato per il quale la Corte costituzionale sia già intervenuta e sul quale sia già disponibile ampia letteratura medico scientifica per sostenere il nesso di causalità (come ad esempio il vaccino antinfluenzale o il vaccino trivalente – morbillo parotite rosolia).
Probabilmente il motivo risiede nel fatto che tale imposizione, per non trasformare il diritto alla salute in diritto tiranno, deve essere sostenibile, ovvero ragionevole e proporzionale. La copertura dell’art 32 della Costituzione ammette l’imposizione di un sacrificio al singolo ma solo a fronte di un beneficio collettivo certo ed anche a condizione che il sacrificio sia certamente vantaggioso, in termini di salute, anche per il singolo stesso: requisito che non può dirsi soddisfatto laddove il farmaco sia ancora in fase sperimentale (così la sentenza storica della Corte Cost. 307/90, richiamata anche dalla recente sentenza Corte Cost. 5/2018).
Doveroso anche richiamare la sentenza n. 118/1996 della Corte costituzionale che, in riferimento a un danno alla salute conseguente alla vaccinazione antipolio, ha stabilito che: “… in nome del dovere di solidarietà verso gli altri è possibile che chi ha da essere sottoposto al trattamento sanitario (o, come in caso della vaccinazione antipoliomelitica che si pratica nei primi mesi di vita, chi esercita la potestà di genitore o la tutela) sia privato della facoltà di decidere liberamente. Ma nessuno può essere semplicemente chiamato a sacrificare la propria salute a quella degli altri, fossero pure tutti gli altri”.
Dal 6 agosto 2021, saremo in presenza di trattamenti differenziati per andare al ristorante, al teatro, ai centri culturali, e già si parla di introdurli progressivamente anche per l’esercizio di diritti-doveri fondamentali, come andare a scuola o al lavoro.
Il rischio, come si è detto, è che l’obbligo vaccinale, pur in assenza di legge, lo diventi in modo surrettizio, anche per giustificare il trasferimento di poteri di polizia in capo a soggetti del tutto privi di qualifiche. In tal senso appare di debole sostenibilità giuridica l’art. 3 comma 3 del decreto legge de quo che attribuisce ai titolari o gestori di servizi il potere di verificare l’accesso ai predetti servizi e attività e che ciò avvenga nel rispetto delle prescrizioni adottate.
Insomma, si configura un potere di polizia diffuso esercitato, de facto, da persone non immediatamente individuabili, e soprattutto esercitabile su libertà fondamentali.
Si crea in tal modo un modello normativo fluido e invasivo, a prima lettura non rispettoso del principio di legalità formale e sostanziale, con poteri difficilmente controllabili, ma soprattutto che mette in forte tensione tutte le garanzie di cui alle libertà individuali, così come consegnateci dai nostri Costituenti.
Ne risulterebbero inevitabilmente compresse libertà costituzionali fondamentali (libertà personale e libertà di circolazione prime fra tutte) e violati principi costituzionali fondamentali come il principio di eguaglianza, il principio di legalità ed il principio della certezza del diritto.
Come pure, chi decide di non vaccinarsi – è bene ricordarlo – esercita una scelta legittima in assenza di obbligo vaccinale e il suo rifiuto va protetto e non ammantato di moralismo apocalittico.
La banalizzazione e volgarizzazione di tali argomentazioni rischia di alimentare, al contrario, una frattura sociale ed antropologica; il tema di fondo è come tutelare la salute nel rispetto della Costituzione, riuscendo a distinguere provvedimenti costituzionalmente orientati da provvedimenti che si muovono al di fuori del perimetro costituzionale.
Infine, non lascia indifferenti il fatto che il Consiglio d’Europa, nella risoluzione del 27 gennaio 2021, stante l’attuale non obbligatorietà del vaccino e la contestuale necessità di rispettare il pieno esercizio della libertà di autodeterminazione degli individui, nel richiamare altresì gli artt. 8 e 9 della CEDU e l’art. 5 della Convenzione di Oviedo del 1996 sui diritti dell’uomo e la biomedicina, abbia risolutamente affermato la necessità di assicurare che nessuno venga discriminato per non essersi fatto vaccinare. Le condizioni imposte per ottenere la certificazione verde, tuttavia, come si è già espresso, lasciano perplessi sulla effettiva corrispondenza a questa raccomandazione.
