Se un qualunque altro politico o personaggio pubblico -non parliamo poi di Grillo- avesse pronunciato pubblicamente un frammento delle parole assolutamente «eversive dell’ordine democratico» delle quali riferiscono i giornali (il videodelirio non l’ho visto, mi disgusta), si sarebbero certamente alzati gli altissimi lai di Giorgio Napolitano. Invece niente. Se a dire che la magistratura è «il braccio armato dei suoi nemici politici (peraltro alleati)»; se a incitare «i propri sostenitori alla rivolta di piazza contro gli organi giudiziari (“reagite, protestate, fatevi sentire”)» (A. Padellaro, Videomessaggio Berlusconi, qualcuno risponda al ricatto); se a pretendere di porsi sopra e contro la legge e le istituzioni repubblicane è un delinquente accertato come il fallocefalo di Arcore, allora il presidente della repubblica sta zitto, muto, coperto. Forte con i deboli e debole con i forti. Davvero è il peggiore.
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7 commenti
Biuso
Il Caimano è finito, se Napolitano e il Pd non lo salvano
di Paolo Flores D’Arcais
“Se non saranno il presidente Napolitano o la nomenklatura del Pd a rianimarlo con qualche forma surrettizia di salvacondotto (forma perciò alla lettera oscena, dal latino “ob scaena”, fuori scena, piduista diremmo con linguaggio adeguato ai tempi, che dunque nel mio incurabile e morboso ottimismo escludo) il bolso proclama eversivo con cui il Delinquente di Arcore ha rilanciato Forza Italia annuncia che il Caimano è bollito e politicamene finito.
Chiama “aux armes” i suoi manipoli al botulino per aggredire la Costituzione, i valori di giustizia e libertà, i magistrati “soggetti solo alla legge”, ma le facce dei dipendenti del Delinquente, che pure plaudono al suo messaggio in ogni talk show, smentiscono il giulebbe di servo encomio e lasciano traspirare effluvi di delusione e scoraggiamento.
E’ bollito, è alle corde, è groggy come un pugile suonato, è incerto sul da farsi, l’aura del Capo è scomparsa. Sull’immondo ventennio sta per calare il sipario, senza applausi e tra ortaggi e uova marce.
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Il testo continua su Micromega
marina
Post scriptum:
A margine di quanto sopra, ricordo e volentieri cito un’affermazione che sentii a suo tempo da Piercamillo Davigo. Alla domanda su come sarebbe stato possibile evitare conflitti fra politica e magistratura, la risposta, semplice e sacrosanta, fu: “Basta non delinquere”! Il fatto è che in questo mondo alla rovescia i delinquenti si fanno passare per vittime, e i magistrati sono colpevolizzati (per non dire massacrati) per aver fatto il loro lavoro, e proprio da chi, in virtù della sua carica istituzionale, dovrebbe tutelarli e difendere la loro indipendenza!
marina
Un presidente della Repubblica degno del suo ruolo non dovrebbe avere “il dente avvelenato” con alcun magistrato (e meno che mai con la magistratura nel suo complesso… a norma della Costituzione né è addirittura il capo, come presidente del Consiglio Superiore). O, quanto meno, non dovrebbe trasformare un eventuale contenzioso personale in azioni politiche che coinvolgano le funzioni della sua altissima carica, il Paese e tutti noi. Sarebbe un fatto di una gravità inaudita, che ne richiederebbe l’immediata rimozione dalla carica.
agbiuso
Gentile Aurora,
non so se si rende conto della gravità di quanto ha affermato. Lei ipotizza che Napolitano “abbia il dente avvelenato” contro Ingroia e per questo difende Berlusconi dai magistrati che lo hanno giudicato colpevole nel processo di primo grado, in corte d’appello, in cassazione? Deputati che con Ingroia non c’entrano nulla?
Se questo fosse vero, sarebbe un comportamento assolutamente indegno di un presidente della repubblica.
Al di là della sua ipotesi -se l’ho ben capita- oggi questo soggetto invece di difendere l’Italia e la magistratura dalle accuse e dalle minacce di un pregiudicato, di un evasore, di un ricchissimo delinquente, se la prende pure lui con la categoria dei magistrati.
Miserabile.
aurora
Mi associo con coloro i quali non hanno guardato il video messaggio del Berlusconi,nessuno reagisce, con denuncie ,a quello che è vilipendio nei confronti della magistratura che è pur sempre l’istituzione importante al pari delle camere,non sono una fan di Napolitano ma capisco il suo dente avvelenato nei confronti di quei magistrati,(Antonio Ingroia), che hanno criticato l’appoggio fornito all’onorevole Nicola Mancino sulla controversa questione del trattato accordi stato- mafia nel 1992
Pasquale D'Ascola
Miei cari, non solo non le ho ascoltate ma capitata in casa per caso la repubblica, quella piccina di de benedetti, l’ho nascosta e la getterò per non guardare il faccione incerato. Marina dice bene e Alberto pure. Ma questo è il paese non la donna dello scandalo o tutte, stante che il nostro, il loro, paese è un set porno. Avanzo la modesta proposta di sentire un avvocato per sapere come fare un esposto in magistratura. Se qualcuno di voi conosce un penalista, non Pisapia, facciamo. Vengo anch’io. Quanto a Napolitano via, la sola cosa buona di lui sarebbe l’inizio del nome con un suffisso tedesco e di cioccolato:napolitaner. Condolente con dolenzia. Un abbraccio
Discola
marina
Mi rallegra (si fa per dire) non essere la sola il cui stomaco non regge a certe estreme sollecitazioni. Anch’io, lo confesso, non ce l’ho fatta ad ascoltare per intero le farneticazioni eversive del pluripregiudicato. Gli estratti resi noti da giornali e telegiornali mi bastano e avanzano. Ma in Italia non esiste ancora (per poco, temo) l’obbligatorietà dell’azione penale? Non c’è un magistrato che ravvisi nelle parole del “messaggio” gli estremi del reato, quanto meno, di oltraggio alle istituzioni? Sul presidente della Repubblica, purtroppo, sappiamo ormai da molto tempo di non poter fare conto.