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Sul Partito Democratico (Da Licio Gelli a Calderoli. E ritorno)

Da Televideo (11/07/2014 – 08:47): il ministro Boschi afferma che «Berlusconi dà prova di serietà e concretezza, che non possiamo non riconoscere». Certo, certo. È un disinteressato statista, lo sanno tutti ma il ministro Boschi fa bene a ricordarcelo.
La Lega Nord è alleata con i fascisti/razzisti del Front National di Le Pen. Il Partito Democratico riscrive la Costituzione italiana con la Lega Nord. Il Partito Democratico riscrive dunque la Costituzione con i fascisti/razzisti. Il Partito Democratico è fascista/razzista?
Ci sarebbe tanto altro -immunità; protezione di amministratori corrotti; catastrofe economica che continua; gli 80 euro annullati dalle tasse; sprechi e corruzione con TAV, EXPO, MUOS, cacciabombardieri F-35; riforme istituzionali e pratiche politiche chiaramente autoritarie— ma credo che il nucleo della questione sia questo: nonostante venti anni di collaborazione con il Partito Democratico, Berlusconi ha raggiunto solo in parte gli obiettivi della loggia massonica P2. Ci voleva qualcuno che ne realizzasse davvero e per intero il progetto. Ecco il Partito Democratico di Renzi, colui «che parla come un venditore televisivo di materassi» (Adriano Todaro, Sotto i titoli niente, «Girodivite»). Forse ha imparato da Licio Gelli, direttore generale della Permaflex: «Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d’autore. La giustizia, la tv, l’ordine pubblico. Ho scritto tutto trent’anni fa».

 

29 commenti

  • agbiuso

    Marzo 1, 2015

    Un invito di Roberto Saviano:

    “Domani alle primarie Pd in Campania non andate a votare. Questo il mio consiglio. I candidati sono espressione della politica del passato. Queste elezioni saranno determinate da voti di scambio. Pacchetti di voti sono pronti ad andare a uno o all’altro candidato in cambio di assessorati. In più saranno determinanti gli accordi con Cosentino. Le primarie Pd avrebbero dovuto essere strumento di apertura e partecipazione, ma così non è stato (vedi il caso Liguria). Sino a quando non esisteranno leggi in grado di governarle, saranno solo scorciatoie per gruppi di potere. Non legittimiamole, non andate a votare.”

    Fonte: Non votate alle primarie pd, di Roberto Saviano

  • agbiuso

    Dicembre 19, 2014

    Le cene furfanti #magnamagna

    “Siamo passati dalle cene eleganti di Berlusconi alle cene furfanti di Renzie.
    Indovina chi viene a cena per finanziare il pd? Non si sa. Si aspetta ancora l’elenco dei partecipanti alla cena elettorale come promesso da Renzie. Mille euro a botta come neppure una escort di alto bordo, 10.000 per un tavolino. L’unico ad aver fatto outing è Buzzi di mafiacapitale. Lo avrà fatto per solidarietà con Marino? Per simpatia politica? Per un moto di affetto nei confronti di Poletti? Nell’intervista con Enrico Mentana a “Bersaglio Mobile” di mercoledì 3 dicembre Renzie aveva affermato che esiste un elenco dei partecipanti alla cena dell’Eur, ma di non aver idea sull’eventuale presenza di Buzzi. Se esiste questo elenco perché allora Renzie non lo pubblica?
    Oltre a Buzzi chi c’era a finanziare le casse ormai vuote del pd in asfissia di iscritti (e quindi di tessere a pagamento) e di finanziamenti elettorali?

    Il vice di Buzzi, Claudio Bolla, ha rivelato su La7 a Piazzapulita . «Eravamo in cinque, tra i quali Buzzi. Abbiamo pagato mille euro a testa. L’unico dubbio che mi è rimasto è che forse il tavolo costava diecimila. A Buzzi Renzi piaceva, perché è decisionista”.
    Le cene furfanti sono meglio o peggio delle cene eleganti? Nelle prime sono i criminali a pagare per fottere i cittadini, nelle seconde almeno si fottono in privato. Il bunga bunga va rivalutato, sempre meglio del magna magna.
    L’elenco dei partecipanti potrebbe forse eguagliare quello della P2 di Castiglion Fibocchi dell’indimenticabile Gelli di cui Renzie è il degno erede nonché attuatore del Piano di Rinascita Democratica.
    Renzie, non faccia il timido, non sia ritroso, cacci l’elenco. Finanzieri, corrotti e corruttori, piddini e tangentisti, mafiosi e massoni, è tutto un magna magna? Fino a quando l’elenco non sarà pubblicato ogni sospetto è lecito.
    Come disse Totò: “A proposito di politica non si potrebbe mangiare qualche coserellina!

  • agbiuso

    Dicembre 2, 2014

    Alemanno e altri amministratori romani fascisti indagati per mafia insieme a consiglieri del Partito Democratico. Ma così gli inquirenti fanno politica a favore del Movimento 5 Stelle.

  • agbiuso

    Ottobre 29, 2014

    Un’efficace sintesi dello squallore del Partito Democratico, della sua natura reazionaria.

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    Il PD ai tempi di Matteo Renzi è un partito al governo, ma anche in piazza a protestare contro il governo.
    Il PD ai tempi di Matteo Renzi è per la pace nel mondo, ma regala armi ai paesi in guerra.
    Il PD ai tempi di Matteo Renzi è contro i vincoli economici dettati dall’Europa, ma scodinzola davanti ai diktat della Merkel.
    Il PD ai tempi di Matteo Renzi vuole sensibilizzare sul tema della Sla, ma taglia 100 milioni al fondo per la non autosufficienza.
    Il PD ai tempi di Matteo Renzi è per le nozze gay, ma anche a difesa della famiglia cattolica che non vuole le nozze gay.
    Il PD ai tempi di Matteo Renzi è per l’abolizione delle province, ma poi abolisce soltanto le elezioni democratiche che sceglievano i consiglieri provinciali.
    Il PD ai tempi di Matteo Renzi è per la sanità pubblica, ma fa tagli lineari che costringono le regioni a fare tagli sulla sanità pubblica.
    Il PD ai tempi di Matteo Renzi vuole tutelare i diritti dei lavoratori, ma poi distrugge ogni minima conquista sindacale.
    Il PD ai tempi di Matteo Renzi è tutto, è governo e opposizione, tiene insieme un 20% di moderati rigidi conservatori e un 20% di progressisti rivoluzionari indignati. Nè il primo 20% nè il secondo 20% vedranno mai realizzati i loro sogni e le loro aspettative, ma nella supercazzola quotidiana del premier stanno insieme e il totale fa 40%.
    Quando vi renderete conto che vi prende per il culo potrebbe essere un po’ tardino.
    Max Bugani

