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Cannata su «Temporalità e Differenza», In Circolo. Rivista di filosofia e culture
Sul numero 2 – Dicembre 2016, pagine 328-335 di In Circolo. Rivista di filosofia e culture è uscita un’attenta recensione di Katia Serena Cannata a Temporalità e Differenza
3 commenti
agbiuso
E’ ora possibile scaricare e leggere i testi di In Circolo anche nel comodo formato pdf.
La recensione di Cannata si trova alle pp. 328-335, il mio saggio su Heidegger e Ricoeur alle pp. 277-290.
diego
Per chi proprio è interessato alle mie considerazioni, riporto il mio commento in calce all’articolo sul sito della rivista, confidando sulla benevolenza per il mio approccio non accademico.
«Un testo prezioso, anche per la veste raffinata in cui è proposto. Ho trovato in questa completa e non frettolosa recensione la giusta evidenza al rapporto fra malattia mentale e tempo, o meglio fra malattia mentale e perdita di rapporto con la temporalità.
Racconto un episodio del vissuto. Anni fa girava per le le strade della mia città un uomo dallo sguardo alterato, in evidente stato di pazzia. Chi lo aveva conosciuto spiegava che era un professore di matematica colpito in modo troppo doloroso da una grande delusione d’amore. Per lui il tempo si era fermato lì, a quel grande dispiacere che lo aveva rotto, un po’ come accade con un vecchio vinile se salta la puntina.
Sì Biuso è un filosofo che non scrive di filosofia, «è» filosofia incarnata, quindi è anche poeta. I suoi testi sono rigorosi, ma sono anche un’esperienza esistenziale.»
agbiuso
Grazie di tutto, caro Diego.
Della lettura così empatica della recensione di Cannata -che è davvero «completa e non frettolosa»- e della stima che nutri verso la mia persona e il mio lavoro.
Ti ringrazio anche per aver riportato la struggente testimonianza di una pazzia d’amore; molto bella la tua immagine della puntina e del vecchio vinile.
Come ricorderai, in Non al denaro, non all’amore né al cielo, nel brano dedicato a Un chimico, De André canta: «Son morto in un esperimento sbagliato / proprio come gli idioti che muoion d’amore. / E qualcuno dirà che c’è un modo migliore».
Credo che impazzire o morire d’amore possa anche essere segno di una rara sensibilità, per quanto dolorosi siano i suoi effetti.