7 commenti
agbiuso
Nelle volanti e ovunque accostati; in mensa reietti.
Il Green Pass non è solanto un’odiosa forma di discriminazione, è anche espressione di un’autorità assai stupida e -come spesso accade- priva di senso.
agbiuso
Les gens ordinaires contre les menteurs professionnels et l’élite pourrie
di Denis Collin
La Sociale, 14.8.2021
Beaucoup de jeunes, beaucoup de femmes, de toutes les catégories sociales. Un mouvement de masse pour dire « Liberté » et « Macron, démission ». Contre le passe sanitaire, cet « Ausweis » de notre époque, contre le flicage systématique de toutes les activités sociales, contre ce gouvernement dont la parole est discréditée, tant les mensonges patents, les absurdités et les contradictions se sont accumulés au fil des mois. Passe sanitaire disent-ils ? Que nenni ! Contrôle politique et accoutumance des gens à l’obéissance, tel est le seul objectif de ce gouvernement qui a profité de la crise pour continuer de réduire le nombre des lits d’hôpital et fermer les urgences dans de nombres villes de province, petites et moyennes.
[…]
De quoi s’agit-il en effet ? Pendant des mois et des mois, on a refusé de soigner (les trois D, domicile, doliprane, dodo) et on a bloqué toute recherche sur les soins – que de nombreux praticiens et des hôpitaux, dans de nombreux pays, utilisent malgré tout et fort heureusement.
[…]
Donc la question politique n’est pas celle du vaccin, mais bien celle du « passe »
[…]
C’est cette manipulation qui est proprement écœurante. Les arguments en faveur du « passe » sont plus absurdes les uns que les autres : passe dans les restaurants mais pas dans les « routiers », passe pour écouter un concert dans un église mais pas pour aller à la messe, dans les TGV mais par les trains de banlieue, etc. Passe pour les personnels soignants et pompiers mais ni pour les policiers… ni pour les parlementaires ! Les gens ordinaires, les gens normaux qui n’ont pas l’esprit perverti par les mensonges des spécialistes professionnels du mensonge avec leurs cabinets de conseils (comme McKinsey, la boîte d’un petit Fabius) sentent bien qu’on leur raconte des histoires, qu’on les oblige à obéir à des ordres insensés et à écouter des discours de faux savants. Ce sont eux, les gens ordinaires, qui manifestent le samedi au grand dam des professionnels du mensonge grassement payés, au grand dam d’une presse plus pourrie que jamais et qui déploie, pour ressembler à la Pravda d’antant, des efforts constants et acharnés.
Après les Gilets jaunes, une nouvelle expérience est en train d’entrer dans le crâne des citoyens et demain tout cela pourra cristalliser en balayant la clique au pouvoir, ses valets de plume et ses sbires. Alors un parti entièrement nouveau pourra se constituer, un parti du peuple travailleurs qui balaiera ces prétendues élites.
agbiuso
Che il sito di un Ministero utilizzi formule giornalistiche discriminatorie e propagandistiche quali “novax” è un segno dell’infimo livello nel quale sono precipitate le istituzioni italiane.
Fonte: https://www.miur.gov.it/web/guest/-/scuola-ministero-nessun-tampone-gratis-ai-no-vax-prevista-intensificazione-della-campagna-vaccinale
agbiuso
Cari amici, vi ringrazio molto per le vostre testimonianze e per delle analisi così lucide.
@Tina
Sì, il corpo collettivo sta confermando l’istinto gregario che consente alle società di esistere. Quando però tale impulso all’obbedienza diventa pratica della discriminazione e della demenza, queste diventano le fondamenta di regimi autoritari. E la Repubblica Italiana è ormai un tale regime.