    Fonte: PD, Partito di lotta e di massoneria

  • agbiuso

    Ottobre 10, 2014

    Tanto tuonò che… non successe niente: la resa della “Sinistra” Pd
    di Aldo Giannuli

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    Una decina di giorni fa, in un pezzo ripreso dal blog di Grillo (perciò preso per un invito ufficiale del M5s), proponevo di mettere da parte i dissensi precedenti e concordare una azione parlamentare e di piazza fra Sel, minoranza Pd, Fiom e M5s, magari in vista di uno sciopero generale (che la Cgil si è ben guardata dal proclamare) per determinare la caduta del governo Renzi. Reazioni del tutto negative: far cadere i Renzi sarebbe da irresponsabili, il M5s è inaffidabile e sui sindacati “La pensa come Renzi”, i grillini sanno solo rompere tutto ecc. E ciò si accompagnava a fieri propositi di battaglia contro l’abolizione dell’art 18 che, senza rompere niente e grazie all’opposizione “costruttiva” della sinistra Pd, avrebbe ottenuto il risultato sperato. Per la verità, Cuperlo, che come si sa è un educatissimo signore triestino, se ne uscì con pacatissime dichiarazioni, che non promettevano alcuna battaglia e che, al massimo potevano suonare come blande esortazioni (del tipo: “Dai Matteo, non fare così con la Camusso che è tanto una simpatica ragazza. Dai non mi pare il caso…”).

    Più decisi erano stati in Direzione, Bersani e soprattutto D’Alema che avevano fatto capire che non avrebbero votato la riforma dell’art. 18 e, nel caso, non sarebbero arretrati nemmeno di fronte alla minaccia dell’espulsione. E, infatti, qualche giorno dopo, “Il Foglio” riferì di cauti sondaggi di D’Alema sull’ipotesi di un suo partitino personale, magari una cosa sul modello del vecchio Pri.

    Il più radicale di tutti fu Civati che giunse a prospettare un suo passaggio con Sel ed assicurò che non avrebbe votato la proposta renziana.

    Come è andata a finire? Renzi ha incastrato tutti presentando una ipotesi di legge delega-in-bianco (una innovazione costituzionale assoluta) e imponendo su essa il voto di fiducia. Per la verità, data l’audacia costituzionale di un legge delega così sommariamente delineata, il Presidente del Senato avrebbe potuto eccepire qualcosa, sostenendo che non si può mettere in votazione un testo che suona come “Il governo farà tutto quel che gli parrà ed il Parlamento approva sin d’ora ogni sua scelta”. Ma figuriamoci se il caporale Pietro Grasso ha il coraggio di una simile uscita!

    E la leggendaria sinistra Pd?
    Gli unici parzialmente coerenti -con i battaglieri proclami di qualche giorno prima- sono stati i civatiani, (alcuni non si sono presentati alla seduta, due sono usciti al momento del voto, due hanno optato per l’astensione, che al Senato vale come voto contrario). Insomma, non è il massimo, avendolo fatto con meno compattezza di quel che sarebbe stato opportuno, ma, insomma, è qualcosa.

    Invece, bersaniani, dalemiani, cuperliani (per non dire di quelle tragiche macchiette che sono i “giovani turchi”, ormai renziani di complemento) allineati e coperti hanno votato sì come un sol uomo! Quando si dice la coerenza!

    Per la verità non avevamo mai riposto troppe speranze nel coraggio della “sinistra” Pd. Lanciare un appello all’azione comune in difesa dei diritti dei lavoratori era doveroso, almeno per chi sta da questa parte della barricata, ma sapevamo quanto poco c’era da attendersi. Ci abbiamo provato e ci riproveremo ancora, quando la gravità dei temi in discussione lo imporrà, perché, in fondo, la speranza è sempre l’ultima a morire; ma lo sappiamo quanto vale questo drappello di “virtuosi della ritirata”.

    Neanche a dirlo, questo atteggiamento pone le premesse per la definitiva sconfitta e dissoluzione di questa mitica “sinistra”: Renzi ha già iniziato ad assorbire i più pronti a salire sul carro del vincitore, poi quando si tratterà di fare le liste, userà il plotone di esecuzione per decimarli e loro, di fatto, spariranno dalla geografia parlamentare e del partito. D’altro canto, il crollo del tesseramento, l’americanizzazione del partito, la riforma dell’art 18 che servirà a far fuori la Cgil dal comparto privato, sono tutti segnali precisi che la speranza di riconquistare il partito è una pia illusione dei vari Cuperlo (il “Leopoldo”), Bersani ecc.

    Renzi probabilmente durerà meno di quel che pensa, ma non per questa opposizione di cartone, quanto per opera di quella parte di poteri forti che non lo sopporta e non ha ancora trovato il modo di sostituirlo, ma, lo sta cercando.

    Ma perché questo che fu, in sostanza, l’ex Pds-Ds sta avviandosi tranquillamente al macello senza fiatare? Le ragioni principali, probabilmente sono due. In primo luogo questa area del Pd ha come suo orizzonte teorico e politico quello della “socialdemocrazia” (tipo Spd, socialisti francesi alla Hollande, laburisti). Quella socialdemocrazia che ha accettato tutti i dogmi del neo liberismo e che si illude di un suo ruolo riformista cercando di lavorare sui ristrettissimi margini che pensano esserci ancora. Ma il neo liberismo è una forma di fondamentalismo che non concede spazi, tanto più in tempi di crisi; per cui questa pseudo sinistra riformista non ha nulla da dire, può vivacchiare nelle istituzioni, magari in improbabili coalizioni con la destra, ma è condannata a scomparire. Questo Renzi l’ha capito ed accetta tutti i dogmi neo liberisti, salvo fare piccole battaglie tattiche che gli facciano giocare la parte dell’ enfant terrible dell’ordinamento liberista, niente di più.

    In realtà, la sinistra Pd non ha alcuna strategia alternativa a quella renziana: ha fatto un po’ di capricci per rilanciarsi- ma alla stretta finale si è data indietro. E qui subentra la seconda ragione di debolezza: l’assoluta incapacità di pensare alla politica se non come presenza nel Palazzo e conseguente timore di restare fuori. “Renzi cade? Ci sono le elezioni anticipare: e se poi non ci candida?… Facciamo la scissione: e se il partito non prende il 4%%?… andiamo con Sel? Ma siamo già troppi noi, poi con quelli di Sel da far rientrare, quanti posti avremmo?”

