Quei labirinti temporali che redimono il dolore
il manifesto
20 gennaio 2018
pagina 11
Percorriamo di continuo il magnifico labirinto del tempo, fatto con i mattoni dei nostri ricordi, i quali però non sono mai rappresentazioni statiche, ferme e sempre uguali a se stesse. No, i ricordi sono continuamente cangianti, riletti e riscritti alla luce delle urgenze presenti e delle aspirazioni future. Questo vuol dire Husserl quando sostiene -come prima di lui aveva fatto Agostino- che il presente della mente si distende e si estende in ogni altra dimensione del tempo, sino a creare quei ricordi di fantasia che sono generati «dalla capacità della coscienza intenzionale di ricollocarsi in ogni punto del flusso e di produrlo ‘ancora una volta’» (Pio Colonnello, Fenomenologia e patografia del ricordo, Mimesis 2017, p. 21).
5 commenti
agbiuso
Della prospettiva filosofica di Pio Colonnello si parlerà in un Convegno internazionale a Montréal il prossimo 2 novembre, con una relazione dal titolo Pio Colonnello et le Zwischen dans l’expérience herméneutique du Sujet: une réhabilitation de la philosophie pratique.
Qui tutte le informazioni: Il diffondersi del pensiero italiano.
agbiuso
L’articolo è stato ripreso -e arricchito di immagini e altre informazioni- dall’editrice Petite Plaisance. Questo è il link: QUEI LABIRINTI TEMPORALI CHE REDIMONO IL DOLORE.
Pasquale
Non ne posso parlare qui ma da ossevazioni superficiali quanto dirette mi vado facendo persuaso che, almeno il fenomeno cosista di quella consistenza. O inconsistenza. Abbracci
Pasquale
Per tutto quanto scritto la follia si situa probabailment fuori dal tempo, o è un tempo e in un tempo rifatti senza giudizio. Non credo sia nuova l’opinione e, del resto, la nevrosi, anch’essa è principalmente, lotta col tempo. Per esperienza. Psq.
agbiuso
È proprio come dici, caro Pasquale.
La malattia psichica è infatti anche una rinuncia alla dimensione fondamentale del futuro, a quello slancio verso “l’ha da essere” il cui rallentamento schiaccia la vita sotto il peso di un passato immobile. Della complessità esistenziale, della sua varietà, si perdono le differenze e rimane l’identità; si dissolve il molteplice a favore dell’uno; si perde il tempo nel dominio dello spazio. I processi morbosi consistono anche nel ridurre la temporalità a un’immobilità densa e senza futuro, nella quale i ricordi tendono ad assumere sempre più la figura deformata della persecuzione e della tristezza.
Nello studiare questo argomento, complesso e delicato, mi convinco sempre più che la salute mentale consista fondamentalmente in un relazione equilibrata con il tempo.