@Cetti
La sua determinazione e la sua ironia sono un chiaro segno di intelligenza. Le auguro buon lavoro alla tesi 🙂
@Luca
Condivido per intero le sue riflessioni sulla violenza e sulla forza come base del diritto. Lo stiamo vedendo, lo abbiamo visto sin dall’inizio. I progressisti, coloro che si credono di sinistra o anche soltanto liberali stanno ponendo le basi per forme dittatoriali che passeranno facilmente dalla dimensione sanitaria a quella direttamente economica e politica. Reputo imperdonabile il non rendersi conto di tali dinamiche.
In ogni caso, non dobbiamo cedere allo scoramento, dobbiamo continuare a rispondere alla nostra coscienza di cittadini, alla nostra identità di liberi.
Tina Messineo
…Il rischio, come si è detto, è che l’obbligo vaccinale, pur in assenza di legge, lo diventi in modo surrettizio.
Caro Alberto, ma come fare capire , non ai decisori politici che appunto “politici” sono, ma alla gente comune tutto questo?.
La settimana scorsa Gabriele è stato buttato fuori dalla Caffetteria Luca perché non aveva il green pass!!!
È la massa che non capisce nulla: fin’ora tutti truffaldini, ora tutti ligi a un dovere che non sanno cosa significhi se non che ognuno ha acquisito il grado di militare,il sogno freudiano degli imbecilli.
La libertà, ormai, vuota parola e anche l’eguaglianza.
Mi ripeto,troppo pochi quelli che ,tra la popolazione, hanno capito qualcosa di ciò che ci sta accadendo. Io ero solare per natura ma, in questo caso, vedo solo ‘nero’.
Firmo, ma il bicchiere è completamente vuoto!
Luca Ruaro
Questo “Osservatorio permanente per la legalità costituzionale” mi ricorda (non per colpa sua, sia chiaro: anche volendo, non potrebbe fare molto di più) i caschi blu dell’ONU mandati in passato nella ex-Jugoslavia, per tentare di dissuadere quei popoli in guerra dal massacrarsi a vicenda: nessuna capacità di imporre con la forza il rispetto dei diritti fondamentali, solo il tentativo di esercitare una sorta di “moral suasion”, al fine di mantenere le scelte politiche e militari nell’alveo dei principi basilari delle nostra civiltà.
Tutto vano, ovviamente, quando, il fanatismo e la prevaricazione hanno deciso di procedere secondo i loro disegni.
Si è così dimostrata l’assoluta esattezza del principio “Auctoritas, non veritas, facit legem”. Anche le migliori Costituzioni, se chi dovrebbe garantirle non ha la volontà + la forza per farlo, non possono reggere l’urto di chi riesce di fatto ad imporre lo stato di eccezione, che giustifica qualsiasi sua azione.
Questa è la terribile lezione che abbiamo imparato in questi due anni, e che magari in futuro potrà concretizzarsi in altri scenari politici ancora più dispotici e violenti: ormai il meccanismo per poterli realizzare è stato ben sperimentato!
Poi magari, a posteriori, si potranno fare dotte disquisizioni sulla “legalità” di questa o quella norma, ma SOLO LA FORZA (poco importa, in astratto almeno, in quale forma essa si esprima: rivoluzione; intervento efficace delle Corti Costituzionali; ravvedimento politico; ecc) potrà mutare il corso degli eventi.
cetti.patane@virgilio.it
Ho appena fatto ciò che considero un dovere sociale. Ho firmato e condiviso tutto sul mio diario Facebook. Aggiungo, visto che la riservatezza è ormai un’utopia forse non più raggiungibile, che il primo settembre dovrò sottopormi ad un inutile tampone rapido per poter sostenere il giorno dopo un esame in presenza e per poter accedere, entro le 48 ore (perché poi la carrozza si trasformerà in zucca) alla sala di consultazione dell’archivio di Stato di Palermo. Ma attenzione, solo perché la mia illuminata ex e futura Relatrice non ha alcun problema a frequentare una pericolosa dissidente non vaccinata.
La saluto, caro Prof. Biuso.