    E siccome l’idea è quella di fare politica sino a 99 anni (cioè restare a Palazzo sino a quella età, niente azzardi e tutto è pensato in funzione della propria sopravvivenza “politica” personale. Ed allora, per ora teniamoci Renzi e non rischiamo una espulsione che si tradurrebbe nell’avventura di una scissione… aspettiamo tempi migliori. Verranno.

    Ed in nome di questo si rinuncia a svolgere qualsiasi ruolo politico. E’ triste, molto triste ma è così.

  • agbiuso

    Settembre 9, 2014

    “Di certo, è un dise­gno che ci viene diret­ta­mente dalla I Repub­blica. Se ne coglie l’eco in Craxi negli anni ’80, in Gelli, in Cos­siga, e infine in Ber­lu­sconi. Sono que­sti gli ante­nati del Renzi-pensiero in tema di istituzioni”.

    Per chi lo voglia capire è davvero evidente. Gli indifferenti, i fatalisti, i qualunquisti, i complici, i militanti, sono loro i responsabili del disastro italiano, loro.

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    Governo e leader, sinergie di un assetto
    di Massimo Villone, il manifesto, 8.9.2014

    Da Bolo­gna Renzi ci ha ser­vito l’usuale mix di bat­tute e frasi a effetto. Risul­tato elet­to­rale da bri­vidi, la sal­vezza del paese è nelle nostre mani e non in quelle dell’Europa, gli 80 euro in busta paga sono un fatto di equità sociale, egua­glianza e non egua­li­ta­ri­smo, no a modelli cinesi del lavoro, niente lezioni dai tec­nici della I Repub­blica, riforme a ogni costo, basta gufi e così via. L’appuntamento è al 2017. In poli­tica – per non sca­dere nella pub­bli­cità ingan­ne­vole — sarebbe buona cosa non disco­starsi troppo dal già detto e dall’evidenza.

    Ber­lu­sconi è stato mae­stro nell’inosservanza di que­sta regola, che in paesi più seri del nostro è para­me­tro primario per la valu­ta­zione dell’agire poli­tico di chiun­que. Renzi merita un dot­to­rato. L’elenco delle parole e degli annunci smen­titi dai fatti o da lui stesso è lungo. L’unica realtà certa è che i para­me­tri euro­pei riman­gono fermi, e che per rien­trarvi si ren­dono neces­sa­rie misure pesanti, come l’ulteriore blocco degli sti­pendi degli sta­tali. Non basta a giu­sti­fi­carlo la bat­tuta – offen­siva per tanti – che nella pub­blica ammi­ni­stra­zione c’è grasso che cola.

    E la tanto auspi­cata fles­si­bi­lità? Al momento, l’unica che si vede in con­creto è quella che si vuole calare sul lavoro. La prova è nei discorsi di Dra­ghi, di Visco, e nelle ripe­tute indi­ca­zioni che ven­gono dal mondo della finanza e degli affari. Lo stesso Renzi ha lodato il modello tede­sco, dimen­ti­can­done il piatto forte: milioni di simil­ci­nesi mini-jobs pre­cari e a salari da fame. La disoc­cu­pa­zione scende nelle sta­ti­sti­che, il costo sociale sale.

    Padoan ci dice da Cer­nob­bio che ci vor­ranno almeno tre anni – non più due – per vedere i primi effetti delle riforme. Ma di quali riforme si parla? Quelle con­cre­ta­mente messe in campo fin qui sono volte a ristrut­tu­rare l’architettura dei poteri piut­to­sto che a ripor­tare il paese in un ciclo eco­no­mico vir­tuoso uscendo dalla tena­glia deflazione-recessione. Per­ché? Più che con­tra­stare la crisi, sem­bra che si voglia dise­gnare il paese del post-crisi.

    Si coglie un dise­gno negli inter­venti già in discus­sione. Con la riforma costi­tu­zio­nale la rap­pre­sen­ta­ti­vità del par­la­mento si inde­bo­li­sce, con l’azzeramento politico-istituzionale del senato. Si attri­bui­scono al governo poteri sull’agenda dei lavori par­la­men­tari, inclusa una sorta di ghi­gliot­tina per­ma­nente. Gli isti­tuti di demo­cra­zia diretta sono resi ancor meno acces­si­bili. Con la legge elet­to­rale iper-maggioritaria si col­pi­sce la rap­pre­sen­ta­ti­vità della camera, pun­tando tutto sul par­tito che ha più voti e sullo schiac­cia­mento delle oppo­si­zioni, oltre che sull’esclusione dalla rap­pre­sen­tanza dei sog­getti poli­tici minori. La mag­gio­ranza par­la­men­tare è rimessa nelle mani del lea­der, attra­verso liste bloc­cate. Con la riforma della PA (AS 1577, art. 7, co. 1, lett. b) una delega legi­sla­tiva vuole tra l’altro raf­for­zare il primo mini­stro nell’ambito dell’esecutivo. Hanno infine un ruolo in que­sto sce­na­rio gene­rale pri­ma­rie aperte che mar­gi­na­liz­zano il ruolo delle orga­niz­za­zioni di par­tito e degli iscritti, men­tre le orga­niz­za­zioni sin­da­cali sono messe nell’angolo esclu­dendo ogni forma di concertazione.

    Può darsi che qual­cosa cambi, ma al momento è così. Nes­suno dei punti men­zio­nati sarebbe deci­sivo di per sé. Ma è cru­ciale coglierne la siner­gia, che defi­ni­sce l’effetto ultimo di una forte con­cen­tra­zione del potere sul governo, e in par­ti­co­lare sul lea­der. È il dise­gno di un popu­li­smo fon­dato sul cir­cuito diretto tra lea­der e popolo, senza inter­me­dia­zioni. Il lea­der diventa il paterno custode dei diritti e delle libertà di tutti. È auto­ri­ta­ri­smo soft? In fondo, è que­stione di parole. Di certo, è un dise­gno che ci viene diret­ta­mente dalla I Repub­blica. Se ne coglie l’eco in Craxi negli anni ’80, in Gelli, in Cos­siga, e infine in Ber­lu­sconi. Sono que­sti gli ante­nati del Renzi-pensiero in tema di istituzioni.

