Fratelli Mancuso e Antonio Marangolo
Cumu è sula la strada
da «Bella Maria» (1997)
Questo brano chiude Via Castellana Bandiera e ne rende ancor più potente la scena conclusiva. A me ha ricordato il canto arcaico che sentivo enunciare sino a qualche anno fa in Sicilia, a Bronte, durante il venerdì santo. Dei vecchi si mettevano in cerchio formando un coro a cappella e con voci di straordinaria suggestione facevano echeggiare il loro batti e matri, declinazione popolare dello Stabat Mater. La saggezza e il dolore di quelle voci ancora mi intridono.
4 commenti
agbiuso
Grazie Federico!
Bronteinsieme è un sito prezioso che documenta la storia, il paesaggio, il presente del paese. Questa pagina con il Batti e Mmatri mi era però sfuggita. Il livello tecnico della registrazione non è alto ma si sente in ogni caso la dimensione profonda e struggente del canto.
(Attenzione perché parte subito il video della processione -in alto a destra- mentre il file audio è posto al centro e verso la fine della pagina).
Federico
Ecco qui un link (credo) utile!
http://www.bronteinsieme.it/7tr/ven_s.htm
È possibile ascoltare i “Lamenti”, vi è un file audio verso la fine della pagina!
agbiuso
Caro Diego, come giustamente affermi, io non sono uno specialista. Le mie sono soltanto proposte di ascolto e impressioni di qualcuno che ama la musica in tutte le sue forme e che la ascolta ‘da mane a sera’. Non potrei dire più di ciò che scrivo presentando brani o concerti ai quali partecipo.
Qui però posso aggiungere qualcosa sulla tua intuizione -come di consueto assai corretta- della ‘stratificazione’ nella mia vita di tutto ciò che ha a che fare con l’Isola. Per quanto disgraziata nella più parte delle sue vicende storiche, la Sicilia è davvero la terra impareggiabile. Siciliano mi sento in ogni fibra del corpomente che sono. Non mi immagino esser nato in nessun’altra parte del mondo. La Sicilia è un luogo della mente, un progetto dentro la morte, una luce. Il mio profondo materialismo è nato prima della conoscenza di Spinoza, è germinato dall’orizzonte che appena nato e crescendo ho avuto di fronte a me e sotto di me del vulcano onnipotente, dell’Etna splendido e amico, come amico può essere un dio. Da temere e da amare. Quando tutto finalmente sarà finito, quando la triste vicenda di questa specie parassita del pianeta non sarà più ricordata da alcuno, a Muntagna sarà ancora lì, magnifica e indifferente come sempre. Della sua divinità, chi è nato su di essa ha il privilegio di conservare, finché campa, una scintilla.
diego
carissimo Alberto, anche se non sei uno specialista, devi scrivere di più su queste musiche, sono sicuramente stratificate ad un livello molto profondo, in te