    Que­sto dise­gno i tec­nici della I Repub­blica mal­me­nati da Renzi – o almeno alcuni – l’avevano ben colto. Lo con­tra­sta­vano per­ché non demo­cra­tico, e cer­ta­mente inco­sti­tu­zio­nale nella sua essenza. La Costi­tu­zione si fonda sul con­cetto che il potere poli­tico deve essere distri­buito, con­ten­di­bile e respon­sa­bile in ogni momento e in ogni sede, non certo iper-personalizzato e assog­get­tato a veri­fi­che perio­di­che su base plu­rien­nale, prima delle quali il prin­ci­pio di fondo è mani libere per chi lo detiene.

    È que­sto il modello isti­tu­zio­nale che si ritiene neces­sa­rio e utile per affron­tare la crisi? Con­cen­trare il potere e ridurre la par­te­ci­pa­zione per evi­tare che un popolo troppo sovrano possa sot­to­porre la bar­chetta dell’esecutivo a scos­soni troppo peri­co­losi? Non saremo mai d’accordo. Rima­niamo dell’idea che il miglior modo per affron­tare dif­fi­coltà e sacri­fici con solu­zioni non pre­ca­rie sia quello della discus­sione, del con­fronto e se neces­sa­rio della media­zione e del com­pro­messo. In una parola, la democrazia.

    E se il dise­gno fal­lisse? Padoan vor­rebbe ora dall’Europa para­me­tri per misu­rare la pro­pen­sione alle riforme di ogni paese. Ma non ci ave­vano detto che siamo padroni del nostro destino? Suv­via, non è come essere com­mis­sa­riati d’autorità. Noi deci­diamo libe­ra­mente di essere commissariati.

  • agbiuso

    Settembre 5, 2014

    L’amico e collega Elio Rindone ha scoperto e reso pubblico un importante documento sulla storia dell’Italia contemporanea, che inizia in questo modo:

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    Caro Ermenegildo,

    capisco che tu, avendo letto, come studente universitario, i primi manuali di Scienze Politiche, cominci a nutrire dei dubbi sulle mie posizioni, al punto da chiederti come sia possibile che con le mie idee io abbia raggiunto i vertici del potere e, addirittura, se io sia o no a favore della democrazia. Ma certo che io sono un politico democratico! Sono assolutamente e sinceramente democratico… a patto che si chiarisca cosa significa ‘democrazia’.
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    Il documento ha per titolo Come Educare gli elettori

  • Biuso

    Settembre 2, 2014

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    Vorrei che dal vocabolario corrente fossero definitivamente cancellate le parole: “ottimizzare”, “riforme”, “capitale umano”, “impresa”, “crescita”, “tweet”, “selfie”. E in primo luogo il pronome “io”, che degli atti di parola è il principale referente.
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    Così scrive Paolo B. Vernaglione su Alfabeta2 (L’erba vorrei).
    E sarebbe un primo, fondamentale, passo per trarre fuori il Partito Democratico dall’annuncismo autoritario che ormai lo domina.

  • agbiuso

    Agosto 24, 2014

    Segnalo un’ampia e interessante intervista rilasciata da Gustavo Zagrebelsky -Presidente emerito della Corte Costituzionale- al Fatto Quotidiano (22.8.2014):
    Riforme, Zagrebelsky: “La finanza comanda i governi, compreso il nostro”.

  • agbiuso

    Agosto 9, 2014

    La Lunga Marcia

    Dopo l’abolizione del Senato e il tradimento della Costituzione da parte del trio Napolitano, Renzie, Berlusconi, l’unica forza democratica del Paese è il M5S.

    L’unica che opera attraverso gli strumenti di democrazia rimasti: leggi popolari, referendum, elezioni di candidati “non nominati”, rispetto dell’esito referendario dell’eliminazione dei finanziamenti pubblici ai partiti e della pubblicizzazione dell’acqua.

    Non c’è più l’alternativa tra noi o loro, ma tra loro e la democrazia.

    Il M5S ha provato in tutti i modi di affermare una democrazia con la partecipazione autentica dei cittadini. Ha persino provato a migliorare la legge elettorale con una sua proposta, sbeffeggiata dall’ebetino, che non ci ha ancora risposto in streaming come se non rappresentassimo milioni di votanti alle politiche, che giocava con il telefonino mentre i nostri rappresentanti discutevano. Un truzzo con le pieghe della pancia de fora nella camicetta bianca da gagà. O loro o la democrazia. Non c’è più scelta. Sarà una lunga marcia. Se necessario dovremo convincere gli italiani uno per uno, un porta a porta nazionale, ma arriveremo al governo. Non abbiamo fretta.

    Con questi golpisti comunque non ci vogliamo più avere niente a che fare
    Prepariamoci al referendum confermativo per il Senato. Il potere appartiene al popolo, non ai partiti.

  • agbiuso

    Agosto 6, 2014

    Patto del Nazareno, Prodi nella patria dei Tavecchio
    di Antonio Padellaro | 6 agosto 2014

    Confesso di aver letto con somma curiosità l’intervista a Matteo Renzi uscita lunedì su Repubblica, alla ricerca di un nome, quello di Romano Prodi. Come i nostri lettori sanno il Fatto è impegnato da tempo nella ricerca dell’autentico Patto del Nazareno, faticosa al pari della ricerca del mitico vello d’oro che aveva il potere di guarire le ferite. Mentre qui, più modestamente, si tratta delle tavole della legge sottoscritte da Renzi con Berlusconiun fatale giorno di febbraio ma che nessun’altro (a parte i complici) ha potuto leggere, forse perché l’accordo con un pregiudicato contiene sempre qualcosa di compromettente.

    E siccome il diavolo non fa i coperchi qualcosa piano piano da quella strana pentola comincia a tracimare, e non ha un odore gradevole. Per esempio, che il successore del Napolitano pro tempore non ha da essere quel Romano Prodi, inviso all’ex Cavaliere, forse perché è l’unico da cui è stato battuto in campo aperto e con il quale non è mai riuscito a fare inciuci.

    Quando lo abbiamo scritto ci aspettavamo una qualche smentita sia pure di facciata. Mentre però a palazzo Grazioli la cosa è stata presa quasi come un’ovvietà da palazzo Chigi silenzio di tomba. Poi l’intervistona di Renzi.

    Quale migliore occasione per una parola definitiva sulla questione da parte del giovane premier. Orgogliosa: un veto sul padre del Partito Democratico, ma siamo impazziti?! Indignata: se Berlusconi avesse solo osato chiederlo me ne sarei andato sbattendo la porta. Sarcastica: sì, e voleva anche che gli cedessimo Cuadrado al Milan. E invece nulla, bocche cucite. Di Renzi e di tutti quelli che da Romano Prodi hanno ricevuto incarichi e poltrone ministeriali, e sono plotoni. Qualcuno ci ha consigliato di leggere meglio dentro una frase del titolo: “niente scambi nel Patto del Nazareno”, una sorta di enigma che neppure abbiamo ritrovato nel testo.

    Insomma, par di capire che perfino pronunciare il nome di Prodi rischia di irritare il padre costituente di Cesano Boscone. Del resto, nella patria di Carlo Tavecchio for president, uno che nel curriculum a parte le banane può vantare numerose menzioni nel bollettino del protesti, sui galantuomini è meglio tacere. Non fosse mai che qualcuno ne sentisse la mancanza. E comunque ora si capisce qualcosa di più sui 101 che affossarono il professore di Bologna.
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    Fonte: il Fatto Quotidiano, 6.8.2014

  • agbiuso

    Agosto 6, 2014

    Previsioni a vanvera
    di Alberto Burgio

    Che cosa pen­se­reb­bero Orwell e Koyré se capi­tasse loro in sorte di vivere oggi qui tra noi? Entrambi furono col­piti dalla per­va­si­vità della men­zo­gna poli­tica, dalla sua capa­cità di rein­ven­tare la realtà a uso dei potenti. Ma rite­ne­vano che la fac­cenda riguar­dasse sol­tanto i regimi tota­li­tari. Un breve sog­giorno nell’«Italia di Renzi» li con­vin­ce­rebbe di aver pec­cato di otti­mi­smo. Sulla men­zo­gna poli­tica si fonda anche la post-democrazia popu­li­sta, nella quale – come nei tota­li­ta­ri­smi sto­rici – l’indottrinamento delle masse passa per i due ver­santi del men­tire: pro­met­tere disat­ten­dendo e rac­con­tare mistificando.

    Pro­met­tere a van­vera è lo sport pre­di­letto dal nuovo padron­cino del paese. Alberto Asor Rosa ne ha for­nito su que­ste pagine una pun­tuale docu­men­ta­zione in tema di poli­tica indu­striale e di tutela dell’ambiente, del ter­ri­to­rio e dei beni cul­tu­rali, con­si­de­rati un valore solo se capaci di frut­tare denaro. Di qui la pre­vi­sione di «rot­ta­mare» le Soprin­ten­denze e di affa­mare set­tori non spen­di­bili nel turi­smo di massa come gli archivi e le biblio­te­che. Pos­siamo facil­mente aggiun­gere altri esempi rilevanti.

    Nes­suna delle pur caute pre­vi­sioni di cre­scita eco­no­mica for­mu­late dal governo regge alla prova dei fatti. Il pil rista­gna (nono­stante i pin­gui pro­venti delle mafie) e il debito di con­se­guenza corre. A set­tem­bre ser­vi­ranno almeno 20 miliardi, ma Renzi giura che non ci sarà alcuna mano­vra aggiun­tiva. Mente sapendo di mentire.

    Dap­prima, per dif­fe­rirla, aveva pen­sato a ele­zioni anti­ci­pate. Ora pre­an­nun­cia altri tagli alla spesa. Cioè una mano­vra nasco­sta. Nuovi taglieg­gia­menti a danno dei soliti noti che da sem­pre pagano per tutti.

    Così si spie­gano anche i con­ti­nui bal­letti di quest’altra inde­cente «riforma» della Pub­blica ammi­ni­stra­zione, pro­pa­gan­data nel nome del ricam­bio gene­ra­zio­nale ma det­tata come sem­pre da ragioni di bilan­cio. Si era pro­messo di can­cel­lare una delle più macro­sco­pi­che por­che­rie della con­tro­ri­forma For­nero per­met­tendo ai «quota 96» della scuola (circa quat­tro­mila inse­gnanti) di andare final­mente in pen­sione. E invece tutto si è pun­tual­mente risolto in una bolla di sapone, con la con­se­guenza di per­pe­tuare un’ingiustizia para­go­na­bile a quella già inflitta agli esodati.

    Ma è cer­ta­mente nell’arte del rac­conto misti­fi­ca­to­rio che la nuova classe diri­gente politico-mediatica dà il meglio di sé. Il pro­cesso di revi­sione costi­tu­zio­nale è costel­lato da un’orgia di men­zo­gne. Sul merito della «riforma». Su suoi pre­sup­po­sti e sulle sue con­se­guenze. Su quanto sta acca­dendo in Senato.

    Né i media né tanto meno il governo spie­gano che, nono­stante tutti i maquil­la­ges, il com­bi­nato tra l’Italicum e la tra­sfor­ma­zione della Camera Alta sarà l’accentramento di tutti i poteri costi­tu­zio­nali nelle mani della lea­der­ship del par­tito di mag­gio­ranza rela­tiva. La for­male subor­di­na­zione del Par­la­mento, già scre­di­tato dalle mar­tel­lanti cam­pa­gne anti-casta e dalla cor­rut­tela dila­gante tra i suoi mem­bri. La fine del deli­cato equi­li­brio poliar­chico che ci ha sin qui bene o male pro­tetti da sem­pre incom­benti regres­sioni auto­ri­ta­rie. Altro che la mera ripe­ti­zione dell’esistente come argo­menta da ultimo Ilvo Diamanti.

    Il pre­si­dente del Con­si­glio si appro­pria, non smen­tito, del risul­tato delle Euro­pee per mil­lan­tare un pre­sunto con­senso ple­bi­sci­ta­rio alle pro­prie ini­zia­tive e arro­garsi il diritto di cal­pe­stare ogni norma vigente, a comin­ciare da quella Costi­tu­zione che ha fer­ma­mente deciso di stra­vol­gere. Intanto ogni giorno veste indi­stur­bato i panni della vit­tima che subi­sce paziente insulti e ricatti. Pro­prio lui che prima ha squa­dri­sti­ca­mente dipinto i dis­sen­zienti come mise­ra­bili mossi da inte­ressi per­so­nali, poi annun­ciato la fine di ogni accordo con chi a sini­stra osasse con­tra­starlo. Salvo pron­ta­mente ricre­dersi, una volta veri­fi­cato che il saldo tra bene­fici (l’espulsione degli infe­deli dalle isti­tu­zioni) e costi (la crisi a mac­chia d’olio nelle ammi­ni­stra­zioni di città e regioni) sarebbe al momento sfavorevole.

    Bugiardi e vio­lenti. Ma anche usur­pa­tori. Non ha torto Man­lio Pado­van quando, com­men­tando il mio arti­colo sulle for­za­ture del pre­si­dente della Repub­blica, afferma in una let­tera al mani­fe­sto che c’è una que­stione più rile­vante di quelle che io ricor­davo, costi­tuita dal soprav­ve­nuto defi­cit di legit­ti­mità di que­sto Par­la­mento (quindi dei suoi atti, com­presa la rie­le­zione di Napo­li­tano) dopo la sen­tenza della Con­sulta sul Por­cel­lum pub­bli­cata all’inizio di quest’anno. Anche su que­sto si è misti­fi­cato. Si è invo­cato il prin­ci­pio di con­ti­nuità dello Stato per soste­nere che la legi­sla­tura deve durare sino alla sca­denza natu­rale. È stata un’ennesima for­za­tura, forse la più grave, poi­ché dalla sen­tenza della Corte deri­vava per il pre­si­dente della Repub­blica l’incombente dovere poli­tico e morale (se non stret­ta­mente giu­ri­dico) di pre­scri­vere alle Camere l’immediata riscrit­tura della legge elet­to­rale quale pre­messa del ritorno anti­ci­pato alle urne. Si è fatto finta di nulla pur di tenere in vita un Par­la­mento ormai privo di legit­ti­mità. Al quale, in forza di un patto segreto sot­to­scritto da due capi­ba­stone, si riserva oggi il com­pito di riscri­vere la Costi­tu­zione e domani di eleg­gere il nuovo capo dello Stato.

    E così tor­niamo alla «riforma» ren­ziana della Costi­tu­zione, sti­pu­lata con l’incappucciato di Arcore. Bene­detta dal Colle e impo­sta al Par­la­mento mercé l’uso man­ga­nel­lare dei rego­la­menti e la zelante com­pli­cità del pre­si­dente Grasso. Ci rivol­giamo final­mente a quella parte del Pd che ha alle spalle una sto­ria di lotte demo­cra­ti­che. Che si pensa erede del movi­mento ope­raio e della Costi­tuente anti­fa­sci­sta. Che dovrebbe a rigore rifiu­tarsi di fun­zio­nare come l’intendenza del «Par­tito di Renzi».

    Come può que­sta parte poli­tica non avver­tire il peso della respon­sa­bi­lità che il suo par­tito si sta assu­mendo per volontà del pro­prio capo faci­no­roso e pre­po­tente, sprez­zante di ogni prin­ci­pio di rispetto per le posi­zioni altrui e di ogni limite che l’ordinamento ancora vigente pone? Come può non sen­tire come un’onta la con­ni­venza con que­sto enne­simo scem­pio, il più grave fra tutti quelli pur gravi subiti in que­sti anni dalla Carta del ’48, a con­ferma della tri­sta regola che vuole tal­volta pro­prio i par­titi demo­cra­tici dispo­sti a com­piere le scelte più nefande che le destre non potreb­bero da sole imporre? Come può illu­dersi che pre­sto sarà dimen­ti­cato quanto accade in que­sta gri­gia estate in cui per­sino il tempo pare volersi rivol­tare, e che non pre­varrà invece la ver­go­gna per avere nono­stante tutto con­sen­tito e cooperato?

    Leg­giamo che molti dis­si­denti del Pd sono stati in que­ste ore feb­brili insul­tati, inti­mi­diti, minac­ciati. Non sot­to­va­lu­tiamo l’impatto di simili pres­sioni. Ma non vor­remmo che per que­sto essi scam­bias­sero cedi­menti per doveri, e la tran­quil­lità di un momento per un onore duraturo.
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    Fonte. il manifesto, 6.8.2014

  • agbiuso

    Agosto 4, 2014

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    Ci sono due segreti di Stato, due nuovi segreti di Fatima che al confronto Ustica e Piazza Fontana sbiadiscono.

    Il primo sono le conversazioni tra Mancino e il signor Napolitano avvenute nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia.
    Il secondo è il patto del Nazareno tra un piduista condannato in via definitiva e un ex sindaco mai eletto in Parlamento.
    Segreti con i timbri della P2 e della mafia.

    Con la sostanziale abolizione del Senato siamo giunti all’epilogo di un percorso iniziato con Gelli e proseguito con l’omicidio di Falcone e Borsellino. Gli italiani hanno il sacrosanto diritto di sapere e i giudici di indagare sui colloqui privati del trio Napolitano-Renzie-Berlusconi dato che riguardano il futuro della Nazione. Meglio Pinochet di questi sepolcri imbiancati e bimbominkia assortiti. Chi sa parli, chi può denunci. O dovremo fare un appello a Riina per sapere la verità?
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    Fonte: I due segreti di Fatima

  • agbiuso

    Luglio 31, 2014

    “Il Grande Mentitore Renzi ed il suo Pd difendono nuovamente le poltrone. Pd e Forza Italia hanno bocciato l’emendamento che prevedeva la riduzione dei deputati portandoli a 500. Il Movimento 5 Stelle dice sì alla riduzione di senatori e deputati, Renzi taglia solo la democrazia abolendo l’elezione diretta del Senato. Renzi è un poltronaro!”

    M5S Senato
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    Fonte: Renzie il poltronaro

  • agbiuso

    Luglio 27, 2014

    Dario Fo sul P(D)2

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    […]
    Ormai aspettiamo di giorno in giorno l’apparire dell’uomo che s’affaccia solo al balcone per proporci finalmente il pensiero unico. Ma alla sua sortita non possiamo restare con la faccia attonita e indignata. Bisogna saperlo accogliere con una gran risata. Il riso si dovrebbe insegnare fin dalle scuole elementari. Spiegare ai bimbi che ridere significa intelligenza e conoscenza, che solo i popoli che ne fanno uso sono composti da gente civile.

    Per la prima volta dopo tanto tempo, ecco che finalmente l’opposizione, formata anche da personaggi inconsueti in una protesta democratica, sale al Quirinale, chiedendo di poter parlare con il capo dello Stato, un uomo sempre disponibile (specie se deve incontrare gente che la pensa come lui) a dare buoni consigli, a commuoversi persino, davanti ai loro applausi e complimenti adulatori, fermando lacrime che gli rigano il viso. Ma davanti a questo gruppo di facinorosi no, il nostro beneamato presidente non può scendere per ascoltarli. “Sono lievemente indisposto” fa dire. Mi aspettavo una risata, ma siamo evidentemente fuori allenamento. Per intendere l’assurdo smaccato bisogna essersi preparati a interpretare ogni paradosso.
    A ‘sto punto avrei urlato di gioia, vedendo arrivare di fronte al parlamento un gruppo di ragazzi che spingono una ghigliottina a grandezza naturale, su ruote magari, al canto di “Allons, enfants de la Patrie”.

    È troppo presto. Per riscoprirci spiritosi abbiamo bisogno di entrare in partita.
    Ma tornando ai temi della commedia satirica dobbiamo ammettere che ci si sta muovendo verso la nascita di una coppia di partiti gestiti smaccatamente da un giovane toscano dalla parola facile e da un condannato alla galera riabilitato.
    […]
    Questa strana coppia sta imponendo uomini scelti da loro, mossi come burattini, e minaccia di espellere chiunque si ponga in contrasto con la loro guida e soprattutto insulta e chiama rozzi mestatori coloro che fanno riferimento alla P2 a proposito del loro modo d’agire.
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    Fonte: Una risata li seppellirà

  • agbiuso

    Luglio 25, 2014

    Napolitano-Berlusconi-Renzi: lo stalinismo della P2.

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    Patto Renzi-Berlusconi: firmiamo per fermarli
    di Marco Travaglio | 25 luglio 2014

    Senza eccedere in enfasi retorica, possiamo dire che quella di ieri è una giornata da segnare sul calendario. Dopo tre anni di pensiero unico, quello delle larghe intese, è risorta l’opposizione. Nel corteo di parlamentari di Sel, 5 Stelle, Lega e dissidenti del centrodestra ci sono anche persone che non ci piacciono. Ma la battaglia che hanno portato fin dentro il Quirinale è giusta, perché è l’Abc della democrazia: difendere il ruolo delle minoranze, cioè del Parlamento. Non è dallo stato di salute delle maggioranze, ma delle minoranze che si distinguono le democrazie dalle dittature e dai regimi autoritari.

    Il Fatto, con la petizione che in una settimana ha raccolto oltre 160mila firme, segnala la minaccia prossima ventura del grumo autoritario che spurga dal combinato disposto Italicum-Senato-Quirinale-Csm. E paradossalmente chi l’ha architettata, mentre si sforza di smentirla, non fa che confermarla con le sue condotte quotidiane. Noi denunciamo la futura autocrazia dell’uomo solo al comando: e Renzi, mentre irride all’accusa di autoritarismo, già si comporta da uomo solo al comando minacciando i suoi dissidenti e quelli dei partiti alleati, trattando il Senato come il consiglio comunale di Firenze o di un paese limitrofo (l’orizzonte è quello).

    Noi denunciamo i deragliamenti incostituzionali del presidente della Repubblica: e Napolitano, mentre monita contro chi evoca spettri autoritari, chiama “paralisi” l’opposizione democratica, le intima di ritirare gli emendamenti, interferisce nella sovranità del Parlamento proprio nel momento del voto di una legge (costituzionale!), manda pizzini al Csm per salvare il procuratore di Milano che garba a lui e per bloccare la nomina del procuratore di Palermo che non piace a lui, infine rifiuta di ricevere la più ampia delegazione di parlamentari mai vista in piazza del Quirinale.

    Noi denunciamo il rischio di partiti sempre più personali comandati a bacchetta da un pugno di leader che si nomineranno senatori e deputati vieppiù servili: e già ora Renzi & B. tentano di spegnere ogni dissenso interno minacciando chi non obbedisce di espellerlo o di non ricandidarlo. Noi denunciamo il piduismo strisciante di un modello di democrazia sempre più verticale e personalizzato, contro quello orizzontale e partecipato che ci lasciarono i Padri Costituenti: e il premier, mentre si fa una risata, irreggimenta la democrazia in base a un papello occulto detto “Patto del Nazareno” che conoscono in tre o quattro (Renzi, B., Letta Zio e Verdini) ma che subiamo tutti.

    Noi denunciamo il futuro svuotamento del Parlamento, ridotto a cortile di casa del premier-padrone che potrà scegliersi anche un presidente della Repubblica di stretta obbedienza: e il capoccia del governo, con la complicità di quello dello Stato, pressa il presidente del Senato fino a indurlo al cedimento finale. Cioè alla gravissima decisione di ieri di contingentare il dibattito sulla riforma costituzionale in tempi da regolamento condominiale, con una “tagliola” (la scadenza ultima all’ 8 agosto) palesemente incostituzionale: “La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale” (articolo 72 della Costituzione). Chiunque si renda complice di questo scempio, magari dopo aver difeso per anni le ragioni dell’ostruzionismo quando stava all’opposizione, dovrà prima o poi vergognarsi e renderne conto davanti ai propri elettori. Tutto ciò accade in piena estate, mentre gli italiani sono distratti dalle ferie: come tutti gli altri i colpi di mano contro la democrazia e la legalità, dal decreto Biondi nel 1994 alla legge Cirami nel 2002, dal lodo Schifani nel 2004 all’indulto salva-Previti nel 2006, dal lodo Alfano nel 2008 allo scassinamento dell’articolo 138 nel 2013.

    Il resto lo fanno la disinformazione della stampa di regime (di larghe intese) e la rassegnazione di una cittadinanza stremata dalla crisi e dalla malapolitica, che chiede soltanto di arrivare viva a fine mese e di non essere più disturbata. “Tanto sono tutti uguali”. Ieri il corteo di oppositori al Quirinale ha dimostrato plasticamente, dopo anni di “tutti uguali” (o quasi), che c’è anche un altro pensiero. E che persino nei partiti di potere sopravvivono alcuni uomini liberi. Finora l’opposizione era confinata nel recinto dei 5 Stelle e a volte di Sel, in ordine sparso e in un asfissiante isolamento anche mediatico. Ora, per fortuna, ci sono anche pezzi di Pd e di Forza Italia, com’è giusto che sia per una battaglia senza bandiere che non può essere né di destra né di sinistra, né di sistema né antisistema. È una battaglia di democrazia che riguarda tutti noi. In attesa di gridarlo in piazza, cominciamo a dirlo con una firma.
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    Fonte: Il Fatto Quotidiano, 25 luglio 2014

  • agbiuso

    Luglio 24, 2014

    Ci sono voluti tre anni di dibattito per arrivare alla nostra Costituzione. Ora in piena estate, in sole 115 ore vogliono stravolgere tutto. Il Governo Renzi ha imposto la “ghigliottina” che taglia i tempi per la discussione sulla contro-riforma. In questo modo il governo viola l’articolo 72 della Costituzione il quale prevede che: “La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale”.

    Renzi ha ordinato: Abolite le elezioni per il Senato (ma non il Senato)! Raddoppiate le firme per i referendum! Quintuplicate quelle per presentare le leggi d’iniziativa popolare! Più potere al Presidente del Consiglio e Governo e meno al Parlamento e cittadini! Il tutto in una Camera che, se l’Italicum non verrà modificato, continuerà ad essere di soli nominati dai partiti.

    Da oggi, con il Patto del Nazareno Renzi-Berlusconi, l’Italia cambia verso… in peggio. Ancora più potere alla Casta sempre meno ai cittadini. Non lo permetteremo. Il Movimento 5 Stelle, con tutte le altre opposizioni si recherà al Quirinale”.

    M5S Camera e Senato

    Fonte: Ghigliottina al Senato, 24.7.2014

  • Biuso

    Luglio 23, 2014

    Ancora deputati ed ex ministri agli arresti. Perché il Partito Demcoratico vuol riscrivere la Costituzione con dei banditi? Perché è pieno di banditi anch’esso.

  • agbiuso

    Luglio 22, 2014

    La Storia non si ripresenta mai uguale, ma tra l’Italia di oggi e quella del 1924, anno del rapimento e omicidio di Giacomo Matteotti, esistono molte e impressionanti analogie. L’esito potrebbe essere lo stesso, la fine della democrazia, con al posto del fascismo, un sistema che comprende tutte le forze del Paese che vogliono conservare i loro privilegi e tenere a distanza di sicurezza la volontà popolare: criminalità organizzata, piduisti, istituzioni deviate, partiti.

    Dalla vittoria alle politiche del 2013 del M5S stiamo assistendo a una Controriforma senza che vi sia stata una Riforma o un Martin Lutero, neppure Mussolini ebbe la sfacciataggine del trio NapolitanoRenzieBerlusconi, lui la dittatura la fece senza nascondersi dietro la parola “riforme” e la legge elettorale fascista Acerbo fu sicuramente più rappresentativa del corpo elettorale e rispettosa della democrazia del l’Italicum di Renzie e del notopregiudicato.

    Le parole di Nino Di Matteo, che ha avuto il coraggio di dire che il re è nudo e con esso la democrazia sono forse un ultimo grido di allarme, sono parole pesantissime “Non si può assistere in silenzio al preminente tentativo di trasformare il magistrato inquirente in un semplice burocrate inesorabilmente sottoposto all’arbitrio del proprio capo, di quei dirigenti degli uffici sempre più spesso, purtroppo, nominati da un Csm che rischia di essere schiacciato e condizionato nelle sue scelte di autogoverno dalle pretese correntizie e politiche e dalle indicazioni sempre più stringenti del suo presidente.
    Non si può ricordare Paolo Borsellino e assistere ai tanti tentativi in atto, dalla riforma dell’ordinamento giudiziario, a quella in cantiere sulla responsabilità civile dei giudici, alla gerarchizzazione delle Procure anche attraverso sempre più numerose e discutibili prese di posizione del Csm. Non si può ricordare Paolo Borsellino e assistere in silenzio a questi tentativi finalizzati a ridurre l’indipendenza dei magistrati a vuota enunciazione formale con lo scopo di annullare l’autonomia del singolo pm”. Parole.che ricordano l’ultimo intervento in aula di Giacomo Matteotti, esponente del Partito socialista Italiano. “Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità delle elezioni della maggioranza. […] L’elezione secondo noi è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni. […] Per vostra stessa conferma (dei parlamentari fascisti) dunque nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà… […] Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato Governo con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse”. 30 maggio 1924, Camera dei deputati

    Come passano i tempi… Da Matteotti a Matteo. Oggi per imporre la dittatura la forza non è più necessaria, bastano le cosiddette “riforme…”.

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    Fonte: Da Matteotti a Di Matteo? #lanuovadittatura

  • agbiuso

    Luglio 22, 2014

    Napolitano: «Non ci sono spettri autoritari».
    È una delle prove che ci sono spettri autoritari.

  • agbiuso

    Luglio 20, 2014

    Il Movimento 5 Stelle sta commettendo l’errore evitato all’inizio: pensare che con il Partito Democratico si possa dialogare. Dovrebbero pur capire che si tratta di marpioni profondamente corrotti. Il PD è un incrocio tra la Democrazia Cristiana di Andreotti e Forza Italia. Con questo organismo politico non è possibile dialogare sul serio dei problemi dell’economia, della società. Con l’ultimo segretario, poi, il PD è diventato lo strumento che realizza i programmi di Licio Gelli. Squallidi. Lasciateli «dentro al sole baggiano della lor gloria. Che fu gloria mentita». (Carlo Emilio Gadda, Eros e Priapo, Garzanti, p. 72).

  • agbiuso

    Luglio 19, 2014

    Il Partito Democratico sostiene -per voce della giovane Serracchiani- che «Berlusconi è sempre il benvenuto. Ci dà più garanzie del Movimento 5 Stelle».
    Non c’è dubbio, vi dà più garanzie.

  • agbiuso

    Luglio 16, 2014

    Il Fatto Quotidiano: Contro i ladri di democrazia, no al Parlamento dei nominati e all’uomo solo al comando – Firma la petizione

    Nel 1994 stampai degli adesivi con la formula «Berlusconi ladro di democrazia». 20 anni dopo è peggio, con il Partito Democratico diventato ladro anch’esso.

  • agbiuso

    Luglio 16, 2014

    Denis Verdini a giudizio per associazione a delinquere, bancarotta e truffa.
    Con lui il Partito Democratico riscrive la Costituzione. E nemmeno si vergognano. Bravi.

  • Biuso

    Luglio 15, 2014

    Nel suo editoriale di oggi sul Fatto Quotidiano Marco Travaglio indica alcuni dei principali contenuti del programma politico-sociale della P2 che il governo Renzi-Berlusconi sta realizzando: Patto del Nazareno e Senato dei nominati: piduisti a loro insaputa

  • Biuso

    Luglio 13, 2014

    Renzi: «Diamo a Cesare quel che è di Cesare, finora Berlusconi interlocutore affidabile» Affidabilissimo è, se gli garantisci i suoi (loschi) affari.
    Gli esponenti del Partito Democratico sono espliciti nel ritenere gli italiani una massa di deficienti. Forse lo sono, se hanno votato per questo partito (e per quello del loro compare).

  • aurora

    Luglio 12, 2014

    non c’è niente da fare siamo in pieno clima “happy days”,ora,dopo i facili entusiasmi per un governo che racconta tante favole, il risveglio sarà atroce: “I soldi per la seconda rata degli 80 euro” in busta paga,forse questo mese non ci saranno.

  • agbiuso

    Luglio 12, 2014

    Il Fatto Quotidiano: «Solo in Italia si può cambiare la Costituzione con un pregiudicato inseguito dai tribunali». Solo in Italia c’è il Partito Democratico.

  • Pasquale

    Luglio 12, 2014

    Appunto. P.

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